Più di Paternò, più di Biancavilla, più di Misterbianco, “patrie” dell’abusivismo selvaggio in provincia di Catania. Più di Palermo, più dello stesso capoluogo etneo, più di Messina, più di tutti gli altri capoluoghi della Sicilia.
Signore e signori, questa è Belpasso, un tempo “ridente paesino situato alle pendici dell’Etna”, oggi fra le “capitali” dell’abusivismo in Sicilia, assieme a Gela e a Palma di Montechiaro. Ma se Gela e Palma (rispettivamente con 282mila metri cubi e 244mila metri cubi di cemento scaricati nell’ultimo decennio) sono considerate da sempre i simboli di questo triste primato, Belpasso, che “ridente” era davvero, è da ritenere la vera rivelazione di questa speciale classifica. Un recupero che ha del prodigioso e che permette a questo comune in provincia di Catania di essere al passo col peggio che la Sicilia esprime in questo settore.
Il primato emerge da uno studio del dipartimento Urbanistica della Regione Sicilia ripreso nei giorni scorsi dal quotidiano La Repubblica, da cui risulta in modo incontrovertibile che le denunce che l’autore di questo articolo fa da trent’anni – coi Siciliani prima, con Liberidea dopo, con L’Informazione oggi, compresi i fatti ribaditi in Tribunale – sono drammaticamente vere, e le bufale messe in giro per screditarne i contenuti drammaticamente false.
I numeri sono impietosi: “solo” negli ultimi dieci anni, 231mila metri cubi di cemento sono stati rovesciati abusivamente nel territorio di Belpasso, dove dagli anni Settanta si verificano altri fenomeni paralleli: demolizione di deliziosi manufatti barocchi in centro storico e costruzione di orrendi palazzoni, edificazione di mega capannoni in zona agricola, eliminazione scientifica della memoria storica e di qualsiasi forma di turismo, un plagio di massa altrettanto scientifico secondo il quale il patrimonio edilizio e naturalistico di Belpasso ha poco valore, quindi tanto vale abbatterlo.
Chi ringraziare? Beh, innanzitutto la politica, la classe dirigente che faceva capo all’ex presidente della Provincia Turi Distefano, e quella successiva, la cosiddetta “Giunta dei geometri” di Alfio Papale, che dalla fine degli anni Settanta all’inizio degli anni Novanta – quando in Consiglio comunale c’era da discutere il Piano regolatore – ha fatto il bello e il cattivo tempo.
Chi avrà la fortuna di mettere le mani negli archivi dell’ufficio tecnico comunale – noi l’abbiamo avuta, poi qualcuno si è accorto che ci stavamo spingendo oltre e ha sbarrato severamente il passaggio – potrà davvero capire chi, da esponente della classe dirigente locale, quindi da custode del paesaggio come Bene comune (secondo quanto sancito dall’art. 9 della Costituzione), ha acquistato determinati terreni, chi ha fatto gli accordi con le imprese, chi ha rilasciato le perizie giurate, chi i certificati di idoneità statica, chi ha progettato i capannoni in mezzo ai mandorli e ai fichidindia, chi ha firmato le sanatorie, chi insomma ha progettato lo scempio.
È tutto scritto. Basta fare quello che certa sinistra non ha mai fatto: leggere, studiare, denunciare e costruire futuro.
A proposito di sanatorie. Fino al 2010 ne risultavano 9mila. E non crediamo che nel frattempo il numero si sia arrestato.
Adesso immaginate la scena: prendete un amministratore – sindaco, assessore o al limite consigliere comunale di maggioranza – che di professione fa il geometra, l’ingegnere o l’architetto. Mettiamo che fra questi 9mila cittadini che hanno costruito abusivamente ci sono quelli che si rivolgono al tecnico-politico per ottenere la sanatoria. E mettiamo che quest’ultimo, invece di astenersi come prevede l’articolo 78, comma 3, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (“I componenti la giunta comunale competenti in materia di urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici devono astenersi dall’esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato”) accetti l’incarico rilasciando certificati e perizie come se niente fosse. Secondo voi il funzionario dell’ufficio tecnico comunale che dipende da quel sindaco, da quell’assessore o da quel consigliere comunale, con quale stato d’animo istruisce la pratica? E secondo voi che esito avrà quella pratica?
Adesso incrociamo questi dati con quelli forniti dall’Istat.
Anno 1861. Popolazione di Belpasso circa 7mila abitanti. Un secolo dopo: quasi 12mila. Ventennio 1961-1981: poco più di 14mila. Fermiamo per un attimo il fotogramma. È a partire da quella data – in coincidenza, come detto, dell’avvento dei geometri in politica – che si registra un incremento di circa 5mila abitanti (pari al 34 per cento): pochissima cosa nel centro abitato, moltissima nelle campagne. Nel 1991 si rilevano infatti oltre 19mila residenti. Fermiamo adesso un altro fotogramma, poiché c’è un altro clamoroso dato da svelare. Il vero boom dell’incremento di popolazione si attesta negli anni della seconda sindacatura Papale, attuale deputato regionale di Forza Italia (la prima si era svolta dal 1989 al 1993, con gli esiti che abbiamo visto). Dal 2001 al 2013 l’aumento demografico schizza vertiginosamente in alto con quasi 8mila abitanti in più rispetto al decennio precedente. A quella data i residenti superano i 27mila, con una percentuale del 37 per cento.
Praticamente se sommiamo gli anni della sindacatura Papale 1 e 2 possiamo constatare un incremento di popolazione pari a circa 13mila abitanti, addirittura superiore a quella registrata dalla fondazione di Belpasso (successiva al terremoto del 1669) al 1971.
E però, siccome la crescita nel centro di Belpasso procede a rilento, si deduce che essa sia avvenuta nei Villaggi attraverso l’abusivismo.
Leggere per capire. Belpasso (28mila abitanti) 231mila metri cubi di cemento abusivo; Messina (237mila abitanti) 110mila metri cubi; Carini, provincia di Palermo (38mila abitanti) 137mila metri cubi; Siracusa (122mila abitanti) 96mila metri cubi; Alcamo, provincia di Trapani (45mila abitanti) 171mila metri cubi.
La colpa però non è solo dei politici. Ci sono stati preti e intellettuali che li hanno coperti col silenzio o con la complicità, e ci sono stati migliaia di cittadini che li hanno votati.
Luciano Mirone
Adesso il problema è come dare il servizio a tutte queste comunità sparse sul territorio…..