Giandomenico Morabito è un giovane scrittore di Belpasso (Catania), che di recente ha scritto il suo primo romanzo, “Make me sick! Storia musicale di una generazione molle” (Passim editore). Quello che segue è un capitolo del libro.

Primo Giorno

Da oggi sono in carcere. Faccio difficoltà a capire, tra la Babele di libri di Diritto Penale che ha utilizzato la mia Avvocatessa, le ragioni della sentenza che ha decretato la fine dei miei giorni all’interno di questa cella. Scopro da minuto a minuto il piccolo perimetro che delimita quella che è la mia nuova casa. Magari potessi ricevere in regalo un gatto, potrei scoprire l’infinita tristezza di una vita passiva. Accanto a me, nel piccolo comodino di Stato, ho un mini-stereo e un libro, che mi ha regalato un lontano parente: American Tabloid di James Ellroy.
Si avvicina l’ora del pranzo e gusto la mia sigaretta. È chiaro che le “bionde” che fumo avidamente costituiscono la forza del mio leitmotiv creativo, se si vuole anche forzato da quest’imposta clausura. Introduco quindi nel lettore cd una compilation di musica elettronica e tra i beat che si susseguono, noto la vivacità di questo genere musicale. Gli Underworld di “Two months off” mi offrono uno spaccato dance importante. Allo stesso tempo, mi sembra tutto inutile: realizzo la crudeltà dello stato di diritto in Italia, diventando malinconico e rabbioso. A metà ascolto, il carceriere bussa alla porta e in totale silenzio mi porge il vassoio col cibo e una bottiglia d’acqua. Ringrazio questo piccolo uomo, non ottenendo da lui alcuna risposta. Inizio a mangiare con cautela, sfiorando il grande abisso che c’è tra una mente totalmente razionale e un’altra infinitamente folle. Finisco di mangiare il pasto, mi distendo a letto e – guardando verso su – penso a una vecchia canzone di Claudio Lolli, il cantautore emiliano, che intona il seguente verso: «Un orizzonte che si ferma al tetto». Ecco che combattendo la borghesia, da me tanto bistrattata, non mi resta che infine raggelarmi nell’isolamento di un giorno senza fine, come l’enorme mole di tabacco, che ho depositato sotto il letto.
È pomeriggio. Leggo il libro di Ellroy e mi addentro in un mondo di persone, che hanno perso la reale cognizione di una vita confortevole: spacciatori di droga, sindacalisti corrotti, presidenti donnaioli, agenti dei servizi segreti assassini, la CIA e insomma il Maccartismo professato e praticato. Ammetto che il talento di Ellroy è immenso nel lasciarmi rapire pagina dopo pagina.
È sera. Provo a scrivere qualche verso in rima, capendo che è miglior cosa evitare di tratteggiare qualche amore passato, se non altro per il dato di fatto che mai potrò essere scarcerato.

 

Make Me Sick, Storia musicale di una generazione folle - Passm Editore

Make Me Sick, Storia musicale di una generazione molle – Passm Editore