Cosa significa la chiusura decisa ieri dal governatore Musumeci degli esercizi commerciali in Sicilia sia la domenica che i giorni festivi a causa del coronavirus? C’è qualcosa di più serio rispetto a quanto non venga affermato dai numeri? Perché una restrizione così improvvisa che evoca situazioni drammatiche? Perché l’ordinanza stabilisce la chiusura degli esercizi commerciali tranne le farmacie, le parafarmacie, le tabaccherie, le edicole, e il servizio a domicilio per i prodotti alimentari e dei combustibili per uso domestico e per il riscaldamento?
Se il presidente della Regione Sicilia – solitamente elastico nel gestire l’emergenza Covid – emette un’ordinanza così restrittiva, vuol dire che la pandemia nell’isola è più pericolosa di quanto non dica il colore arancione stabilito dal Governo nazionale? Poniamo questa domanda – lontani dall’intenzione di creare allarmismi – alla quale non riusciamo a dare una risposta, anche se ci sono degli indizi – solo degli indizi, per carità – che sembrano corrispondere alle ultime decisioni adottate da Musumeci. Vediamo quali.
Indizio numero 1. Partiamo dalla dichiarazione che lo stesso governatore siciliano ha fatto ieri sera: “Siamo in una fase di grande attenzione e ho ritenuto di accompagnare le decisioni nazionali e regionali con un’ordinanza che ha l’obiettivo di sostenere i primi segnali positivi, evitando nei giorni domenicali e festivi le occasioni di assembramento che abbiamo visto in tante immagini pubblicate dai mezzi di comunicazione. Chiediamo a tutti uno sforzo nelle prossime importanti giornate” (Ansa, ore 22,33).
La fase di “grande attenzione” di cui parla Musumeci è un eufemismo che presuppone una eventuale emergenza? Cosa lo porta ad esprimersi con toni apparentemente diplomatici, ma sostanzialmente preoccupati?
Indizio numero 2. Vediamo i numeri: 1871 contagi e 40 decessi registrati ieri (relativi alle ultime 24 ore), con una curva in costante crescita quotidiana: in media circa 100 unità di positivi al giorno.,
Indizio numero 3. ieri sera stessa Musumeci ha annunciato che altri 5 comuni, da oggi al 3 dicembre, verranno inseriti in “zona rossa” (Acate, Comiso, Camastra, Ciminna e Maniace). Altri 5 (Bronte, Cesarò, San Teodoro, Misilmeri e Vittoria) lo erano da alcune settimane.
Indizio numero 4. Non dimentichiamo le dichiarazioni durissime rilasciate nei giorni scorsi dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, presidente dell’Associazione dei comuni siciliani (Anci) in merito ai dati diffusi sulla pandemia nell’Isola: Orlando in pratica accusa Musumeci di nascondere i “veri numeri” del contagio. Sia il governatore che l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, rispondono per le rime: loro – dicono – si attengono a quanto comunicato dagli organi competenti. Il che, tradotto in parole povere, significa: l’allarme del sindaco di Palermo è ingiustificato.
Indizio numero 5. Ma “i conti non tornano”, ribatte Orlando. “C’è una netta discrepanza fra le immagini drammatiche che vediamo ogni giorno (ospedali pieni di contagiati, ambulanze in fila, bombole di ossigeno che mancano, terapie intensive al collasso) e i dati ufficiali che ci vengono forniti”. Secondo il sindaco ci sarebbe una chiara difformità fra il dato reale e il dato annunciato.
Indizio numero 6. Passano diverse ore. Il sindaco di Palermo annuncia la chiusura delle scuole dell’obbligo a causa dell’acuirsi del contagio in città. Musumeci e Razza contestano fortemente la decisione. Orlando fa marcia indietro dopo un confronto (non sappiamo se drammatico o tranquillo) con il premier Conte e il ministro alla Salute, Roberto Speranza. La tensione non si placa.
Indizio numero 7. Nel giro di pochissimi giorni diversi comuni siciliani denunciano situazioni drammatiche. Per esempio Bronte, quasi 19mila abitanti in provincia di Catania, dove lo stesso sindaco Pino Firrarello viene colpito dal Covid. In pochie settimane si contano 359 contagi e 14 decessi.
Indizio numero 7. Il Pd della cittadina catanese – constatate anche le positività riscontrate in una casa di riposo per anziani – chiede al prefetto “personale sanitario dell’esercito” per far fronte alla “grave emergenza”.
Indizio numero 8. Lo stesso Musumeci dopo l’emissione dell’ordinanza dice: “Lo dobbiamo agli operatori della sanità che stanno dimostrando una capacità di intervento senza precedenti, ma lo dobbiamo anche a tutti gli operatori economici che stanno affrontando un momento difficile e, in definitiva, lo dobbiamo a noi stessi, perché bisogna ritornare a una vita il più possibile normale nei tempi che la pandemia impone”. Mettete insieme questi indizi e fate voi.
Nella foto: il governatore della Sicilia, Nello Musumeci
Luciano Mirone
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