È finita nel peggiore dei modi, ma anche nel modo più prevedibile: rinvio (a data da destinarsi) del Consiglio comunale di Belpasso (Catania) dedicato alla cementificazione (o per dirla tecnicamente, alla realizzazione di un “insediamento residenziale e commerciale”) della già trafficata e cementificata via Fiume, dove il sindaco, nel 2013, aveva promesso un parco.

Nessun confonto fra consiglieri comunali, nessun dibattito, nessuna notizia – clamorosa o meno – che sarebbe potuta scaturire da questi lavori.

Ma è proprio la promessa del sindaco, fatta addirittura per iscritto nel Cronoprogramma di dodici anni fa, a fare scattare la presenza (e diciamo anche l’indignazione) di un bel po’ di gente arrivata al Comune per assistere ai lavori “in diretta” e per lanciare il messaggio che su questa vicenda non è disposta a far finta di nulla. Peccato che a queste persone è stato negato il diritto di assistere a un dibattito. 

Sì, perché una città che nel giro di pochi anni registra il più alto tasso di abusivismo edilizio dell’intera Sicilia (secondo i dati della Regione: basta vedere l’abnorme incremento demografico delle frazioni), una città che vede restringere gli spazi a verde ed aumentare le palazzine e i capannoni (questi ultimi addirittura in area agricola), una città nella quale il centro storico cade a pezzi, i giovani non hanno punti di riferimento e il commercio langue, una città dove l’attuale sindaco promette e non mantiene la realizzazione di ben due parchi (quello di via Fiume e quello delle Torrette), oltre alla revisione del Piano regolatore generale (Prg), oggi denominato Piano urbanistico generale (Pug), scaduto da 23 anni, quella città, o magari quella parte più sensibile di essa, che comprende la gravità della situazione (acuita dagli effetti devastanti dell’emergenza climatica), alla fine si stanca e decide di partecipare, malgrado una mobilitazione partita solo poche prima (anche dalle colonne di questo giornale).

Il sindaco di Belpasso (Catania) Carlo Caputo ai tempi in cui prometteva, carte alla mano, il Parco delle Torrette e la revisione dello strumento urbanistico. Sopra: l’area di via Fiume dove il primo cittadino aveva promesso un altro parco pubblico e dove adesso è previsto un insediamento residenziale e commerciale

C’erano diversi rappresentanti della Società civile (associazioni, gente comune e una significativa presenza di Confcommercio), ma anche del centrosinistra come il Partito democratico e il Movimento Cinque Stelle, che nel civico consesso (interamente composto dal centrodestra, sia in maggioranza che all’opposizione) non contano neanche un consigliere (un po’ di autocritica, no?).

C’era anche l’avvocato Enzo Guarnera, presidente dell’associazione Antimafia e legalità, partito apposta da Catania con la sua scorta per assistere alla seduta, mancavano i rappresentanti  del circolo etneo di Legambiente – associazione che comunque ha dato la propria adesione, sia a questa, che a future iniziative sull’ambiente – perché impegnati a Priolo per una delicata questione di inquinamento. Insomma, una cinquantina di persone in sala, con presenze “pesanti” per il ruolo importante che rivestono.

È finita nel peggiore dei modi per la classe politica che governa Belpasso. Motivo “ufficiale” del rinvio: l’assenza del tecnico comunale che avrebbe dovuto relazionare sul progetto di variante presentata in Consiglio. Ma “chi”, dei pochissimi funzionari attualmente in servizio all’Ufficio tecnico (che fra l’altro, secondo il sindaco, dovrebbero redigere uno strumento complesso come il Pug), avrebbe dovuto relazionare? Il professionista che ha seguito la pratica fino a qualche settimana fa (che però fra qualche giorno andrà in pensione) o quello che gli è subentrato di recente? Mistero. Mistero anche sulla motivazione di questa assenza, che nessuno ha spiegato all’inizio di seduta.

Ma quel che rende il mistero più fitto è un’altra evidente contraddizione: da un lato un Consiglio comunale convocato in tutta fretta con questo punto inserito al primo posto all’ordine del giorno; dall’altro un verbale della V Commissione consiliare urbanistica (formata da una rappresentanza dei consiglieri comunali) risalente al dicembre scorso che stabiliva, “all’unanimità”, di “subordinare” la trattazione dell’argomento al parere dell’Ispettorato della Forestale di Catania riguardo a un vincolo boschivo presente nell’area da cementificare: senza quel nulla osta, il punto non doveva essere discusso, almeno secondo il verbale. Tutto contraddetto da questa frettolosa convocazione del Consiglio.

In questo guazzabuglio di confusione, il fatto certo è che all’inizio di seduta il presidente del Consiglio comunale Andrea Magrì ha dato la parola al consigliere di maggioranza Giampiero Motta, il quale ha proposto, come detto, il rinvio del punto per l’assenza del tecnico relatore.

Inutile la richiesta di leggere una mozione presentata dal consigliere dell’opposizione Carmelo Carciotto, che avrebbe potuto innescare il dibattito. Il presidente mette ai voti la prima proposta (che ottiene la maggioranza) e respinge la seconda.

È a quel punto che il pubblico, spazientito, lascia l’aula in segno di protesta. Ed è a quel punto che ascoltiamo le varie voci – sia della gente, sia di qualche consigliere comunale – che si susseguono in corridoio e che abbiamo appuntato nel nostro taccuino.

“Secondo te perché è stato rinviato il punto?… Erano sicuri che non sarebbe venuto nessuno e sono stati smentiti dalla presenza del pubblico. A quel punto hanno avuto paura di scoprire le carte e con il rinvio hanno preso tempo” (un componente del pubblico).

“Perché il tecnico comunale era assente?… Risposta difficile, specie in assenza di uno straccio di motivazione ufficiale” (un consigliere comunale).

“Perché questa paura?… Il sindaco non vuole essere identificato con la Giunta dei geometri, ma nel frattempo si è ricompattato con buona parte di essa. Fra qualche anno ci saranno delle elezioni importanti e si parla di una sua candidatura. Nello stesso tempo, lui vorrebbe pescare consensi anche al di fuori del suo bacino elettorale. Come? Continuando la narrazione del giovane sindaco ambientalista, che nel 2013 ha dato determinati frutti. Ma adesso? Il solo pensiero che si tratti di un racconto desueto lo fa andare fuori dai gangheri” (un consigliere comunale).

“E sulla presenza di Confcommercio?… Beh, è importante. Basti pensare che l’insediamento commerciale di via Fiume è stato previsto a poche centinaia di metri da ben tre supermercati e a un tiro di schioppo dai centri commerciali sorti in tutto il territorio. A Belpasso diversi negozi sono in crisi, specie nel centro storico, e ancora non è stato redatto né il Piano commerciale, né il Pug” (uno del pubblico).

“Ma allora perché Caputo porta avanti questa operazione dopo aver promesso il parco?… Non so se lui sia pienamente d’accordo con questa ulteriore cementificazione, ma deve dare risposte” (un consigliere comunale).

 “Previsioni?… Si prenderà tempo in attesa di qualche ‘brillante idea’, ma intanto la maggioranza non appare compatta come prima” (un consigliere).

Voci che si rincorrono, mentre vediamo gente meravigliata e stordita dal “modo di procedere” della politica che amministra la città.

Intanto arriviamo al pian terreno. Mentre ci intratteniamo con altra gente, arriva lui, Carlo Caputo in persona, che conferma quello che abbiamo appena sentito: è molto nervoso. E si vede. Il primo cittadino accusa L’Informazione di avere scritto falsità su questa storia e di non averlo intervistato, di avere scovato una promessa risalente a quasi dodici anni fa e di averla pubblicata, di avere sempre un “nemico” da attaccare, di avere invitato a questo Consiglio comunale il presidente di un’associazione che si chiama “Antimafia e legalità” facendo passare l’idea che dietro all’operazione di via Fiume chissà quale nefandezza ci stia dietro.  

Queste le nostre risposte fornite al momento: signor sindaco, l’intervista possiamo farla quando vuole, ma in ogni caso avrebbe potuto smentirci e non lo ha fatto; andare a scovare le promesse di dodici anni orsono e metterle a confronto con la realtà fa parte dei compiti del giornalismo, il quale racconta “fatti” che emergono dalle carte, senza essere alla ricerca di “nemici” di turno. L’invito al presidente dell’Associazione “Antimafia e Legalità” lo abbiamo fatto perché l’avvocato Guarnera è un intellettuale sensibile alle tematiche ambientali e ci è sembrato giusto coinvolgerlo, specie se si pensa che il penalista si è detto disponibile a partecipare a una manifestazione pubblica sulla cementificazione di questo territorio e sulla mancata revisione dello strumento urbanistico.

Il sindaco si rassereni: dietro via Fiume non pensiamo affatto che ci sia chissà quale  nefandezza. Siamo certi che ci siano degli imprenditori che legittimamente (e sottolineiamo la parola “legittimamente”, a scanso di equivoci) portano avanti i loro interessi. Il problema non sono loro, che portano avanti un lavoro. Il problema è che era stato promesso un parco e ci ritroviamo il progetto di una ulteriore colata di cemento che – a nostro avviso – non farà bene alla città.

Luciano Mirone