Trovateci una persona che da un lato diventa coordinatore provinciale dei Verdi e dall’altro, alcuni anni fa, approva il mega progetto di cementificare un agrumeto. Trovateci un tizio che compie il capolavoro di diventare esponente di punta dell’ambientalismo etneo, di autoproclamarsi di sinistra e al tempo stesso di sostenere una giunta di destra. Trovateci un esemplare più avanzato di camaleontismo capace di stare contemporaneamente da un lato e dall’altro, e vi diremo bravi.
Perché il caso di Giuseppe Aiello, farmacista di Belpasso, neo responsabile dei Verdi per Catania e provincia, è più unico che raro, come il personaggio di cui parliamo, uno dei prodotti meglio riusciti di quell’Italia eternamente in bilico fra Pirandello e Tomasi di Lampedusa, ma in cui a prevalere è sempre Alberto Sordi, che non c’entra niente con entrambi, ma che c’entra con il Dna di certa tipologia italica, talmente furba da riuscire a incantare i creduloni, ma talmente grossolana da scatenare una crassa risata nei più avveduti.
Perché il neo coordinatore provinciale dei Verdi di Catania, malgrado i doppi, i tripli, i quadrupli salti mortali con avvitamento, ai quali ha abituato molti, non è uno che ti fa incazzare. È il bambino discolo che si fa cogliere con le mani nella marmellata, lo scolaretto che “potrebbe fare di più”, il fanciullone che gioca a fare le “strategie politiche” senza rendersi conto di quanto il cortissimo respiro delle stesse contribuisca a fare sprofondare una comunità.
Eppure, al contrario di diversi esponenti della destra e della sinistra locale, un merito ce l’ha: è un buono, un ingenuo perfino nelle furbate che fa, uno sperto che solo i fessacchiotti considerano tale, e quindi umanamente risulta finanche simpatico. Politicamente lasciamo perdere.
Come quella volta, quando il consiglio comunale della cittadina etnea doveva votare una colossale colata di cemento in zona agricola, uno dei siti più fertili del territorio: alla vigilia della decisione, nel corso di una riunione molto sentita e partecipata, il suo partito (allora il Pd), decise di opporsi. Lui – da consigliere comunale – si allineò a quella scelta e prese il solenne impegno di votare No. A quel punto il Pd – orgoglioso per cotanta risolutezza – decise di fare stampare perfino i manifesti, in cui esprimeva totale dissenso per la “scelta scriteriata” che il civico consesso si apprestava a fare. Sera del Consiglio comunale: tutta la sinistra si aspetta che Aiello lanci fulmini e saette contro quel disastro annunciato, ma lui che fa? Vota Sì e il punto passa. Con lo sbigottimento perfino dell’allora sindaco Alfio Papale (oggi deputato regionale di Forza Italia), non proprio uno sprovveduto su tali argomenti, che ha sempre preso le distanze da quella decisione: “Chissa, cosa di Aiello è”, questa è cosa di Aiello, volendo intendere che Aiello non solo aveva votato favorevolmente, ma aveva addirittura caldeggiato l’operazione. Magari non è così, magari è una battuta estemporanea sussurrata in privato da Papale, fatto sta che il voto di Aiello parla chiaro ed esprime una netta antitesi con i principi dei Verdi. Risultato: il Pd – a distanza di anni – si lecca ancora le ferite.
O come quell’altra volta (Aiello è sempre consigliere del Pd), quando il Nostro è autore, con l’allora vice sindaco di Belpasso, Carlo Caputo, della strategia del “potere ai giovani”: l’uno milita in un partito (teoricamente) di sinistra, l’altro nel movimento di Raffaele Lombardo, ma non importa, contano gli ideali comuni, dicono all’unisono. La strategia viene inaugurata ufficialmente nel novembre 2012, in occasione delle primarie nazionali del centrosinistra, quando Aiello – come denunciato allora da diversi esponenti del suo stesso partito – porta al seggio gli amici del centrodestra, Caputo compreso, in modo da accreditarsi presso il vincitore Matteo Renzi come il referente del Pd a Belpasso. Morale della favola: nella cittadina etnea, Renzi batte il record delle preferenze in provincia di Catania (51 per cento, quanto Paternò) e quando l’ex presidente del Consiglio si reca in visita negli stabilimenti Condorelli del paese etneo, Aiello si fa un selfie con lui e lo diffonde nei Social.
O come quando Aiello trova il modo di far parlare di sé perfino dalla stampa nazionale. E’ il 26 novembre 2014, il Fatto quotidiano lo accusa di aver comprato oltre 100 tessere del Pd, ma lui smentisce e querela il giornalista che ha scritto l’articolo. Il processo è ancora in corso.
Quando Caputo diventa sindaco di Belpasso, Aiello passa dall’altro lato, continuando a dire di essere sempre di sinistra. E così anche nel 2018, allorché primo cittadino viene eletto Daniele Motta (ex assessore di Caputo) che dal centrosinistra (in cui militava diversi anni prima) passa addirittura a Diventerà bellissima, movimento di destra del governatore della Sicilia Nello Musumeci, alleatosi di recente con la Lega. Aiello invita gli esponenti della sinistra spaesati a causa dello sgretolamento della coalizione, a candidarsi con le liste di Motta. Perfino qualche esponente storico dell’ex Pci e qualche giovane di belle speranze sposa il verbo aielliano e si candida nelle liste bianco-rosso-nere.
Dopo le elezioni, Giuseppe Aiello viene nominato da Motta presidente del Nucleo di valutazione: ha il compito di esaminare e di giudicare le performance dei dipendenti comunali. Contemporaneamente Fiorella Vadalà – dipendente della farmacia Aiello e vice presidente del Consiglio comunale durante la sindacatura Caputo – diventa assessore. Nel frattempo Aiello si dimette dal Nucleo di valutazione. Ora è il leader degli ambientalisti in provincia di Catania e promette memorabili battaglie contro il surriscaldamento climatico.
Luciano Mirone
é una sciarada