TROINA (EN), IL SINDACO FABIO VENEZIA: “NOI CONTRO CONTRO LA MAFIA, E PER IL NOSTRO FUTURO”
Fabio Venezia non è solo, Troina non è sola. Dopo le intimidazioni mafiose perpetrate nei confronti dell’Azienda agricola pubblica (la rottura dei lucchetti e delle condutture dell’acqua), è questo il messaggio che la Sicilia migliore – arrivata stamattina a nella cittadina ennese – lancia per esprimere la propria solidarietà al sindaco Venezia e a questa comunità che non vuole convivere con la mafia. Questo l’intervento del primo cittadino:
Un momento della manifestazione di stamattina (foto Maurizio Parisi). Sopra: Fabio Venezia
“Ringrazio tutte le organizzazioni per avere allestito questa manifestazione in questa piazza quest’oggi a testimoniare che c’è una Sicilia che non vuole subire l’oppressione mafiosa ma che vuole reagire, che vuole lavorare insieme per il riscatto di questa Terra.
“Veniamo da anni, da mesi di battaglie: minacce, intimidazioni, danneggiamenti, abbiamo cercato di portare avanti una battaglia che non doveva essere solo una battaglia di repressione contro queste organizzazioni criminali. Io dico sempre quando parlo di questi temi che solitamente è lo Stato a confiscare i beni alla mafia; a noi è accaduta la cosa inversa: un manipolo di famiglie mafiose si sono impossessate di 4mila ettari che appartengono a questa comunità e che per tanti secoli sono state una risorsa per tutti noi, per i nostri avi: dai boschi arrivava l’acqua per dissetare le estati troinesi, si ricavava la legna per costruire, si produceva il carbone per riscaldare i rigidi inverni. Questo bosco è stato una grande risorsa per noi ed è dovere di questa comunità.
“Recuperare questo polmone verde e costruire un modello di sviluppo virtuoso non è solo una battaglia contro la mafia, è una battaglia per il futuro di questo territorio, noi l’abbiamo intesa così, in questo modo, abbiamo avviato nei mesi scorsi un momento difficile, quando le avvisaglie delle ‘vacche sacre’ che abbiamo scoperto essere riconducibili ai titolare delle aziende agricole a cui le abbiamo sottratte a seguito di interdittiva antimafia: hanno riportato lì queste vacche, per dare un messaggio: ‘Ci avete tolto i terreni, ma noi continuiamo ad operare qui e a manifestare la nostra presenza oppressiva nel nostro territorio, nel vostro territorio, perché non c’è un’ipotesi di sviluppo diversa rispetto alla nostra presenza mafiosa.
L’intervento di Fabio Venezia. In primo piano: il monumento dedicato a Falcone e Borsellino
“Questo era il messaggio, un messaggio che ha intimorito anche chi faticosamente e con coraggio aveva deciso di prendere in gestione dei piccoli lotti del nostro bosco. Alcuni nei giorni successivi si hanno comunicato che non c’erano più le condizioni per continuare a portare avanti l’attività lì, insicurezza, paura e messaggi pesanti. E noi ci siamo trovati dinnanzi ad una scelta difficile.
“Avevamo vinto la battaglia per recuperare i nostri boschi, i nostri terreni, ma c’era il rischio concreto di perdere la guerra, cioè quello di non poterlo gestire all’insegna della legalità, dello sviluppo e dell’occupazione . E proprio nel mese di gennaio di quest’anno abbiamo voluto scrivere una lettera al presidente Mattarella, dicendo che questa era una battaglia che aveva un valore importante, simbolico, rispetto alla quale non potevamo permetterci di indietreggiare.
“E nell’amarezza delle difficoltà è nata un’idea: perché non trasformiamo la nostra azienda silvo-pastorale, un’azienda che si occupa della tutela e della valorizzazione dei nostri boschi in azienda agricola pubblica, la più grande azienda agricola pubblica italiana per estensione, e ci mettiamo la faccia ancora una volta per dare la possibilità ai nostri giovani di poter costruire qui la propria famiglia, la propria vita, senza doversi allontanare, prendere la valigia e andare altrove: è stata questa la scommessa che ci ha visti protagonisti, non solo me, ma Angelo, Giovanni, l’altro Angelo, le guardie dell’azienda, l’amministrazione, i consiglieri comunali, le tante persone che hanno capito il nostro grido di allarme e hanno dato il proprio contributo.
Foto Maurizio Parisi
“E allora è nata un’idea: lanciamo una raccolta fondi per acquistare gli ‘asini della legalità’ che si contrappongono alle ‘vacche sacre’ della mafia. E’ nata una gara per la solidarietà che ha coinvolto i troinesi ma anche tante persone che abitano fuori, anche all’estero e siamo riusciti, nel giugno scorso, ad acquistare centoquattro asini: la Regione ha messo a disposizione diciotto cavalli sanfratellani. Abbiamo voluto fare una seconda scelta etica. Non solo operare nei territori sottratti alla mafia, ma di occuparci di allevare razze in via d’estinzione: gli asini ragusani e i cavalli sanfratellani”.
“Ed è nata l’azienda agricola pubblica di Troina: mesi di impegno, di lavoro, che ci hanno visti impegnati nei nostri boschi, e un mese fa, dopo una selezione, sei giovani della nostra comunità hanno avuto l’opportunità di lavorare, di trovare uno strumento di occupazione ed occuparsi di quello che loro amano: la natura, il paesaggio, l’agricoltura”.
“Sono nati tre progetti: il progetto zootecnico, il progetto di valorizzazione turistica (abbiamo ricevuto un progetto di 2 milioni e mezzo per realizzare un resort nel cuore dei Nebrodi con 24 posti letto e tanto altro) e il progetto di valorizzazione dei boschi che ci consentirà attraverso la pulizia eco compatibile di ottenere circa 7mila tonnellate l’anno di legna e tutto questo darà la possibilità di trovare occupazione a 60 giovani del territorio”.
Quindi capite che questa non è una battaglia contro la mafia, ma una battaglia di opportunità, di riscatto e di futuro. E quando sembrava che tutto stesse andando per il verso giusto ci siamo ritrovati ancora una volta a subire quei segnali, piccoli o grandi, ma subdoli, quei segnali di una mafia rurale che non fa differenza nell’ammazzare un capretto o una persona, quella mafia rurale che vive attraverso il controllo del territorio: hanno rotto le recinzioni per fare scappare i nostri asinelli, hanno rotto le condutture dell’acqua per farli morire di sete e poi hanno introdotto delle vacche per testimoniare la loro presenza oppressiva.
Foto Maurizio Parisi
Io lo voglio dire chiaramente e credo di interpretare il sentimento dell’intera comunità e di tutti voi, di un’intera comunità onesta e laboriosa che si è ritrovata sempre nei momenti difficili tutta insieme a manifestare, perché qui i risultati grazie al lavoro importante delle Forze dell’ordine, della magistratura inquirente sono arrivati. Sono ormai lontani gli anni in cui i nostri allevatori, i nostri agricoltori erano costretti a dormire la sera in campagna, lontani dalle loro mogli e dai loro figli perché temevano i furti dei mezzi agricoli e gli abigeati”.
“Due anni fa un agricoltore del nostro territorio, durante il presepe vivente, ci disse con le lacrime agli occhi: ‘Dopo vent’anni sono tornato a dormire con la mia famiglia e stasera sono qui, in mezzo a voi, a partecipare alla vita della comunità preparando la quagliata per tutti”.
“Noi pensiamo di non aver fatto nulla per questa gente, ma vedere nei loro occhio l’orgoglio di ritornare a una vita normale è qualcosa di veramente importante: quella che si sta combattendo non è una battaglia individuale, è una battaglia di tante persone, di una comunità che trova sempre la forza di andare avanti e l’ha trovata in un momento difficile, quando io sono stato chiamato a deporre in un processo per mafia e in quel giorno inaspettatamente tantissimi cittadini hanno chiuso le loro attività, hanno preso un giorno di ferie, sono tornati dal lavoro per essere presenti nell’Aula del Tribunale a manifestare il sostegno di una battaglia al loro sindaco”.
“Centinaia di persone sono venute quel giorno a dire che se colpivano uno colpivano tutti e noi ancora quest’oggi ci ritroviamo qui a dire che non ci arrenderemo, non arretreremo di un solo passo, non ci fermeranno le intimidazioni, le minacce, i danneggiamenti, lo faremo con il cuore e con la mente, lo faremo per tutti noi, per i nostri avi, per i nostri giovani, e soprattutto lo faremo per persone come loro, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che hanno sacrificato la loro vita per tutti noi e per la legalità. Grazie di cuore a tutti per essere qui presenti, grazie per il sostegno andiamo avanti tutti uniti”.
Barbara Contrafatto
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