Nei giorni scorsi l’assessorato alla Cultura del Comune di Belpasso ha presentato il libro “Bentornato Craxi” (Avanti edizioni) di Luca Pinasco (con prefazione di Giulio Sapelli e postfazione di Rino Formica), dedicato, a vent’anni dalla scomparsa, all’ex segretario del Partito socialista italiano, nonché ex presidente del Consiglio.
Non entriamo nel merito del contenuto di un libro – certamente interessante, ma che non abbiamo avuto modo di leggere – poiché non è il volume l’oggetto del nostro ragionamento, ma il Comune di Belpasso, che organizza la presentazione di un’opera su un personaggio controverso (quanto controverso, lo abbiamo scritto in un articolo precedente) senza porsi il problema, in quanto istituzione, quindi (sulla carta) agenzia educativa, dei messaggi culturali che lancia.
Premettiamo che un Comune è libero di presentare i libri che vuole, anzi se lo fa, dà un contributo importante alla crescita dei suoi cittadini, ma se offre un’opera su Craxi – riteniamo agiografica, vista la recensione di Fabrizio Fratus: “Un testo che recupera in modo innovativo ed attuale l’azione politica dell’ultimo grande statista italiano” – è fondamentale che avvii un contraddittorio, che inviti almeno un relatore contrario a certe tesi, in modo da innescare un dibattito che possa far crescere davvero chi decide di partecipare alla presentazione. Perché? Perché, come detto, Craxi era (ed è) un personaggio assai controverso, che a nostro avviso andrebbe dibattuto diversamente.
È significativo che il Comune di Belpasso presenti libri su Bettino Craxi e non si ponga il problema di celebrare i veri, grandi simboli del socialismo come Pertini, come Nenni, come Matteotti, come i fratelli Rosselli, come Giuseppe De Felice, o i veri, grandi simboli del cattolicesimo democratico come Aldo Moro, Alcide De Gasperi, don Luigi Sturzo, Giorgio La Pira, Piersanti Mattarella.
Ed è significativo che resti in religioso silenzio di fronte alla proposta che questo giornale ha avanzato nel giugno scorso – a vent’anni dalla morte – di ricordare un grande socialista come l’ex sindaco Domenico Martinez, seguace di Matteotti e di De Felice, perseguitato dal fascismo, il quale, fra gli anni Cinquanta e Sessanta, grazie alla sua opera onesta e instancabile, diede la possibilità a Belpasso – che ancora si leccava le ferite causate dal secondo conflitto bellico – di progredire in tutti i settori della vita pubblica attraverso una serie di opere di cui ancor oggi la comunità usufruisce: dallo stadio San Gaetano alla strada per l’Etna, dall’edificio postale al Palazzo comunale, fino a tanto altro.
In quell’occasione il giornale ha proposto l’intitolazione dello stadio e dell’Aula consiliare a Martinez. Silenzio. In compenso oggi ricorda l’uomo che ha liquidato la gloriosa storia del Partito socialista. Crediamo che il fatto si commenti da solo.
Luciano Mirone
Meglio stendere un velo pietoso sulla faziosità di questo articolo. E poi leggiti il libro….
Certo! poteva essere pubblicizzato meglio……..