Secondo l’Istat, nel 1861 gli abitanti di Belpasso sono 7mila 362. Dieci anni dopo diventano 7mila 779. Una crescita lenta ma costante fino al 1881, quando, nel giro di vent’anni, la popolazione aumenta fino a 9mila 734 unità.

Per gli ottant’anni successivi il trend continua ad aumentare, anche se di poco: 10mila 374 nel 1921; 11mila 075 nel 1951; 12mila 352 nel 1971. Una crescita graduale ma sempre lenta che si registra solo nel centro abitato.

Le cose cominciano a cambiare dal 1971 (in coincidenza con la recente istituzione dell’Area di sviluppo industriale della frazione di Piano Tavola e la successiva realizzazione della statale 121 che si aggiunge alla vecchia Circumetnea), quando la popolazione complessiva aumenta del 15 per cento (1.867 abitanti). Ma è nel decennio 1981-1991 che la linea di crescita schizza vertiginosamente verso l’alto: un 35 per cento, pari a circa 5mila abitanti in più che si stanziano in parte nella frazione di Piano Tavola, in parte nelle aree limitrofe (agricole) dei cosiddetti Villaggi.

 

I “GEOMETRI” AL POTERE

Sarà pure una coincidenza, ma è il periodo dei “tecnici” al potere, con l’ingegnere Alfio Papale, oggi deputato regionale del Pdl, che, dopo avere occupato le poltrone di consigliere comunale e di assessore, per la prima volta occupa quella di sindaco (’89-’92) – in coincidenza con la stesura e l’approvazione del Piano regolatore generale – capeggiando una giunta in cui quattro assessori su sei sono geometri e architetti.

L’incremento demografico arretra sensibilmente al 6 per cento (poco più di mille abitanti) nei nove anni successivi, quelli della giunta “di sinistra” guidata da Saro Spina (1993-2002). Per sbalzare di nuovo decisamente verso l’alto nell’altro decennio, quello in cui Papale ridiventa sindaco (2002-2012). Stavolta il picco cresce in modo abnorme e si attesta al 37 per cento, pari a quasi 8mila nuovi abitanti, il massimo mai registrato a Belpasso. Anche in questo caso, gran parte dello stanziamento della popolazione avviene nelle aree agricole vicine a Piano Tavola.

 

L’ERA PAPALE 1 e 2

Che piaccia o no, l’era Papale resterà negli annali di Storia Patria per un incremento complessivo di circa 13mila abitanti che in soli vent’anni supera i flussi demografici dei secoli precedenti, dalla fondazione di Malpasso fino al 1981.

Altro dato: risulta che le sanatorie edilizie presentate all’Ufficio tecnico del Comune, dagli anni Ottanta ad oggi, siano circa 9mila. Dunque appare evidente la correlazione fra l’incremento demografico e l’abusivismo edilizio. Così come appare evidente che dalla fine degli anni Settanta ad oggi – tranne il periodo di Spina – l’abusivismo sia cresciuto in modo vertiginoso.

Un fenomeno al quale si aggiunge quello altrettanto grave dell’edificazione selvaggia di capannoni costruiti su aree agricole, specie lungo la statale Belpasso-Piano Tavola, con conseguenze devastanti sul piano idrogeologico, paesaggistico, economico e turistico.

 

Alfio Papale

IL SINDACO “GIOVANE”

Oggi l’attuale primo cittadino Carlo Caputo ha il suo bel daffare per scrollarsi di dosso certi dati che pesano come un macigno su un passato che non vuol riconoscere, pur essendo stato parte integrante – come consigliere comunale, come assessore e come vice sindaco – di un sistema del quale Papale è stato – e non sappiamo se è ancora – il leader indiscusso.

Caputo continua ad accreditarsi come il sindaco “giovane”, immagine trasmessa con successo in campagna elettorale quando si è guardato bene dal farsi vedere con lo stesso Papale e con l’ex governatore della Sicilia Raffaele Lombardo – da sempre suo referente – allora indagato (e poi condannato in primo grado) per concorso esterno in associazione mafiosa.

Particolari da ricordate nel momento in cui a Belpasso è in corso il dibattito sulla revisione del Piano regolatore generale (Prg). È importante spiegare qual è il contesto nel quale l’attuale sindaco – ben lungi dal volerlo criminalizzare – ha operato per cercare di andare oltre le apparenze.

Il dibattito sul Prg è stato contrassegnato dagli attacchi che il primo cittadino ha sferrato a destra e a manca nei confronti di chi si è permesso educatamente di avanzare qualche dubbio su certe procedure di cui si è ampiamente parlato nelle puntate precedenti.

Quando si toccano certi argomenti, il buon Caputo si collega a facebook e comincia ad accusare i “nemici del Prg” di essere “affaristi”, ”ciarlatani”, “ipocriti”, “incoerenti”, eccetera eccetera eccetera, in quanto, a suo avviso, tutti convergono in un unico disegno criminoso: tentare di destabilizzare la “Giunta del rinnovamento” per far tornare il “vecchio” (che lui ovviamente non conosce).

A noi pare che dal dibattito sul Piano regolatore non siano scaturiti “nemici” del sindaco o del Prg. I contenuti delle Direttive, pur con delle leggere differenze di opinione, sono stati sostanzialmente apprezzati da tutti, con numerose proposte di cittadini e movimenti.

Ma allora di cosa stiamo parlando? Evidentemente Caputo considera “nemiche” quelle persone che hanno l’esigenza di aprire dei dibattiti, cosa fatta con successo dalla Società civile che si è dovuta sostituire all’Amministrazione comunale per fare un Prg autenticamente “partecipato”.

Sarebbe il caso, dunque, di abbassare i toni e di dibattere sui fatti, evitando le bassezze e le volgarità ad incertam personam, facendo i nomi in modo che ognuno abbia quantomeno la possibilità di difendersi.

Il problema è che il sindaco – per dimostrare i suoi assunti – cerca di far passare dei messaggi fuorvianti, in modo da fare apparire tutti – i responsabili dello scempio e chi da decenni a questo scempio si oppone – sullo stesso piano. Avete presente la caverna buia di Platone, dove i buoi bianchi appaiono dello stesso colore dei buoi neri?

Carlo Caputo

 

I CAPANNONI

Sull’edificazione dei capannoni che sorgono nel tratto di area agricola Belpasso-Piano Tavola, Caputo, per scrollarsi di dosso il suo atteggiamento omissivo, dice sostanzialmente due cose: 1) che “per legge si possono costruire”; 2) che la loro edificazione “non ha avuto inizio con Papale, ma con Spina”.

Vero, falso? Vediamo qual è il nostro punto di vista.

È vero – come dice il sindaco – che la legge prevede che i capannoni si possano costruire in area agricola, ma a condizione che vengano utilizzati per la trasformazione dei prodotti della terra. Basta fare un giro nella zona descritta per vedere che quelle strutture – tranne un paio – a tutto sono preposte tranne che alla trasformazione dei prodotti agricoli. Domande: negli anni in cui è stato consigliere, assessore e vice sindaco, Caputo ha mai intrapreso un’azione per evitare questo scempio? Perché non ha vigilato, perché non ha mai preso una sola posizione pubblica, perché col suo silenzio ha contribuito a far passare il messaggio che i terreni agricoli servono per coltivarci i capannoni e non i prodotti della terra? Perché oggi non denuncia il passato e i responsabili di certi guasti?

Altra domanda: all’attuale sindaco risulta per caso che Papale – mentre ricopriva la carica di primo cittadino – abbia mai elaborato progetti per la costruzione di capannoni o certificati di idoneità statica per le case abusive presenti in territorio di Belpasso? Se la risposta è negativa ritiriamo sommessamente la domanda, ma se è positiva, beh, la questione va inserita in ben altri scenari che Caputo ha il dovere di denunciare.

La verità è che in Italia, soprattutto in Sicilia, le leggi urbanistiche presentano tali e tante ambiguità che, invece di essere applicate, si interpretano: c’è chi lo fa “elasticamente” per mera convenienza, e chi (pochissimi in verità) in modo rigoroso per tutelare le città, il territorio, la memoria storica. Da una parte governa l’interesse, dall’altra l’etica. Se l’Italia si sta sbriciolando sotto i nostri occhi è perché da oltre mezzo secolo l’etica è stata mortificata da personaggi senza scrupoli e da cortigiani passivi, con un popolo tutt’altro che esente da responsabilità.

IL PERIODO DI SPINA

In merito ai capannoni costruiti all’epoca di Spina, bisogna precisare che l’ex sindaco, nella prima sindacatura non disponeva di una maggioranza in Consiglio comunale, allora saldamente in pugno all’ex Democrazia cristiana, partito di Papale che poteva contare su ben dieci consiglieri. Alla Dc si aggiungeva la lista civica “Belpasso insieme” con tre consiglieri, fra cui Franco Zitelli e Francesco Valadà, rispettivamente ex vicesindaco ed ex assessore dell’era Papale 1. Dunque, una maggioranza di 13 consiglieri su 20 di cui Spina non poteva disporre, se non in rarissimi casi.

Fu in quegli anni che l’argomento capannoni venne portato nel civico consesso dallo stesso Spina, il quale volle aprire un dibattito col chiaro intento di farsi dare una linea di indirizzo su una questione spinosa come questa. Ricordo benissimo… Ero consigliere comunale della “Rete” e mi opposi strenuamente a quel disastro annunciato. Dopo un’aspra discussione, la maggioranza spianò la strada ai capannoni, seppure con un atto di indirizzo. Certo, Spina avrebbe potuto (o forse dovuto) opporsi con maggiore intransigenza, ma probabilmente non ne ebbe la forza. Comunque è vero che in quel periodo qualche sparuto capannone venne costruito (fatto assolutamente condannabile), ma la strada fu spianata da un sistema opposto a quello dell’allora sindaco Spina e in ogni caso la scandalosa colata di cemento è avvenuta dopo, nell’era Papale 2, mentre Caputo occupava poltrone di grande responsabilità.

Il sindaco dovrebbe consultare le carte quando dice che all’epoca di Spina i consiglieri non furono capaci di proporre una sola variante per modificare il Piano regolatore.

Falso anche questo. Allora ci fu chi – consigliere della minoranza – propose una variante che prevedeva il ripristino della “maglia a scacchiera” (scandalosamente interrotta dai Piani particolareggiati), la riproposizione degli isolati di 50 metri per 50; una drastica riduzione della cubatura nelle zone edificabili, la rivitalizzazione del centro storico, la creazione di parchi, impianti sportivi e piste ciclabili. Proposte che le Direttive di oggi riprendono interamente, cosa di cui ci rallegriamo.

Purtroppo il Consiglio dilazionò i tempi con i pretesti più assurdi facendo scadere la legislatura senza che la mozione si potesse discutere. I fatti sono questi. Qualcuno eventualmente li smentisca con documenti alla mano.

CONTRADA “PESCHIERA”

Il primo cittadino dice di avere scongiurato una mega cementificazione su un vasto agrumeto in contrada Peschiera, approvata durante l’era Papale 2.

Su questo argomento, nel febbraio 2010, nel corso di un convegno sul Prg, lo stesso Papale confidò al sottoscritto: “Contrada Peschiera in Consiglio comunale non l’ho portata io, ma altri”, facendo intendere che all’operazione non era interessato direttamente lui, ma consiglieri comunali non appartenenti al suo sistema. Lo stesso Caputo lo ha confermato in un’intervista ad un quotidiano online. In ogni caso, all’epoca, si trovò una convergenza fra le varie anime consiliari e fu votata la trasformazione di quel terreno, che da agricolo diventò industriale. Gli agrumeti furono estirpati, ma i lavori per la mega cementificazione non ebbero mai inizio. Nel 2014 il Consiglio comunale – nel frattempo Caputo era diventato sindaco e poteva disporre di una salda maggioranza – riportò quell’area alla destinazione originaria, cosa che per l’attuale sindaco rappresenta (giustamente) una medaglia da appendere al petto: “Abbiamo salvato ettari di terreno agricolo”, dice. “Un atto di coerenza”.

Onestamente bisogna dargliene atto, ma altrettanto onestamente bisogna chiedersi qual è il concetto di coerenza che intende il sindaco e rispetto a che cosa; se si riferisce al silenzio assordante tenuto al cospetto di certe operazioni precedenti, dubitiamo che un atto del genere sia da definire coerente, se invece lui insiste con questo termine, aspettiamo di essere illuminati meglio dall’interessato.

Ora, abbiamo l’impressione – ma potremmo anche sbagliarci – che il primo cittadino, per continuare ad accreditarsi come “giovane” e “nuovo”, abbia un grande bisogno di utilizzare parole-chiave come ambiente, verde, parcheggi, piazze, parchi, concretezza, bene dei cittadini, risparmio. Sarà appunto un’impressione, ma il problema è capire – con la storia che egli ha alle spalle – dove finisce la sincerità e dove inizia il trasformismo.

Ecco perché – malgrado il giudizio positivo sulle Direttive sul Prg – sospendiamo la nostra opinione sul Piano regolatore. Vogliamo osservare, capire, aspettare e poi eventualmente giudicare. Le apparenze non bastano.

URBANI NO, PARCHEGGIO SI

Vogliamo vedere i fatti. E i fatti appaiono quantomeno strani. A cominciare dal bando di gara per il Prg che Caputo annulla non appena diventa sindaco. Un bando, in seguito al quale nel 2012, il commissario regionale Angelo Sajeva (sostituto del dimissionario Papale, candidatosi alle elezioni regionali) aveva conferito l’incarico ad un grande architetto come Leonardo Urbani. Annullato il bando, Caputo affida il compito all’Ufficio tecnico comunale. E il Tribunale amministrativo regionale di Catania (Tar) – in seguito al ricorso dello Studio Urbani – gli dà ragione.

La legge, in realtà, impone ai Comuni di fare redigere i Piani regolatori agli Uffici tecnici, ma a condizione che gli stessi siano “adeguati” al compito. Anche in questo caso, come si vede, la legge è interpretabile.

Se Sajeva aveva istituito un bando pubblico, evidentemente aveva “certificato” l’inadeguatezza dell’Ufficio tecnico. Con l’arrivo di Caputo, l’Ufficio tecnico diventa improvvisamente adeguato, come Esperto del sindaco viene “ripescato” uno dei professionisti che nel bando non si era classificato ai primi posti, per giunta residente di fatto a Belpasso, e componente del Cru, il Consiglio regionale dell’urbanistica che ha il compito di bocciare o approvare i Piani regolatori.

Un professionista illustre, al di sopra delle parti e lontano da certe pressioni ambientali come Urbani viene mandato a casa, mentre il Prg di Belpasso viene gestito in famiglia, malgrado la consapevolezza delle fortissime sollecitazioni che un progettista subisce mentre deve redigere uno strumento urbanistico.

Intanto per questa operazione sono trascorsi due anni e mezzo, con Caputo che ammonisce i “nemici” del Prg, dicendo che se oggi qualcuno presenta un piano di lottizzazione la colpa non è sua che ha fatto trascorrere tutto questo tempo, ma di chi “strumentalmente” sta facendo “ostruzionismo”.

 

IL PRG DI LIMA

Basta osservare il Prg del ’93 per capire come il suo estensore, l’architetto palermitano Francesco Lima (defunto, nonché cugino dell’ex eurodeputato Salvo Lima, colluso con la mafia e per questo ucciso a Mondello il 12 marzo 1992), potrebbe essere stato oggetto di forti pressioni, dato che all’epoca previde, per esempio, che le centralissime via Roma e via Vittorio Emanuele fossero considerate per metà zona storica e per metà edificabile.

In Consiglio comunale – per smontare la validità dei criteri oggettivi di un bando pubblico – Caputo crea il sillogismo Lima-Urbani, affermando che il cugino dell’ex parlamentare europeo diventò progettista del Prg in seguito “a un bando di gara”. Circostanza assolutamente falsa, in quanto allora non ci fu alcun bando di gara: Lima fu imposto dalla classe politica degli anni Ottanta e Novanta e scelto dal Consiglio comunale, al punto che quando morì fu sostituito dalla figlia Daniela.

Ancora: il sindaco definisce Lima un “importante professionista” (mettendolo, anche in questo caso, alla stregua di Urbani). Falso anche questo. Lima di “importante” aveva solo il cognome, in virtù del quale, oltre al Prg, fece il progetto del rifacimento dello stadio San Gaetano (nulla a che vedere col “gioiello” in pietra lavica costruito all’epoca di Martinez), la Casa albergo per anziani, la palestra di contrada Timpa Magna e una serie di opere pubbliche sia a Belpasso che fuori.

Ancora: il sindaco crea un altro sillogismo allorché definisce Lima e Urbani “progettisti privati”, quindi siccome Lima ha fatto un pessimo Prg, anche Urbani avrebbe potuto fare altrettanto, tanto vale, dunque, avere affidato la stesura dello stesso all’Ufficio tecnico.

Ancora. Nel depliant sulle Direttive, il sindaco scrive che il Prg di Lima fu approvato durante la Giunta Spina (1993). Vero nella forma, falso nella sostanza. Nel dicembre del ’93 Spina si era insediato da pochi giorni e non poteva avere responsabilità su quel Piano. Caputo confonde l’approvazione fatta dalla Regione il 22 Dicembre 1993, con l’approvazione fatta dal Commissario ad acta Nicolò Giangravè tra il 1992 e il 1993, quando Mimmo Mio aveva appena sostituito Alfio Papale. Il quale, come sindaco, aveva gestito il Prg nel corso dei tre anni precedenti. Allora il Commissario fu spedito dalla Regione a Belpasso perché il Consiglio comunale era pieno di componenti che risultavano proprietari delle aree edificabili. Attribuire dunque quel Prg a Spina, “sindaco di sinistra”, rappresenta l’ennesimo tentativo di ideologizzare lo scontro e di scaricare le colpe di cui il sistema Papale 1 e 2 è artefice.

Ma un’altra incredibile incongruenza (per usare un eufemismo): secondo il sindaco “l’incarico ad Urbani è stato revocato per risparmiare i 198mila Euro che il bando destinava all’urbanista”.

Allora sorge spontanea un’altra domanda: se Caputo è in vena di risparmi, perché ha insistito per realizzare a tutti i costi un parcheggio nel quartiere di Borrello in uno spazio angusto e riservato ad appena 25 posti auto, con ingresso interdetto ai pullman? Perché si è intestardito a voler portare a termine un’operazione che – fra espropri, sbancamenti e tanto altro – si sarebbe aggirata sul milione di Euro?

Lui dice che siccome quel terreno è ubicato in zona di espansione (B1), bisogna realizzare il parcheggio per evitare di far costruire un palazzo. Peccato che in tanti anni il palazzo è rimasto “incostruito” perché quel terreno, non presentando vie d’accesso, non consente una facile edificazione.

L’unica strada d’accesso potrebbe essere il cortile dell’Agesci, dove gli scout fanno attività da una vita, ma c’è stata una sollevazione e il progetto è stato accantonato. Non contento dell’esito, Caputo ha ripresentato l’elaborato in Consiglio comunale, suscitando le ire di molti abitanti del quartiere, parroco compreso, per le evidenti incongruenze che contiene.

Ecco allora che dal cilindro è uscita fuori l’idea di una piazza da realizzare al posto del parcheggio. Il Comune intanto (dato che è sempre in vena di risparmio) per il solo esproprio ha previsto oltre 300mila Euro. Il sindaco dice che “l’area è salva”, così i palazzinari (che lui ovviamente non conosce) sono serviti.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                

15^ Puntata. Continua