Ingenti quantitativi di droga venivano detenuti dagli organizzatori di una delle piazze di spaccio più grosse e redditizie della provincia di Catania, quella di Gravina, paesone della cintura etnea a pochi chilometri dal capoluogo, con un c0ntrollo capillare del territorio. Al punto da provocare un incendio di vaste proporzioni (mettendo a rischio l’incolumità degli abitanti) per distruggere gli strumenti con i quali i Carabinieri stavano monitorando il traffico di stupefacenti.
Ma oggi, dalle prime ore del mattino, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, i militari del Comando Provinciale di Catania, supportati da personale del Nucleo Cinofili di Nicolosi e del XII° Reggimento Carabinieri Sicilia, stanno eseguendo un provvedimento restrittivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale del capoluogo etneo, nei confronti di 16 persone indagate, a vario titolo, per i reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
L’attività di indagine, condotta dalla Compagnia Carabinieri di Gravina di Catania da aprile ad agosto 2019, e coordinata dalla Procura di Catania, ha consentito di individuare due distinte organizzazioni criminali – operanti principalmente sulla via Francia di Gravina e sul territorio del Comune di Mascalucia e in zone limitrofe – rispettivamente dirette da Giuseppe NICOLOSI, detto “Kawasaki” e Roberto CERAMI, che si spartivano il territorio per lo spaccio di cocaina e marijuana.
Questo quanto scrivono gli inquirenti: “Le investigazioni, effettuate mediante attività tecniche e dinamiche, corroborate dalle dichiarazioni di alcune persone informate dei fatti, hanno consentito di far emergere l’operatività dell’associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, di cui si è potuto delineare in dettaglio la struttura, le posizioni di vertice, i ruoli dei singoli membri, nonché le dinamiche gestionali con cui il gruppo operava e gestiva la “piazza di spaccio”. L’attività permetteva di sequestrare ingenti quantitativi di stupefacente, grazie al monitoraggio della numerosa clientela dei due gruppi criminali”.
“Nel corso delle indagini, a seguito di ripetuti interventi di riscontro effettuati dall’Arma dei Carabinieri, l’indagato NICOLOSI, sospettando di essere monitorato, si dava alla ricerca, poi risultata fruttuosa, di eventuali apparecchi di captazione audio-video occultati nella prossimità dell’area di spaccio da lui gestita”.
“A seguito del rinvenimento delle microspie si registrava l’iniziativa di uno degli indagati (non colpito dal provvedimento restrittivo), vicino al NICOLOSI, il quale non esitava ad incendiare un’area a verde attigua al civico 2 di via Francia nel presumibile tentativo di distruggere eventuali telecamere ivi presenti, mettendo così in serio pericolo anche l’incolumità delle persone ivi residenti”.
“L’incendio, infatti, veniva domato solo grazie all’intervento dei Vigili del fuoco. Da qui la contestazione a carico dell’autore di tale gesto della condotta delittuosa di cui all’art.423 bis c.p.”.
Barbara Contrafatto
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