“Sono Oreste Lauria, tirocinante della Regione Sicilia”. Inizia così la lettera appassionata e triste di questo siciliano che, in base a quanto previsto dalla legge, dovrebbe percepire – come altre 6 mila persone nella sua condizione – un reddito di 500 Euro al mese. Ma siccome i pagamenti sono bloccati per una serie di incredibili pastoie burocratiche, Oreste vive una condizione di disagio che sta portando lui e i suoi colleghi a definirsi “i mandati a casa”, “i non pagati”, i “senza alcuna occupazione”, con tutti i problemi psicologici che ne conseguono.
Questa storia inizia nel 2018, quando l’Amministrazione regionale “ha voluto agevolare l’attivazione di percorsi di tirocinio (presso alcune aziende, ndr.) finalizzati a sostenere esperienze formative e professionali in grado di rafforzare i livelli di occupabilità dei partecipanti”, in modo da “ampliare le loro opportunità d’inserimento lavorativo”, mediante “un’esperienza formativa all’interno di contesti produttivi, utili all’inserimento nel mercato lavorativo”.
Dopo il bando della Regione, migliaia di siciliani presentano la richiesta per far parte del progetto “Avviso 22” (si chiama così) finanziato con il Fondo Sociale Europeo. E’ così che un esercito di 6 mila persone viene ammesso tramite una tripartizione: la “misura A” rivolta ai giovani; la “misura B” agli adulti; la “misura C” ai disabili. Con un “bonus occupazionale riservato alle imprese che assumono i tirocinanti”.
Lo scopo – secondo la norma – è quello di fare un percorso di esperienze formative che possano permettere “l’acquisizione” da parte dei partecipanti, “di nuove competenze, utili ad incrementare l’occupabilità”.
Peccato però che fra il dire e il fare – soprattutto in Sicilia – c’è di mezzo una burocrazia elefantiaca che rende, da subito, difficile, per non dire impossibile, il percorso tracciato dalla Regione. Risultato: secondo quanto scrive Oreste, c’è gente che ancora non ha ricevuto le spettanze di pagamento da parte dell’assessorato regionale al Lavoro: “Sono ancora molti i tirocinanti da pagare – dice – , in tanti attendono da mesi il saldo dell’intera somma, altri solamente l’ultimo bimestre”.
L’argomento è stato oggetto di discussioni accese all’interno dell’Assemblea regionale siciliana fra i deputati di maggioranza e di opposizione. La giunta ha cercato di semplificare la procedura, ma purtroppo ancora – a sentire Oreste – tutto è rimasto farraginoso e i pagamenti, per la maggior parte, non sono arrivati.
“Per quanto riguarda lo snellimento della procedura per rendere celeri i pagamenti – scrive Lauria – sono uscite in passato delle liste con accredito zero per alcuni tirocinanti, che si sono visti tagliare l’indennità spettante. Non si sa ancora la motivazione… ma la Regione Sicilia non può penalizzare i tirocinanti, che colpa non hanno”. Semmai, seguita Lauria, la “colpa è dell’incompetenza di alcuni enti promotori”.
“Mi chiedo – dice ancora Oreste – a chi spettava controllare la documentazione prima di iniziare il tirocinio alla Regione Sicilia. All’ente promotore, ai centri per l’ impiego?”.
“Noi – puntualizza – siamo sempre e comunque parte lesa, perché qualcuno dovrà pagarci: questo è sfruttamento”. Perché “alla fine del tirocinio svolto, siamo stati mandati a casa non pagati e senza alcuna occupazione”.
“Altra cosa inspiegabile – spiega Lauria – è il fatto che pochissime aziende ed enti accreditati con la Regione Sicilia abbiano assunto qualche tirocinante, nonostante le note di merito emesse per il servizio svolto”. Eppure – aggiunge l’estensore della lettera – la Regione Sicilia, attraverso fondi europei, avrebbe garantito a tali aziende un bonus occupazionale di 14 mila euro e uno sgravio fiscale garantito per 5 anni”.
“Tutto questo – esclama Oreste – è inaccettabile. È un circolo vizioso che va a discapito dell’intera collettività dei cittadini siciliani onesti e perbene”.
“Tutto – conclude – per favorire gli interessi delle aziende” che così, secondo il denunciante, possono “ricevere una manodopera a costo zero”, senza “una buona e stabile occupazione per il tirocinante”.
Luciano Mirone
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