Santo Pulvirenti è presidente del Club progressista di Belpasso, ed è stato presidente del Consiglio provinciale di Catania ed assessore comunale. Nel 2013 è stato candidato a sindaco della sua città, ma è stato battuto al ballottaggio. Cosa pensa delle Direttive del Piano regolatore di Belpasso?

Credo che il dibattito sia a buon punto. Ho visto e letto delle belle interviste su L’Informazione. È necessario che uno strumento di programmazione del territorio venga dibattuto, perché se la classe dirigente ne è responsabile, è anche vero che i cittadini debbano aprire un dibattito su questo. In un’intervista si parlava di ‘occasione persa’, con specifico riferimento alla revoca dell’incarico al prof. Urbani, un illustre urbanista che avrebbe consegnato il progetto in appena quattro mesi per una spesa di appena 195mila Euro. La politica ha deciso di annullare l’esito della gara indetta dal commissario regionale perché, a suo dire, vorrebbe evitare spese del genere. Su questo la penso in modo diverso. Ho sempre creduto al politico che dà delle linee di indirizzo, ma il politico non è e non sarà mai un tuttologo, ha bisogno di dotarsi di personale adeguato in base alla progettualità del momento. Credo che il prof. Urbani avrebbe fatto bene, avrebbe soprattutto apposto una firma importante sullo sviluppo del territorio di Belpasso”.

Perché ne è così sicuro?

Perché essendo fortemente innamorato della mia città, quella firma l’avrei voluta”.

Una scelta del genere che messaggio lancia?

A mio avviso è solamente un messaggio di scarsa capacità di vedere lontano. Sarà la storia a consegnare le verità”.

Il sindaco ha fretta di votare le Direttive perché – dice – “da un giorno all’altro potrebbe essere presentato un piano di lottizzazione che non potremo fermare”. Ma allora perché ha scelto questa procedura che gli ha fatto perdere due anni e mezzo?

Se è vero che il bando prevedeva quattro mesi di tempo per redigere le Direttive, mi sembra che ci sia un controsenso nelle sue parole”.

Cosa ne pensa dell’incarico dato all’Ufficio tecnico?

Dell’Ufficio tecnico di Belpasso mi fido, pur non approvando la scelta di revocare Urbani. Un detto antico diceva: ‘Cu cci leva ‘u pani ‘o nutaru cciù leva ‘e so figghi’. Che vuol dire? Spesso, quando si cerca di risparmiare, finisce che non si risparmia affatto”.

Tuttavia…

Tuttavia sul tecnico comunale, l’ingegnere Sebastiano Leonardi, incaricato di redigere il Piano, non ho nulla da eccepire: intelligente, preparato e onesto. La persona giusta, coadiuvata da un’altra persona giusta: l’ingegnere Biagio Bisignani, urbanista e consulente del sindaco. Bisignani è stato scelto dal sottoscritto nel 2013 come consulente tecnico, quando mi candidai a sindaco di Belpasso. Anche di Bisignani mi fido in maniera totale: non solo perché ne conosco le capacità, ma perché è un illustre urbanista riconosciuto a livello regionale. Ha studiato e si è formato dai più bravi urbanisti di Catania ed è docente universitario. Dunque, ‘nulla quaestio’ sulla scelta di questi due professionisti, ma io avrei preferito il nome illustre. Sono sicuro che Leonardi e Bisignani, se riceveranno gli input politici giusti, potranno far bene”.

Quali sono le sue proposte per il Prg?

Sarà perché alcune idee contenute nel mio programma erano innovative, che noto con piacere che questa Amministrazione, rispetto ad alcune indicazioni che avevo scritto, ne condivida, guarda caso, alcune. Io non so, ad esempio, che fine faranno tutte quelle sculture in pietra lavica che sono state realizzate, ma so che di simposio internazionale di pietra lavica ne parlavo io, e credo solo io. Quel tam tam che ho fatto in maniera assordante in campagna elettorale, vedo che è stato recepito”.

Entriamo nel merito.

A me pare che, oltre all’occasione persa, permanga un errore di fondo: i politici che governano Belpasso in questo momento non hanno ancora deciso cosa fare di questa città”.

Perché?

Perché mi accorgo che non si evince un modello di sviluppo socio-economico. Belpssso deve guardare all’Etna, alla Piana di Catania, oppure visto che c’è questo progetto di inserimento nell’Area metropolitana, deve progettare uno sviluppo integrato attorno alla ‘cintura’ catanese? Belpasso deve continuare puerilmente a gloriarsi del suo territorio dicendo che è il più vasto della provincia, oppure deve chiedersi cosa ne facciamo di esso? Abbiamo un progetto di valorizzarlo, diversificando gli interventi e finalizzandoli alla creazione di un progetto complessivo di sviluppo?”.

Che vuol dire “diversificando”?

In un territorio così vasto, gli interventi devono essere necessariamente diversi, devono interessare la sfera agricola, la sfera artigianale, la sfera infrastrutturale, la sfera della viabilità per finalizzare il tutto in un unico obiettivo: la Belpasso dei prossimi vent’anni. Quando si parla, ad esempio, di paese albergo, bisogna porsi il problema della ricettività, senza produrre un modello di turismo mordi e fuggi. Allora cerchiamo di dare a tutto il territorio la capacità di attrarre ma soprattutto di far venire le persone e di farle tornare. Belpasso deve diventare un territorio appetibile e interessante per gli operatori turistici e i turisti. Cosa vuol fare Belpasso, per esempio, con la desertificazione del centro storico, con tante case che stanno cadendo a pezzi?”.

Cosa pensa della realizzazione dei centri commerciali nel territorio?

Sono un dato di fatto. Ma mi chiedo cosa si intende progettare attorno a Etnapolis e al centro di divertimenti Etnaland. Tempo fa l’Automobil club propose la costruzione di un circuito per le prove di Formula 1. Gli operatori dell’autodromo di Monza erano d’accordo. Nacquero le dispute per la primogenitura e non se ne fece nulla”.

Non è il libro dei sogni?

No. Un comune che si rispetti deve dotarsi di un ufficio organizzato per l’Europa, fatto di persone competenti che abbiano la capacità di attrarre finanziamenti. Diversamente, non andremo da nessuna parte. Continueremo a comprare certe strutture come il cinema Caudullo, che resteranno in abbandono perché non ci sono soldi”.

Come possiamo sviluppare il turismo attraverso l’Etna?

Anche in questo caso dobbiamo capire quali infrastrutture si intendono realizzare per recuperare il tempo perduto e le occasioni mancate”.

Le frazioni?

La politica deve rispondere a una semplice domanda: cosa si intende fare di Piano Tavola e delle zone periferiche? Le vuole recuperare? Se sì, con quale cubatura? A scapito di chi e di cosa? Della cubatura del centro abitato?”.

Lei sarebbe d’accordo?

La cosa è fattibile, ma non so se l’avrei fatto”.

I professionisti che stanno redigendo il Piano, al di là della loro professionalità e onestà, non potrebbero essere oggetto di eccessive pressioni?

Il rischio è in agguato. Gli organi di vigilanza servono proprio a questo”.

Quali sono?

La magistratura, ad esempio”.

8^ puntata. Continua