Il parco di via Fiume non si farà. Lo ha deciso ieri sera la maggioranza del Consiglio comunale di Belpasso (Catania), che con 8 voti contrari, ha bocciato la mozione presentata dall’opposizione (primo firmatario il consigliere Carmelo Carciotto) per la realizzazione del “polmone verde” nel cuore di una delle zone più cementificate della città.
Il voto di ieri sera, a questo punto, seppure indirettamente, dovrebbe dare il via libera al progetto – sostenuto dagli stessi consiglieri del sindaco Carlo Caputo – di cementificare quell’area con un capannone destinato a scopi commerciali (si parla di una multinazionale, ma pare che la locale Confcommercio abbia espresso la sua contrarietà per l’esistenza di ben tre strutture nel giro di qualche centinaio di metri) e delle immancabili palazzine che si aggiungono a quelle di recente costruzione. Ancora il progetto deve approdare in aula e tutto può succedere: nei prossimi giorni diverse associazioni, realtà culturali e cittadini cominceranno una raccolta di firme per chiedere l’istituzione del Parco di via Fiume, delle Torrette e la redazione del Piano urbanistico generale.

Lo stralcio del progetto di via Fiume a Belpasso (Catania) che prevede la realizzazione del capannone commerciale. Sopra: il sindaco Carlo Caputo
CAPUTO SCONFESSIONA CAPUTO. Praticamente la maggioranza ha sconfessato lo stesso sindaco, il quale, nel Cronoprogramma del 2013, aveva preso l’impegno di realizzare nella stessa superficie (entro il 2017, spesa prevista 375 mila Euro) un parco comunale al posto di quell’”area privata abbandonata da anni che rappresenta uno scempio per la vista dei passanti e degli abitanti della zona” (come si legge).
Ma a questo punto diciamo che è lo stesso sindaco a sconfessare se stesso, dato che adesso è lui il primo a disconoscere il Caputo di allora e a sostenere una nuova colata di cemento in via Fiume. Cosa sia successo nel frattempo e quali situazioni, quali equilibri siano cambiati, Caputo non lo dice.
Diversi i motivi addotti dal sindaco per giustificare questa decisione. Un parco urbano – secondo lui – non può nascere in mezzo alle palazzine, il trambusto del parco arrecherebbe disturbo agli abitanti dei condomini circostanti, non costituirebbe un “alleggerimento” alla cementificazione galoppante, e poi non disporrebbe di un parcheggio e quindi renderebbe più caotica quella zona. Il parco? Meglio realizzarlo nelle campagne limitrofe, magari decidendo assieme alle associazioni locali: le stesse alle quali, negli anni scorsi, ha promesso il Parco delle Torrette e il Piano regolatore generale, oggi Piano urbanistico generale (Pug).
Nel 2013, ha spiegato Caputo, quel terreno era sottoposto ad un procedimento fallimentare: con 400 mila Euro, avremmo potuto espropriarlo: oggi ci vorrebbe 1 milione 700 mila Euro. Neanche una parola sul fiume di danaro buttato per una serie di inutili “opere pubbliche”.
Ma allora – gli è stato ribattuto dai banchi della minoranza – dato che nel 2013 quel terreno era più facile espropriarlo, perché non lo ha fatto? Nessuna risposta anche stavolta. Anzi, il sindaco, dopo il suo intervento, ha abbandonato l’aula non fornendo alcuna spiegazione alle domande e alle accuse dell’opposizione.

L’area nella quale Caputo aveva promesso il parco, mentre ora sostiene la realizzazione dell’insediamento commerciale e residenziale
Ma in quegli oltre venti minuti di intervento (mai interrotto dal presidente del Consiglio comunale Andrea Magrì), Caputo ha confermato le sue grandi doti di prestigiatore, non solo perché è riuscito a sconfessare se stesso, ma perché ha raccontato una serie di storie adatte solo alla sua claque.
IL “MESSIA”. Intanto va detto che ancora una volta ha cercato di accreditarsi come il “messia” dell’ambientalismo locale (magari per andare oltre il suo elettorato condensato nelle frazioni abusive, visto che si parla ripetutamente di una sua candidatura alle prossime regionali). Ma oggi apprendiamo pure un’altra notizia: “Il Parco urbano l’ho realizzato io”.
Quando? Poniamo sommessamente questa semplice domanda perché l’opuscolo redatto dall’ex sindaco Saro Spina (il resoconto dell’attività amministrativa svolta dal dicembre 1993 al maggio del 2002), sembra smentire l’attuale primo cittadino. Fra le opere pubbliche realizzate da Spina (o comunque in fase di realizzazione nel corso di quella sindacatura) figura il Parco urbano (proposto da chi scrive, senza che si sia mai appropriato dell’opera), allora denominato “Piano Fiera” (per la fiera che in passato si faceva in quello spazio).

Una pagina del resoconto dell’ex sindaco di Belpasso Saro Spina uscito nel 2002
Basta leggere quello che c’è scritto, osservare la foto, ingrandirla, per scoprire che c’è la piscina scoperta, l’anfiteatro, i vialetti e le altre strutture. Magari Spina ha concluso il suo mandato prima del completamento dell’opera e magari non l’ha neanche inaugurata: infatti nell’opuscolo c’è scritto che la prossima Amministrazione comunale “realizzerà” le rimanenti strutture, ma da questo ad appropriarsi dell’impianto ce ne corre, anche perché quando Spina era sindaco, Caputo non era neanche consigliere comunale, e quindi tutt’al più potrebbe avere dato un contributo successivo alla causa, ma non considerarsi artefice della stessa.
IL “PARCO” CARUSO. Neanche il tempo di finire questo concetto ed ecco che l’oratore regala all’uditorio un’altra “perla” del suo vasto repertorio: la “realizzazione” di un altro “Parco” (non a caso la lettera maiuscola e le virgolette): il “Parco” Caruso.
Se qualcuno vuol comprendere come certa politica possa equivalere ai giochi di prestigio dell’illusionismo a buon mercato deve saper leggere quest’altra parola uscita fuori dal cilindro caputiano, “Parco”, partendo innanzitutto dall’oggettività che di questo termine dà il dizionario Treccani: “Ampio territorio che, per speciali caratteri naturalistici, è sottoposto a tutela dalle leggi nazionali o regionali per essere salvaguardato dalle azioni dell’uomo capaci di alterarne i caratteri, come per esempio l’attività di caccia e di pesca o il taglio della vegetazione”, e tutta un’altra serie di declinazioni che comunque non prescindono dal concetto di “ampia area”.
Ora, a parte il fatto che questo “Parco” è stato imposto da una famiglia di benefattori (quella, appunto, dei Caruso, cui questo giornale, dopo l’inaugurazione di diversi mesi fa, ha tessuto le lodi per la nobiltà d’animo dimostrata nel regalare un terreno ad una comunità fin troppo presa da una frenesia troppo d’antan per essere al passo con un momento di emergenza climatica come questo) che molti anni fa lo donò al Comune di Belpasso, a condizione che venisse realizzato uno spazio a verde (in caso contrario, la restituzione dell’area), a parte i tempi biblici per la costruzione della struttura, va detto che metà di quella già modesta superficie è stata cementificata da Caputo e dal suo predecessore Daniele Motta per fare posto a un parcheggio, mentre solo l’altra metà è stata riservata: a) ad una bambinopoli: b) ad una striscia adibita a verde che il sindaco definisce “Parco”. E lo scrive pure nel cartello.

Il cartello che indica il “Parco” Oreste e Maria Caruso
Chi pensava che i giochi di prestigio fossero finiti si è dovuto ricredere quando il sindaco si è scagliato contro l’opposizione, “colpevole”, a suo dire, di aver votato, due sere prima, il piano di lottizzazione dell’ecovillaggio bio (definito così per l’uso del legno, della pietra lavica e di tanti altri materiali naturali, come è scritto nelle carte) progettato, sempre in via Fiume, dall’ingegnere Enzo Victorio Bellia: quella sì, ha detto Caputo, sarà una cementificazione invasiva, “dimenticando” che anche i consiglieri della sua maggioranza non solo hanno votato il piano, ma si sono lanciati negli sperticati elogi di questo progetto “all’avanguardia”.
LA MASCHERA DI CARNEVALE. Insomma una serata, secondo diversa gente che ha riempito lo spazio riservato al pubblico, parecchio “movimentata”. In questo contesto va inserita la “maschera di carnevale” tirata fuori dal consigliere dell’opposizione Carmelo Carciotto destinata, a suo dire, al presidente del Consiglio comunale e ai consiglieri che ieri sera si sono opposti alla realizzazione del parco.
Una iniziativa che i destinatari delle accuse hanno stigmatizzato con forza chiedendo di togliere quella maschera dai banchi istituzionali “perché offende la dignità del Consiglio comunale”. Dopo la rimozione dell’”oggetto dello scandalo” scoppia la bagarre. Succede quando il presidente interrompe (in verità non per la prima volta e non soltanto lui) il consigliere Salvo Licandri per “essere andato fuori tema”. A quel punto le tensioni fra maggioranza e opposizione esplodono con accuse reciproche che il presidente cerca di stemperare decidendo di sospendere temporaneamente la seduta.
È il momento di maggiore nervosismo. Dopo alcuni minuti si torna in aula. Più tranquilli, ma con il solito leit motive che per l’intera serata caratterizza l’atteggiamento della maggioranza: la ricerca del bizantinismo amministrativo, del cavillo giuridico, per smontare la proposta del parco. Ecco allora che il numero di una particella, la mozione mancante di una parola, la non indicazione della cifra e della fonte del finanziamento, devono far brodo per giustificare la mancanza di volontà di istituire un parco al posto di una colata di cemento. “La verità – dice il consigliere Andrea Paparo – è che volete fare gli interessi di qualcuno”.
IL PUG “FUORI TEMA”. Neanche un cenno, nel discorso del sindaco e dei consiglieri della maggioranza, ad una parola: Pug. E se qualcuno dell’opposizione ha cercato di collegarla alla discussione in corso, ecco la bacchettata e l’interruzione del presidente: “Consigliere, si attenga al punto in questione”.
Si parla del parco di via Fiume ma si dovrebbe parlare di Pug, per la semplice ragione per la quale che se ci fosse stato un nuovo strumento urbanistico è probabile che i parchi si sarebbero realizzati, si sarebbe fermato l’abusivismo edilizio, si sarebbe rigenerato il centro storico, si sarebbero costruite strutture sanitarie e scolastiche, si sarebbe dato impulso al commercio, si sarebbero dati spazi sportivi e culturali ai giovani.
Ad una condizione: far redigere il Pug ad un urbanista fuori dalle logiche locali e dai condizionamenti affaristici. Nel 2012 era stato trovato. Non dall’amministrazione comunale allora capeggiata da Alfio Papale (Caputo era saldamente al posto di vice sindaco), ma dal commissario regionale che l’aveva temporaneamente sostituita. Non con una scelta discrezionale, ma con una selezione oggettiva e trasparente come il bando pubblico. Si chiamava Leonardo Urbani, era uno dei migliori urbanisti d’Europa. la convenzione stipulata col Comune prevedeva soltanto alcuni mesi per la redazione dello strumento urbanistico.
Quando nel 2013 Caputo diventò sindaco cancellò Urbani ed affidò il Piano all’Ufficio tecnico comunale, inadeguato fin da allora per svolgere questo compito complesso e delicato. Ancora siamo al punto di partenza. Fine dei sogni, fine delle ambizioni di una città nuova, moderna e d’avanguardia. Inizio di una nuova era fatta di bugie, di giochi di prestigio e di potere, di cementificazione ed anche di ambizioni che adesso sono indirizzate verso le prossime regionali.
Qualcuno del pubblico ha detto: l’unica cosa seria di stasera è quella maschera di carnevale che si prende burla di tutti. Adesso ci scusi, presidente, se siamo andati “fuori tema”.
Luciano Mirone
Un senso di grande avvilimento mi sovrasta, anni e anni a discutere, a manifestare, a sostenere la necessità di un polmone verde all’interno della città e sentire la frase direi beffarda: “il trambusto del parco arrecherebbe disturbo agli abitanti dei condomini circostanti” che affermazione ridicola! quando mai un parco naturale creerebbe trambusto? cosa provocherebbe il trambusto: il cinguettare degli uccellini troppo alto, i salti notoriamente troppo rumorosi dei coniglietti e della fauna in generale? immaginate poi la scomodità dei condomini circostanti che avrebbero il fastidio di avere sottocasa il parco dove portare i bambini a giocare, o di poter fare delle passeggiate salutari senza prendere l’auto? ma ci prendono per cretini? ma un dignitoso silenzio e una difesa spudorata dei loro sporchi interessi non sarebbero più rispettosi persino di chi ascolta? la maschera? la maschera l’hanno buttata via cosi come i loro sodali politicamente stanno facendo a livello nazionale, non ne hanno bisogno, la gente subisce di tutto ed è questo che mi fa ammattire: possibile che non interessi a nessuno preservare per i propri figli e nipoti una cosa bella come un polmone verde all’interno della città? quanto menefreghismo! ma che sta succedendo?
Nella sede opportuna metterò nero su bianco le ragioni per cui il mio progetto di Ecovillaggio è stato approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale solo dopo molti anni e le ragioni dell’inerzia come definita dalla Regione in uno dei tanti solleciti a procedere sono riconducibili ad un UT condizionato da chi in quel periodo amministrava Belpasso: Papale. Caputo. Motta. A Caputo, che ignora la Bioedilziia, in quanto definisce ecologico il polistirene o il polistirolo o il poliuretano che dovrebbero rivestire l’asilo nido a Borrello, vorrei chiedergli a proposito dei due interventi realizzati in Via Fiume dall’Impresa Fiammingo e dalla Società San Giuliano che hanno riempito di volumi di calcestruzzo il terreno che una volta erano terrazzamenti di vigneti e frutteti con torrette tipiche etnee: 1. dove sono i parcheggi pubblici degli edifici costruiti dalla Società San Giuliano, tanto che i residenti devono parcheggiare su terreni privati rimasti incolti o sulla stradina ?; 2. dove sono finiti i soldi del contributo per i costi di costruzione ? 3. Come mai la Società San Giuliano non ha sistemato la strada di accesso alle case ? Se oggi i legittimi proprietari dovessero ripristinare le recinzioni dei propri confini e rimettere al suo posto la stanga, ai residenti resta solo 1,5 m di larghezza per accedere alle case. Infine, ricordo a Caputo di vedere cosa succede in Via Emanuele e via P. Piemonte con il supermercato ex Motta nonostante l’ampio parcheggio interno. Il caos ed il rumore lo portano le auto e per di più una comunità incivile che non sa parcheggiare e che usa il suolo pubblico come se fosse suo privato. PS Ricordo ai lettori che anche il PdL approvato con accesso dalla rotonda in Via Nicolosi, casette a schiere si presenta come Parco e che l’impatto sul territorio potrà vanificare qualsiasi progetto anche se approvato dall’UT e dal CC. Del mio che è stato approvato senza alcuna difficoltà anzi con ampi apprezzamenti mi è stato detto in tutte le sedi: “mi veni u friddu a pinsari che a mappassu possa sorgere un Ecovillaggio come il suo”. Un motivo ci sarà. In ogni caso ringrazio ancora tutto il Consiglio Comunale per averlo approvato all’unanimità anche perché a differenza di Caputo hanno capito che non si tratta di cementificazione in quanto il cls è limitato solo nelle fondazioni. Purtroppo dalle voci che avevo raccolto su Caputo quando aveva ricoperto la carica di presidente del Parco dell’Etna i giudizi sul suo operato non sono stati affatto positivi tanto che la sua idea di far salire i Pullman da Bronte magari per accattivarsi l’elettorato in vista di prossime elezioni sino all’area A nominata patrimonio dell’umanità era stata bocciata dal TAR che aveva messo a carico del Parco anche le spese giudiziarie.
Ottimo resoconto. Che il sindaco sia persona con elevate capacità illusionistiche non lo scopriamo certo oggi! Egli è un abilissimo venditore di fumo per i più ed un finissimo procacciatore di affari per i pochi….