Santi Borzì, chi è “l’Innominabile”? Il consigliere comunale di Belpasso (Catania) ride di gusto, si ferma un attimo e dice: “Dai, si capisce chi è”.

Ormai lo dica, magari molti non lo hanno ancora capito.

“L’Innominabile è Carlo Caputo (sindaco di Belpasso dal 2013 al 2018, oggi presidente del Parco dell’Etna, ndr.)”.

Quindi, secondo lei, il nuovo dominus della politica belpassese è Caputo?

“Beh sì. Molti aspetti che un tempo Carlo contestava ad Alfio Papale (attuale deputato regionale di Forza Italia ed ex sindaco, di cui Caputo è stato vice, assessore e consigliere comunale, ndr.), oggi li rivedo in lui”.

Il consigliere comunale di Belpasso (Catania), Santi Borzì, e il sindaco della città etnea Daniele Motta. Sopra: Borzì nel corso dell’ultima campagna elettorale (2018)

Perché intervistiamo Borzì? Il contesto è quello di un Consiglio comunale con un predominio assoluto della destra (uno dei pochi casi in Italia), sia in maggioranza (7 consiglieri di Diventerà bellissima, più 5 di liste civiche, fra cui Borzì), sia perfino in minoranza (2 consiglieri di Fratelli d’Italia di Meloni e uno della Lega), con un rappresentante del Movimento 5 Stelle che fa opposizione in solitudine. A questo bisogna aggiungere che la destra ha monopolizzato anche le poltrone di presidente e di vice presidente del Consiglio. Ma Belpasso fa eccezione.

La sera dello scorso 15 gennaio, durante una tumultuosa seduta del civico consesso, si è arrivati allo psicodramma quando Borzì ha accusato pesantemente una parte della sua maggioranza di non avere rispettato i patti stipulati dopo le elezioni del 2018, che, a suo dire, prevedevano una staffetta di due anni e mezzo fra lui e il consigliere Gaetano Campisi (primo nella lista di Borzì, Belpasso Futura, con 737 voti) per la poltrona di presidente del Consiglio. Dimessosi Campisi, quella carica sarebbe toccata proprio a Borzì.

E’ successo esattamente il contrario. Una parte della coalizione ha votato per la consigliera Patrizia Vinci (anche lei di Belpasso Futura: 452 voti alle ultime elezioni), facendo finire la partita con un inaspettato 9-7 per la consigliera, dopo un testa a testa (8-8) fra lei e Borzì. Da quel momento si è scatenata la bagarre, in un contesto di veleni, di accuse e controaccuse, in cui lo stesso Borzì (389 voti nel 2018), il giorno dopo, nella sua pagina Facebook, ha pubblicato una foto del Consiglio comunale con la scritta: “La porcata”.

La foto pubblicata su Facebook da Borzì il giorno dopo la mancata elezione alla  presidenza del Consiglio comunale

Dopo qualche giorno, il sindaco Daniele Motta ha diffuso un comunicato: “Maggioranza compatta dopo una settimana di incontri e di dibattito acceso”. Nessun problema, secondo il primo cittadino: solo una piccola incomprensione dovuta ad una diversa “interpretazione” delle parole: “Tra i ranghi di Diventerà Bellissima – ha scritto il sindaco – si è sostenuto che l’accordo di coalizione poggiava sulla lista e non sulla persona. Belpasso Futura, invece, sosteneva che l’accordo fosse sull’elezione del consigliere Santi Borzi”.

La nota di Motta, invece di spegnere l’incendio, involontariamente lo alimenta. Tutto divampa quando Diventerà bellissima, il movimento del governatore della Sicilia Nello Musumeci (che a Belpasso è controllato dallo stesso Caputo e dal deputato regionale Giuseppe Zitelli), emette pubblicamente una nota in cui Borzì viene accusato di “arrivismo sfrenato” e di “anteporre i propri interessi a quelli della collettività”.

A quel punto la situazione, all’interno della maggioranza, rischia di precipitare. “Di tutto mi possono accusare, tranne che di arrivismo”, dice Borzì.

E allora qual è la sua verità?

“Tutto era stato stabilito ad inizio legislatura. Lo stesso sindaco, allora, lo ribadì nel corso di una riunione di maggioranza: i presidenti in questi cinque anni, disse, saranno due, Gaetano Campisi e Santi Borzì. Motta, con l’ultimo comunicato, ha fatto una mossa avventata per difendere l’indifendibile. Lo scorso 4 gennaio, Belpasso Futura aveva comunicato al sindaco che il nome del prossimo presidente rimaneva  il mio”.

L’ex sindaco di Belpasso Carlo Caputo, l’attuale Daniele Motta e il deputato regionale di Diventerà bellissima Giuseppe Zitelli

Quindi lei smentisce il comunicato stampa di Motta?

“Sì”.

Il sindaco in un’intervista rilasciata nei giorni scorsi ha detto di essere un arbitro imparziale.

“Mi riesce difficile immaginare un arbitro imparziale quando lo stesso ha già indossato la maglietta di una delle due squadre (Diventerà bellissima, cui Motta ha aderito, ndr.) Se poi il sindaco vuole dare l’idea di una facciata intatta, quando l’interno della casa è già andato in fiamme, faccia pure”.

Pensa che davvero l’interno della casa sia andato in fiamme?

“Oggi sì. Non c’è una situazione serena”.

Fino a che punto possono arrivare le fiamme?

“Lo vedremo. Oggi la lista Belpasso Futura aspetta un atto concreto del sindaco per poter proseguire: un metodo, una linea di condotta, che fino ad ora non c’è stata”.

Lei dice, quindi, che Caputo è stato il regista di questa operazione. E però afferma pure che “l’Innominabile” è stato l’unico a parlar chiaro nel corso di una recente riunione di maggioranza.

“C’è stata molta ipocrisia in quella riunione: molti hanno ragionato più sugli effetti (il mio discorso) che sulle cause che li avevano determinati. Addirittura qualcuno ha detto che avrei dovuto chiedere scusa, celando il vero problema: cioè la manfrina dell’accordo fatto sulla lista e non sul nome. Alla fine a far chiarezza ci ha pensato proprio Caputo”.

Come?

“In modo aspro ma vero: ha detto chiaramente che il problema era legato al fatto che io sono legato politicamente al deputato regionale Luca Sammmartino (prima Pd, oggi Italia Viva di Matteo Renzi, ndr.)”.

Ha detto così?

“Certo. Ha aggiunto che a Belpasso non si poteva permettere a un sammartiniano di diventare presidente del Consiglio”.

Perché?

“C’entrano le prossime elezioni regionali del 2022. Hanno voluto neutralizzare una figura che da presidente del Consiglio, ai loro occhi, avrebbe potuto essere più incisiva in campagna elettorale. Una parte di questa maggioranza si giocherà il tutto per tutto per fare rieleggere il deputato regionale di Diventerà bellissima, Giuseppe Zitelli, che si ricandiderà”.

 Luca Sammartino nella sede del Pd di Belpasso durante la campagna elettorale del 2018, quando il deputato regionale militava nel Pd, prima dell’ingresso in Italia Viva di Renzi

Scusi, ma nel 2018 lei era già con Sammartino?

“Certo. La situazione era esattamente come quella odierna: loro lo sapevano perfettamente”. 

Se la discriminate di oggi è Sammartino, perché non lo fu allora?

“Evidentemente occorrevano i nostri voti. Se qualcuno, attraverso l’elezione del presidente, vuole spegnere questo pluralismo, il problema è suo, non mio: io comunque resto dentro la maggioranza. Anche perché, diciamolo chiaramente: subito dopo le elezioni, ben tre delle cinque liste che hanno sostenuto Motta (quella di Caputo, quella di Zitelli e quella dell’attuale assessore Moreno Pecorino), sono confluite in Diventerà bellissima, uccidendo il ‘patto civico’ che era stato stipulato”.

Lei a Belpasso fa parte di una maggioranza di destra, mentre a livello regionale e nazionale – attraverso Sammartino – si rifà a due partiti che fanno parte del centrosinistra. Cosa è rimasto del Santi Borzì del 2012, quando a 21 anni, su Facebook, inneggiava a Mussolini e demonizzava i partigiani, al punto da innescare uno scontro durissimo col sottoscritto?

“Quel post l’ho scritto una sola volta e fu una goliardata. Oggi c’è un Santi Borzì cresciuto, maturo, che da otto anni fa parte delle istituzioni, sia come consigliere, sia come ex assessore della Giunta Caputo, quindi inevitabilmente le cose si vedono con un occhio più critico rispetto al passato. Di quel Santi Borzì rimane la verve giovanile, l’entusiasmo, la passione politica. Non certo l’arrivismo”.

Perché una persona strutturalmente di destra come lei decide di non aderire a Diventerà bellissima, che ha un leader come Musumeci dichiaratamente fascista? Perché il suo riferimento è un deputato che appartiene a partiti che a livello regionale e nazionale stanno col centrosinistra?

“Oggi le vecchie categorie destra-sinistra sono superate. La mia scelta nasce da un’amicizia personale, prima ancora che politica, con Sammartino. Sembrerà strano, ma nello schieramento di Sammartino mi sono ritrovato con diverse persone di destra: penso al coordinatore provinciale di Italia Viva, Puccio La Rosa, che diversi anni fa era coordinatore provinciale del Fronte della gioventù”.

Cosa le impedisce di passare con Diventerà bellissima? Le è stato proposto?

“Non mi è stato mai proposto, ma qualora dovesse essermi proposto, non riesco a individuare una prospettiva chiara nel movimento del presidente Musumeci: vedo una formazione poco inclusiva”.

È stato detto che Patrizia Vinci avrebbe dovuto dimettersi per rispetto dei patti del 2018.

“Credo che in un’occasione del genere bisognava avere il coraggio di dichiarare di non accettare una carica che rischiava di essere oggetto di strumentalizzazioni. Ma penso che Patrizia – persona perbene che stimo – abbia preso coscienza della situazione un attimo dopo della votazione”.  

Se il sindaco le offrisse un assessorato o la vice sindacatura, cosa succederebbe?

“Credo che non accadrà mai. In caso contrario, ne parlerei con il mio gruppo di riferimento e si deciderà collegialmente. Di sicuro non cerco poltrone”.

Luciano Mirone