Diciannove casi nella seconda fase della pandemia (6 solo nelle scuole della frazione di Piano Tavola: 4 bambini, una insegnante e una collaboratrice scolastica); 24 nella prima fase (fra cui tre decessi), con un livello di preoccupazione che negli ultimi giorni “tende ad aumentare”. Il sindaco di Belpasso (Catania), Daniele Motta, risponde pacatamente alle nostre domande ed invita i suoi concittadini “alla massima attenzione”, poiché “in città si sta verificando una recrudescenza del virus” (quattro contagi solo ieri).
Signor sindaco, con quale spirito – dato che avete riaperto l’unità operativa della Protezione civile – state affrontando questa situazione? Siamo in fase di pre-emergenza o di vera e propria emergenza?
“E’ una situazione che desta attenzione, sulla quale stiamo prevedendo determinate azioni, sia per il contenimento, sia per evitare eventuali impreparazioni qualora la situazione dovesse degenerare. Siamo in pre allerta e stiamo attivando il centro comunale di Protezione civile per un monitoraggio più attento dei casi e per portare avanti alcune azioni (ad esempio, la sanificazione) da attivare agli ingressi delle scuole, delle strade attorno alle scuole e delle ‘zone sensibili”.
Cosa intende per “zone sensibili”?
“Le zone vicine ai luoghi dei contagi. Il dato che ci conforta è che la stragrande maggioranza di questi casi è rappresentata da soggetti asintomatici o con sintomi lievi che si trovano in isolamento domiciliare. Però, di fatto, i contagi ci sono. Andiamo incontro all’inverno e alle influenze stagionali, quindi ci sarà anche il problema a riconoscere i sintomi”.
Perché a Piano Tavola si registra una concentrazione di contagi nelle scuole?
“Bisogna vedere chi è stato il primo soggetto ad essere colpito e la capacità di diffusione dello stesso. Probabilmente i medici dell’Asp potrebbero dare una risposta più esauriente”.
Qual è lo stato d’animo della popolazione?
“Di paura. Anche perché del vaccino contro il Covid si hanno notizie frammentarie. Le scuole sono state riaperte in seguito alle direttive delle Autorità competenti. A Piano Tavola i casi di coronavirus si sono verificati in un paio di classi: abbiamo chiesto alla Regione Sicilia se potevamo chiudere l’istituto, ci è stato riposto che dobbiamo seguire pedissequamente i Protocolli”.
Cosa prevedono i Protocolli?
“Che se c’è un alunno contagiato va chiusa la classe, se c’è un insegnante contagiato la classe non va chiusa”.
I Protocolli, secondo lei, sono rigidi o elastici?
“Siamo in una fase in cui lo spirito della direttiva è quello di convivere col virus, in attesa di un vaccino. Un nuovo lockdown, secondo me, sarebbe disastroso economicamente, psicologicamente e socialmente. La Fase 1 ci ha provati notevolmente. La gente ha bisogno di certezze, di sicurezze, che di fatto con questa emergenza non ci sono. Si sta allargando sempre più la frangia dei complottisti e dei negazionisti. Però a Belpasso abbiamo avuto tre morti. In paese ci sono persone che ancora si portano gli strascichi della malattia contratta durante la Prima fase”.
Qual è il rapporto fra il Comune e l’Asp?
“Buono. Durante la Fase 2 si è consolidato. Le informazioni arrivano solo al sindaco, giornalmente o quasi”.
Qual è lo stato di salute dei 19 contagiati?
“Quelli in isolamento domiciliare non presentano stati preoccupanti. I due ricoverati in ospedale sono una persona anziana e una che ha dei problemi di salute pregressi”.
Cosa la preoccupa?
“Due cose: il rischio di aumento dei contagi e l’aspetto psicologico: la gente ha vissuto mesi difficili e adesso tende a enfatizzare il pericolo”.
Il numero di 19 positivi in quale mese della Prima fase si era raggiunto?
“Ad aprile”.
Ricapitoliamo: 19 contagi nella seconda fase, e 24 nella prima. Non si tratta di numeri alti?
“Su una popolazione di 28mila abitanti non mi pare che si tratti di un dato preoccupante”.
Quando ci si dovrebbe preoccupare?
“Quando si superano i circa 80 casi. A Belpasso siamo nella media siciliana. In ogni caso è un fenomeno che può degenerare in qualsiasi momento: è un periodo in cui ci sono battesimi, comunioni, cresime e cerimonie di vario tipo. Le chiese sono piene, i locali pure, è il momento di alzare il livello di attenzione e di protezione”.
C’è qualche errore che (seppure in buona fede) l’Amministrazione comunale potrebbe aver commesso? Qualche assembramento non si poteva evitare?
“Spero di non averne fatti. Il problema nostro è quello delle forze in campo: con soli 9 Vigili urbani come fai a controllare un territorio vasto come questo? Purtroppo la gente ha un doppio comportamento: o è iper protettiva o è menefreghista”.
Come vede l’intervento dell’esercito?
“Che ben venga”.
Non c’è troppa riservatezza sui contagi? Comprendiamo che per ragioni di privacy si sia deciso di non rivelare i nomi dei positivi, ma almeno l’età, il sesso, il quartiere, la zona di residenza non è il caso di dirli?
“Secondo me no. Dovremmo scaricare l’App Immuni. All’inizio ero scettico nei confronti di questa applicazione, non avevo capito esattamente come funzionasse. Adesso mi sono fatto un’idea e devo dire che potrebbe rivelarsi efficace per la prevenzione del contagio. Tra l’altro è facilissima da scaricare”.
Cosa vuole dire ai suoi concittadini?
“Di stare attenti, di lavare spesso le mani e di usare la mascherina. Dobbiamo farlo per il bene nostro e dei nostri cari”.
Nella foto: Belpasso (Catania). L’ingresso del municipio, dove nella fase del lockdown era stata allestita l’unità della Protezione civile
Luciano Mirone
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