Nino Di Matteo, Pm del processo Trattativa Stato-mafia e sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, approda al Consiglio superiore della magistratura rompendo gli equilibri all’interno dell’organo di auto governo dei giudici, travolto ultimamente dagli scandali per il caso che riguarda il pm Luca Palamara, in merito a certe presunte nomine stabilite con alcuni componenti del Pd. Assieme a Di Matteo è stato eletto il Pm Antonio D’Amato, procuratore aggiunto a Santa Maria Capua Vetere, che è stato il candidato più votato con 1.460 voti.
Ma è l’elezione di Di Matteo (1.184 voti) la notizia che il fronte antimafia aspettava da tempo, poiché rafforzerebbe la corrente di Autonomia e Indipendenza (nella quale l’ex pm del processo Trattativa è stato candidato come indipendente) che ha come leader due magistrati impegnati sul fronte anticorruzione e antimafia: Piercamillo Davigo (ex pm del pool Mani pulite di Milano) e Sebastiano Ardita (già pm a Messina e procuratore aggiunto a Catania), intenzionati a rinnovare Palazzo dei Marescialli dalle incrostazioni del passato. Pur essendo da due anni presente in Consiglio, Autonomia e Indipendenza può disporre sul più alto numero di componenti (cinque), grazie ai quali può contare sulla maggioranza relativa.
Nella foto: l’ex Pm del processo Trattativa, Nino Di Matteo
Luciano Mirone
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