Qualcuno può spiegare perché – al tempo del coronavirus e a causa di esso – certi locali (che magari cercano di fare rispettare le regole) vengono stangati ed altri continuano imperterriti a non osservare le norme più elementari per fronteggiare il Covid-19? Qualcuno può spiegare perché, nella stessa città, a volte perfino nello stesso quartiere, le sanzioni scattano nei confronti di certuni, mentre nei confronti di altri – dove si assiste ad incredibili assembramenti – l’attività continua tranquillamente come se il Covid-19 non ci fosse?
Non facciamo riferimenti, per ragioni di privacy, a città e locali in cui tutto questo avviene (anzi, diciamo che questo articolo è una metafora di quel che accade oggi in Italia), anche per non fare torto a molte città del nostro Paese dove si verifica lo stesso fenomeno.
Ma è il caso di dire che in questi giorni di ferragosto – soprattutto in questi giorni, ma anche in quelli “normali” – abbiamo assistito a scene per le quali le parole “paradosso”, “contraddizione”, “stramberia” sono eufemismi non facilmente spiegabili.
Da un lato le norme che ci dicono che dobbiamo evitare l’ammassamento, l’affollamento, il raggruppamento per evitare il contagio, dall’altro lo sbracamento più totale che è tutto il contrario della norma.
Intanto però i dati affermano che i casi di positività aumentano. E però lo scienziato di turno la mattina ci dice che non si tratta di una ricaduta, mentre quello della sera smentisce categoricamente.
Ora, ci rendiamo conto che – come dice lo scrittore – il coronavirus ci ha dato la possibilità di avere un “approccio sano” con l’errore, ma in certi casi l'”approccio sano” devi averlo soprattutto col buon senso, sennò il coronavirus rischia di diventare un alibi.
Luciano Mirone
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