Consigliamo vivamente di rivedere su Rai play la trasmissione “Alla lavagna”, andata in onda l’altra sera su Rai3, che ha avuto come ospite il vice presidente del Consiglio, Matteo Salvini, leader della Lega, impegnato a rispondere alle domande di una ventina di alunni dai 9 ai 12 anni, che la Tv di Stato spaccia come “scomode” e “impertinenti”, magari per far passare il messaggio della non subalternità psicologica di questi bambini (intelligenti quanto vogliamo, ma sempre bambini) nei confronti di un politico scafato.
Non conosciamo a menadito la programmazione degli ospiti da intervistare: pensavamo alla immancabile par condicio, invece neanche quella: apprendiamo che i politici (molti di questi ormai fuori dai giochi) che incontreranno i bambini sono Daniela Santanché e Danilo Toninelli (loro sì “dentro”) e poi Antonio Di Pietro, Massimo D’Alema, Vladimir Luxuria e Walter Veltroni. Speriamo di aver letto il programma incompleto: se dovesse essere vero sarebbe una prova tecnica di regime davvero gravissima.
Non sappiamo l’esito delle prossime “interviste”, ma ci è bastato quello che abbiamo visto (e sentito) con il leader della Lega per farci un’idea.
Naturalmente non ci permettiamo di discutere l’arguzia delle domande poste, né il contenuto delle risposte che il vice presidente del Consiglio ha ritenuto di dare. Contestiamo tout court la struttura della trasmissione, nella quale da un lato ci sono dei fanciulli con un’esperienza e una conoscenza proporzionate alla loro età, dall’altro un politico con un’esperienza e una conoscenza proporzionate alla sua.
Un rapporto assolutamente sbilanciato per l’evidente differenza di “vissuto” tra le parti, ma soprattutto perché Salvini è un politico, ed è questo il vero punto dolens della puntata.
Il politico non è una persona come le altre. È un portatore di interessi e di un potere che il cittadino (figurarsi dei bambini) non ha, quindi in TV – con tutta la buona volontà di questi ragazzini – non può essere trattato alla stregua di un uomo comune. È necessario mettergli di fronte persone che abbiano una esperienza e una conoscenza perlomeno equivalente alla loro, poiché la funzione della televisione è quella di informare l’opinione pubblica delle azioni (buone e cattive) che il politico commette, in modo da dare la possibilità ad ogni cittadino di esprimere consapevolmente il proprio consenso in cabina elettorale.
Nella trasmissione in cui è stato ospite Salvini si finisce col far politica anche quando (apparentemente) non si fa politica, anzi meno si parla di politica (e si discetta di famiglia, di figli, di hobby, della squadra del cuore, del piatto preferito, eccetera), meglio è, perché in quel momento si possono far passare i messaggi subliminali (il vero scopo della trasmissione): non verso i bambini (che diventano il mezzo), ma verso i veri destinatari: i grandi. Che votano.
In incontri come questi, a contare non è quello che dici, ma “come” lo dici, e quindi il sorriso, l’aplomb, la tenerezza, l’empatia che si crea con gli alunni, per dire, senza dirlo, quello che deve entrare nella testa della gente, per creare un processo di identificazione bambini-adulti mai sperimentato prima.
Che ne sanno i bambini di messaggi subliminali, di senso critico, di politica, delle contraddizioni di cui è portatore il politico che devono intervistare?
Sarebbe stato bello – a nostro avviso – assistere all’incontro televisivo fra una scolaresca e il Papa, o il Dalai Lama, o Biagio Conte o Gino Strada o un Nobel per la pace o per la letteratura o per la scienza.
Invece l’altra sera c’era Salvini. E a un certo punto un bambino gli ha fatto la seguente domanda, naturalmente “scomoda”: “Signor ministro, è vero che lei è razzista?”. “Assolutamente no. Ci vogliono più regole, meno clandestini, meno delinquenza”. E il sovranismo? Contare di più.
Risultato: alla fine i venti “intervistatori” sono stati intervistati dai grandi: cosa ne pensate di Salvini? All’unisono hanno risposto: “Pensavamo che fosse antipatico, invece si è rivelato simpaticissimo. E poi quanto è alto… Più alto di quanto appare in TV”.
Luciano Mirone
Un solo commento: disgusto e indignazione massimo.
Non ho visto questa trasmisione; penso che quanto a disgusto deve aver superato il livello di quel programma TV, nel quale dei bambini venivano fatti esibire(non so, non ricordo, se in gara) cantando ognuno canzoni di grandi…
In entrambi i casi, strumentalizzazioni di piccoli!