“Una raccolta di intimi e profondi dialoghi con esponenti di fama mondiale delle arti, delle scienze, dell’economia e dello sport”. Questo in sintesi il contenuto del libro di Antonio Alizzi, Vite da funamboli (Sandro Teti editore), da poco in libreria.
Un volume che racconta diciannove storie di personaggi di quattro continenti, tutti famosi eppure diversi fra loro, accomunati dal fatto di essere dei “funamboli”, cioè persone che “combinando tecnica e coraggio, riescono a non perdere l’equilibrio e a proseguire nel loro cammino”. Ecco allora il Premio Nobel (Alferov), il grande regista (Sorrentino), il cantante celeberrimo (Bocelli), l’allenatore internazionale (Velasco), il giornalista famoso (Minoli) e tutti gli altri (De Bevilacqua, Hasuike, Iannantuoni, Konchalovsky, Limonov, Lobsang, Ohana, Pozner, Renfro, Scioscia, Testa, Vanmechelen, Viner-Usmanova, Yarrow), inseriti in quest’opera di 421 pagine che ha il pregio di farci conoscere delle storie a tratti divertenti, a tratti incredibili, ma che colpiscono sempre per la loro umanità. Merito dell’autore Antonio Alizzi che, malgrado la giovanissima età, è riuscito ad amalgamarle grazie alle efficaci interviste che ha realizzato ad ognuno di loro (l.m.).
Gran parte di questi testi sono stati scritti a Mosca, dove ho lavorato per una multinazionale italiana e per un gruppo editoriale russo. Durante quest’ultima esperienza professionale, mi capitava spesso ‒ per via del ruolo che avevo ‒ di incontrare persone interessanti e di dialogarci, a volte anche per ore. Alcune erano famose, altre no. Ma ciò che le accomunava era una complessa amalgama di storie personali e professionali.
Che noi tutti siamo il risultato di un’intricata matassa di vita privata e lavorativa non era certamente una novità, ma tutte queste persone avevano due caratteristiche precise. La prima è che non si erano mai sottratte alle prove cruciali della vita, anche a costo di perdere tutto. Questo le aveva portate a raggiungere degli eccellenti risultati e a guadagnarsi il rispetto e il riconoscimento delle loro comunità di riferimento. La seconda caratteristica è che il loro cammino non era stato rose e fiori, tutt’altro. Nei loro racconti c’erano paure profonde, crisi acute, sia personali che professionali, tradimenti, abbandoni, privazioni. Più andavo avanti, più mi rendevo conto di quanto queste sofferenze fossero non solo una costante dei loro percorsi di vita, ma, in buona misura, una base necessaria per i loro traguardi. Delle traversate burrascose che, proprio perché incerte e difficili, avevano acquisito un significato speciale per loro e per gli altri.
Dopo ogni incontro ero coinvolto a tal punto da dover condividere le loro storie con colleghi e amici. La loro reazione mi convinse che queste storie dovessero essere raccontate.
Nacque così a mia firma, su un noto mensile russo, la rubrica визитка (vizitka, “biglietto da visita”) che consisteva in una quindicina di domande personali e professionali.
L’idea del libro venne dopo e, per la verità, non fu neanche mia, ma di Sandro Teti, l’editore di questo volume. Io e Sandro ci conoscemmo a Roma, dove moderavo una conferenza stampa, al termine della quale lui si avvicinò per dirmi che leggeva i miei vizitka. «Sono storie interessanti, dovremmo farne un libro in Italia» mi disse.
E così, nel giro di poche settimane il progetto prese forma.
Dopo avere selezionato i colloqui più significativi presenti nella rubrica, decidemmo di integrarli con nuovi dialoghi. Mi misi a lavoro muovendomi tra Italia, Russia, Genk in Belgio, New York e Vienna. Pur provenendo da quattro continenti diversi e rappresentando quattordici nazionalità, tutti i personaggi evidenziano un tratto comune, lo stesso approccio alla vita che i funamboli hanno nei confronti della fune. Combinando tecnica e coraggio riescono a non perdere l’equilibrio e a proseguire nel loro cammino.
Da soli, in alto e ben visibili, stimolano coloro che li osservano dal basso ad allargare i propri orizzonti.
Da qui il titolo del libro.
Antonio Alizzi
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