Il regista americano Martin Scorsese è cittadino italiano. L’atto di nascita è stato trascritto nel comune madonita di Polizzi Generosa (Palermo). Lo scrive stasera l’Ansa, riportando una dichiarazione del sindaco di Polizzi, Giuseppe Lo Verde. Un’affermazione che ci riporta magicamente nel comune delle Madonie, e in un altro piccolo paese del palermitano (Ciminna) dove – alcuni anni fa – siamo andati per fare un reportage sulle origini siciliane del grande regista italo-americano. Questo il resoconto.
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Era l’estate del 1979 quando Martin Scorsese si recò a Polizzi Generosa per cercare le sue radici siciliane. I nonni e i genitori gli avevano sempre parlato di questo paese delle Madonie in provincia di Palermo, circondato dai noccioleti da cui erano partiti negli anni Venti per cercare fortuna in America; lui nella little Italy di New York fantasticava e sognava: le case di pietra, i dedali di viuzze, le chiese antiche, la nebbia che quando cala ammanta ogni cosa dando la sensazione di essere sospesi in aria, la festa di San Gandolfo, le gesta eroiche di Federico II che proprio qui soleva trascorrere dei lunghi periodi di riposo.
Un mito alimentato dal cinema degli anni Quaranta e Cinquanta, quando in America venivano proiettati i film del neorealismo italiano, Sciuscià, Paisà, Ladri di biciclette, storie italiane che raccontavano i drammi umani e sociali di un Paese ancora molto povero.
“La musicalità del dialetto, ora napoletano ora romano, che sentivo nei film – afferma Scorsese nella sua biografia – mi era familiare: somigliava tanto a quella dei nonni siciliani. In quella gente trovavo un’umanità che mi commuoveva e mi appassionava tanto”.
Era ancora un bambino, Martin, ma fu allora che dentro di sé scattò qualcosa, un amore profondo per la sua terra d’origine e una passione fortissima per il cinema neorealista. A Polizzi Generosa, in quell’estate del ’79, il grande regista si recò con una giovane e affascinante Isabella Rossellini, innamorata dell’uomo che aveva sposato da poco, anche lei estasiata ed emozionata da quel pezzo di Sicilia che si presentava ai suoi occhi. A un certo punto Scorsese ordinò all’autista di fermarsi, scese dall’auto e si avviò verso il municipio. Isabella lo aspettò in macchina.
Il regista di New York New York era venuto in Sicilia con la ferma intenzione di scoprire chi era e da dove proveniva, di ricostruire un albero genealogico del quale conosceva solo i rami americani. Al dipendente comunale fornì le sue generalità, assieme a quelle del padre e dei nonni, sicuro che, partendo da loro, avrebbe scoperto gli antenati più lontani. L’impiegato scartabellò negli scaffali dello stato civile e tornò dopo alcuni minuti: “Spiacente, a Polizzi non è mai esistito nessuno con questo cognome”. Martin tornò in macchina deluso, si coprì il volto con le mani e scoppiò in un pianto che nemmeno le parole della dolce Isabella riuscirono a placare. Chi assistette alla scena dice di averlo visto piangere per parecchi minuti. Il sogno di scoprire se stesso, di conoscere la sua gente, di affermare la sua identità, di vedere i luoghi delle sue favole, si era infranto in un anonimo ufficio di un municipio siciliano, dove quel cognome, Scorsese, non era mai stato registrato.
“Si trattava di un banale errore anagrafico”, spiega il sindaco di Polizzi Generosa, Giuseppe Lo Verde, cugino di secondo grado del grande regista. “Il cognome originario della famiglia era Scozzese: negli anni Venti, quando i nonni e il padre di Martin emigrarono in America, la doppia zeta fu sostituita erroneamente con la erre e la esse. Martin ovviamente era all’oscuro di tutto. Fortunatamente scoprimmo l’equivoco e lui potette tornare felice negli Stati Uniti”.
Trascorsero undici anni. Nel 1990 il regista Taxi driver e di Toro scatenato tornò in Sicilia. Non più con la figlia di Ingrid Bergman e di Roberto Rossellini – dalla quale nel frattempo si era separato – ma con i genitori Luciano (Charlie per gli americani) e Caterina, ai quali in occasione del loro cinquantaseiesimo anniversario di matrimonio regalò una vacanza di diversi giorni nell’Isola. Tappe: Polizzi Generosa e Ciminna, paese d’origine della madre. Era una Sicilia che né Luciano né Caterina, ormai settantenni (sarebbero morti sei anni dopo, a due mesi di distanza l’uno dall’altra), conoscevano. Erano piccolissimi quando emigrarono, in un’epoca in cui nell’Isola la fame si tagliava col coltello e molti siciliani per guadagnarsi da vivere erano costretti a partire per terre lontane. Eppure anche loro, gli Scorsese-Scozzese, attraverso i ricordi dei genitori, si erano portati dentro il mito di una Sicilia fantastica.
Il primo luogo che visitarono fu la casa degli Scorsese, in piazza San Giovanni a Polizzi Generosa; in apparenza un’abitazione come tante, in realtà lo scrigno che conserva i ricordi, i respiri, l’anima di questa famiglia. Di fronte c’è l’ abbeveratoio dal quale sgorga l’acqua delle Madonie, poco più in là la chiesa della Commenda risalente al 1100, la più antica di Polizzi.
Cosa fece il regista nella primavera del ’90 in Sicilia? “Portò una telecamera e si mise a filmare qualsiasi cosa, le chiese, i vicoli, i balconi, gli archi delle case, i cortili, perfino le pietre”, ricorda il sindaco Lo Verde che ospitò gli Scorsese a casa sua.
“Era avido di notizie, voleva conoscere tutto, le origini, le tradizioni, le specialità gastronomiche e dolciarie del paese. Si appassionava nell’apprendere la vita del santo protettore e andava matto per gli spaghetti alla norma e per lo sfoglio, un dolce locale con il formaggio fresco e la cannella”.
Nei giorni successivi la famiglia si spostò a Ciminna, ottanta chilometri da Polizzi, ospiti di Leonardo Bucaro (cugino di Caterina Scorsese) e della moglie Giuseppina. Probabilmente Martin non sapeva che in questo paesino situato tra le province di Palermo e Agrigento uno dei più grandi registi italiani, Luchino Visconti, considerato un maestro dallo stesso Scorsese, trent’anni prima aveva girato gli esterni de Il gattopardo.
I Bucaro vivono in una casa di campagna in contrada Setteventi, denominata così per via dei frequenti venti che prendono d’infilata questa vallata che in primavera si tinge di verde e in estate di giallo, inframezzata da ulivi ed eucaliptus. Sotto il pergolato di uva, Martin soleva leggere e trascorrere ore di relax. In quella camera da letto dormì profondamente per diverse notti, a dispetto dell’insonnia di cui parlava mamma Caterina. “Nostra cugina – racconta Giuseppina Bucaro – diceva che negli Stati Uniti il regista dormiva poco. Sarà stata l’aria o il cibo, fatto sta che qui ha riposato benissimo”. Giuseppina va nell’altra stanza e torna con un album di fotografie: ci sono le immagini del soggiorno degli Scorsese a Ciminna. Leonardo osserva quelle foto: “Sono trascorsi diversi anni, Martin non si è mai fatto vivo.
Certo, i film, gli impegni, le tournée per il mondo, ma qualche volta una cartolina ai cugini siciliani avrebbe potuto scriverla. Un po’ ci siamo rimasti male”. Fa una pausa, insegue un pensiero e sorride: “Anche perché qui è stato veramente bene: non avete idea di quanto ha mangiato. Una sera da solo ha divorato una forma di formaggio primosale”. “Martin è una buona forchetta – interviene Giuseppina – Mi chiedeva sempre di preparargli la frittata di carciofi. Tutta roba genuina, proveniente dalle nostre campagne. In America, invece, il suo piatto preferito sono i fagioli. La mamma glieli preparava spesso e lui ne faceva grandi scorpacciate, invitando nel suo appartamento, al venticinquesimo piano di un grattacielo di Manhattan, soltanto due persone, Francis Ford Coppola e Robert De Niro. Mia cugina per scherzo li definiva ‘i miei tre fagiolari”.
Confidenze che mamma Caterina faceva ai cugini siciliani durante il suo soggiorno a Ciminna, mentre si cucinava o si prendeva il fresco sotto il pergolato. Poi il discorso scivolava sugli amori del grande regista e lì la signora Scorsese faceva un grande sospiro: “Lei ha sempre avuto nostalgia per Isabella Rossellini – aggiunge Giuseppina Bucaro – Diceva che era stata l’unica, fra le donne di Martin, a volergli bene veramente. Ne parlava sempre con grande rimpianto e con grande rispetto”. Poi Scorsese tornò in America. Da allora le strade del grande regista e dei cugini siciliani si sono divise. Ma solo apparentemente. Il sindaco di Polizzi Generosa ha sempre cercato di mantenere i contatti – in verità non sempre ricambiato – scrivendogli lettere e cartoline. Fino a quando, nel marzo dello scorso anno, in seguito al solito biglietto che conteneva la solita domanda (“Quando torni a Polizzi?”), il grande regista gli rispose.
“Si trovava a Cinecittà per girare The gangs of New York – racconta Giuseppe Lo Verde – Un giorno ricevetti una lettera del regista: “Perché non sali a Cinecittà?”. Non credevo ai miei occhi, feci la valigia e il giorno dopo ero a Roma. Lui mi ricevette e mi fece assistere alla lavorazione del film. Trascorremmo una giornata insieme: nelle pause, mentre gli parlavo di venire a Polizzi, lui rideva (ride sempre quando gli parlo). Poi mi disse: “Verrò senz’altro. Sarei contento se invitassi Mimì Dolce (anche il fondatore della Dolce e Gabbana è originario di questo paese), Roberto Benigni e soprattutto Giuseppe Tornatore, che stimo moltissimo; mi piacerebbe tanto poter fare un film con lui”.
Luciano Mirone
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