“Farmacia comunale scomparsa, oggi ricorre il quinto anniversario”. Questo il titolo di un post pubblicato stamani nella pagina fb “Belpasso in Comune”, che ricorda il decreto del 30 ottobre 2014 – vigilia della commemorazione dei defunti – in cui “la Regione, intervenendo per ‘ripristinare la legalità violata’, tolse la titolarità della farmacia al Comune di Belpasso”. Roba di un quinquennio fa, si dirà, roba vecchia, acqua passata, mettiamoci una pietra sopra e non ne parliamo più.
Peccato che una piccola tarma intanto scava nel nostro cervello dicendoci che Belpasso, nel frattempo, ha perso una “modica” cifra che oscilla dal milione e mezzo ai due milioni di Euro, dato che una Farmacia comunale in un comune di 28mila abitanti come Belpasso – secondo determinati calcoli – fattura annualmente somme che vanno dai 300 ai 400mila Euro.
Inutile dire cosa si sarebbe potuto realizzare con una cifra del genere – data la scandalosa assenza di verde pubblico, di impianti sportivi, di spazi per i giovani, di manutenzione dell’esistente – ed è inutile dire che nei prossimi anni la tarma scaverà ancora e, come quei contasoldi elettronici che vediamo in TV in occasione dei giochi a quiz, ci ricorderà quanto si perderà ancora.
Perché questo, vedete, non è un errore amministrativo che col tempo sbiadisce dalle teste dei più sensibili. E’ un esempio di cattiva amministrazione che dovrebbe obbligare chi lo ha commesso (con l’aggravante di non ammetterlo) a levarci mano con la politica, poiché è chiaro che in politica l’errore è possibile (specie se in buona fede), l’orrore no. E questo è un orrore amministrativo di cui questa comunità paga e continuerà a pagare dazio.
È un orrore perché l’ex sindaco Carlo Caputo ha sempre cercato di aggrapparsi al nulla per dire che la colpa della perdita della Farmacia comunale non è stata sua, ma di chi ha denunciato questa stortura.
È un orrore perché, sempre l’ex sindaco, non sapendo con chi prendersela, ha attaccato (in ordine di apparizione) la Regione, il funzionario comunale occupatosi della vicenda, l’ufficio protocollo, il deputato regionale Alfio Papale (autore di una interrogazione) e ovviamente noi: solo che, mentre in altre occasioni il buon Carletto, ha sfoggiato il meglio del suo repertorio di balle per cercare (invano) di screditarci, in questa si è superato alla grande dicendo che ci eravamo messi d’accordo con Papale (con Papale! Che attacchiamo da una vita! Roba comica) per fregare chi? Proprio lui, Caputo in persona, alfiere dei “giovani al potere”, del “rinnovamento della politica”, della “Belpasso che cambia”, vittima di un complotto degli “anti mafiosi a targhe alterne” che si oppongono al nuovo.
È un orrore perché – tranne l’ex segretario del Pd Nunzio Distefano, che nella scorsa legislatura ha denunciato puntualmente le dinamiche – l’opposizione su questa vicenda (ma non solo) ha fatto poco e niente per portare i cittadini a conoscenza dei fatti.
È un orrore perché, dopo che abbiamo contattato per una intervista (da inserire nelle dieci puntate realizzate) l’ex consigliere comunale ed ex assessore (di Caputo) Daniele Motta (oggi sindaco), l’ex consigliere e vice sindaco (di Caputo) Giuseppe Zitelli (oggi deputato regionale), entrambi – come Carlo – approdati nel movimento Diventerà bellissima del governatore della Sicilia, Nello Musumeci, hanno ritenuto di declinare il nostro invito con i pretesti più disparati.
È un orrore perché a Belpasso da un lato si continuano a sperperare denari, ma dall’altro si continua a piangere miseria, mentre quella implacabile tarma continua a camminare.
Luciano Mirone
Un tempo, quando venivano alla luce le malefatte degli amministratori locali, la politica gridava allo scandalo e gli autori provavano vergogna. Oggi, a Belpasso non è più così: la destra al potere mostra una tale arroganza da fare impallidire i peggiori amministratori del passato.
Fra qualche anno, caro Direttore, temo si troverà a scrivere un articolo simile in merito alla privatizzazione del cimitero, voluta dall’attuale sindaco di Belpasso.