Avevano costituito una perfetta organizzazione dedita ai furti in appartamento nella zona di Gravina di Catania, con tanto di “vedetta”, di “palo”, di “osservatori”, di “esecutori”, per finanziare la criminalità catanese che trae un cospicuo sostentamento economico dall’attività legata ai furti in abitazione. Insomma una gang capace di pianificare nei minimi dettagli lo svaligiamento di molte case . Questo ha indotto i carabinieri a portare avanti un’indagine che si è concentrata maggiormente dal periodo che va da marzo a maggio dello scorso anno.
Oggi, su richiesta della Procura della Repubblica di Catania, alle prime ore del mattino, circa 100 militari del Comando provinciale dei carabinieri di Catania, supportati dai reparti specializzati (Compagnia di Intervento Operativo del XII Battaglione “Sicilia”, Nuclei Cinofili ed Elicotteri), hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale etneo, nei confronti di 8 soggetti indagati per i reati di associazione per delinquere finalizzata ai furti in abitazione e di incendio doloso. Gli arrestati, tutti catanesi, sono Nunzio Aiello, 61 anni, Franco Callerami (46), Luigi Franco Chiarenza (57), Salvatore Provitera (38), Litterio Cosentino (47), Gianluigi Colaleo (39), attualmente detenuto presso il carcere di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina).
L’attività di indagine, condotta dalla Compagnia di Gravina, e coordinata dalla Procura della Repubblica di Catania, trae origine da un episodio di incendio doloso del cancello di ingresso di un cantiere edile.
Le attività tecniche e dinamiche condotte dai carabinieri hanno consentito di accertare la costituzione di una associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie numerosa di furti in abitazione, e di furti aggravati in genere, di delineare la specificità dei ruoli di ciascun indagato, ripetuti per ogni singolo episodio delittuoso, per il quale era ben definito chi procurasse gli obiettivi dove commettere il furto, chi avesse le funzioni di “vedetta”, chi fosse addetto al noleggio dei mezzi e coloro che operativamente dovevano commettere il il furto.
Dalle indagini è emersa chiaramente la similitudine delle condotte delittuose, compiute mediante l’uso reiterato dei veicoli e dei furgoni noleggiati al fine di trasportare la refurtiva, per nascondere la quale venivano utilizzati sempre i medesimi luoghi; si è anche accertata la ripartizione dei proventi dei furti, e della vendita della refurtiva, tra i soci.
Angelo Conti
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