A Belpasso (Catania) il presidente del Consiglio comunale Andrea Magrì non convoca la seduta (“aperta” all’intervento dei cittadini) sul rischio di cementificazione di via Fiume al posto del parco promesso dal sindaco Carlo Caputo, e i sei consiglieri dell’opposizione si rivolgono al Prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, affinché mediante intervento “sostitutorio” possa provvedere, “previa diffida”.
E per suffragare la loro istanza citano alcuni decreti legislativi, e le sentenze dei Tar della Sardegna, della Puglia e del Piemonte, oltre al Testo unico degli enti locali (Tuel) e il Regolamento sul funzionamento del Consiglio comunale di Belpasso.
Come si ricorderà, al posto del promesso Parco di via Fiume (previsto dal cronoprogramma di Caputo del 2013), nelle scorse settimane, la stessa maggioranza consiliare che sostiene il primo cittadino ha proposto una colata di cemento di 30mila metri cubi per realizzare un “insediamento commerciale”.
Ecco perché adesso i consiglieri comunali Carmelo Carciotto (primo firmatario), Salvo Licandri, Andrea Paparo, Max Parasiliti, Stefano Toscano e Mario Pulvirenti, tramite “pec urgente”, hanno inoltrato la richiesta alla rappresentante del Governo a Catania affinché nell’aula, consiglieri e cittadini possano paritariamente dibattere di un argomento “di interesse pubblico”.
Lo scorso 10 febbraio infatti gli stessi esponenti dell’opposizione avevano presentato una mozione al presidente Magrì per chiedere la convocazione di una adunanza “aperta” in modo da discutere il punto. Il Regolamento comunale prevede che in caso di richiesta di convocazione dell’assise civica presentata da un quinto dei consiglieri, lo stesso presidente è chiamato a calendarizzare la seduta “entro 20 giorni”.
Siccome in quei venti giorni, secondo l’opposizione, si è registrato il “silenzio” del presidente, sarebbe scattata l’”inosservanza dell’obbligo di convocazione del Consiglio Comunale”.
A parere degli stessi consiglieri “la giurisprudenza in materia si è da tempo espressa affermando che, in caso di richiesta di convocazione del consiglio da parte di un quinto dei consiglieri, al presidente del consiglio comunale spetta soltanto la verifica formale che la richiesta provenga dal prescritto numero di soggetti legittimati, mentre non può sindacarne l’oggetto”. Ecco perché la minoranza afferma che “si rende necessario l’intervento sostitutivo del Prefetto”.
Nella foto: l’aula consiliare del municipio di Belpasso (Catania)
Luciano Mirone
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