Esprimono “preoccupazione”. E ribadiscono il grido d’allarme (lanciato il 20 novembre dello scorso anno) per il progettato impianto di trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani da ubicare in un’area di quasi 30 ettari di terreni collinari e argillosi, ricadente nel comune di Randazzo (Catania), 26 chilometri in linea d’aria, tra le province di Catania e di Enna (contrade Quartadanaro e Bauzze), a 12 chilometri da Bronte, a 10 da Regalbuto, a 7 da Centuripe e Adrano, a 4 chilometri e mezzo dal fiume Simeto, a 2,6 dal fiume Salso e a 2 dal fiume di Sotto di Troina, oltre ai 2 chilometri dalle centrali idroelettriche di Grottafumata e 7 da quella del Contrasto.
Settanta associazioni di undici comuni che fanno parte del Presidio partecipativo del Patto del Fiume Simeto (e che operano in sinergia con l’Università di Catania e con il Centro nazionale ricerche), scrivono al Giornale di Sicilia, allegando la loro relazione prodotta sette mesi fa, “ad integrazione” dell’articolo pubblicato nei giorni scorsi dalla testata palermitana, che ha riprodotto lo Studio di fattibilità rilasciato dal presidente della Srr (Servizio di gestione rifiuti) in cui si parla delle caratteristiche del sito.
Un modo diplomatico per dire che sull’argomento sarebbe il caso di ascoltare anche il parere della società civile. Nel pezzo del quotidiano palermitano, fra l’altro, si legge: “Per questa zona, proposta quasi due anni fa dal comune di Randazzo alla Srr, che dava il via libera a localizzarvi la discarica, la Regione Siciliana due mesi fa ha finanziato 70 milioni di euro per la costruzione di una piattaforma integrata, con impianti di trattamento meccanico-biologico (1000 tonnellate/giorno), di compostaggio (50.000 tonnellate/anno) e di smaltimento (vasca per rifiuti non pericolosi, da un milione di metri cubi)”.
Ecco perché il Presidio si è attivato per contestare al dirigente generale del Dipartimento dell’Acqua e dei Rifiuti della Regione Sicilia, al governatore Nello Musumeci, all’assessore regionale all’Energia, al presidente della Srr (Servizio di gestione rifiuti di Catania provincia Nord), e al sindaco del Comune di Randazzo, lo Studio di fattibilità geologica e la Progettazione preliminare della struttura “in un’area pregevole dal punto di vista paesaggistico, ambientale e produttivo”.
Diverse le criticità che le associazioni elencano alle autorità regionali.
“La paventata contaminazione del suolo e del rilevante impatto in termini di emissioni in atmosfera (provocato dall’impianto e dal conseguente traffico veicolare su gomma) comprometterebbe ambienti con ecosistema naturali e antropizzati”, si legge nel documento.
“Notevole – secondo le sessanta associazioni che operano nei comuni di Paternò, Adrano, Belpasso, Biancavilla, Santa Maria di Licodia, Ragalna, Centuripe, Troina, Regalbuto – la presenza di coltivazione agricola biologica e di attività agropastorale praticata nelle contrade Quartadanaro/Bauzze del comune di Randazzo e ricadenti in area compresa, e a ridosso, tra i comuni di Centuripe ed Adrano, comuni facenti parte del Patto di fiume Simeto e riconosciuti come Area sperimentale su autocandidatura Snai (Strategia nazionale aree interne, ndr.), unica nel Meridione di Italia, che ha prodotto la possibilità, per i nostri territori, di attingere a decine di milioni di Euro destinati ad un quadro strategico di interventi fondato su innovazione e sostenibilità, formazione, valorizzazione e tutela dei beni ambientali”.
Dopo un’ampia spiegazione di carattere tecnico sulla natura orografica e geomorfologica del terreno (caratterizzato da uno strato argilloso e attraversato da un sottobacino del fiume Salso, oltre che da ruscelli e torrenti), la relazione del Presidio spiega che “senza una adeguata regimentazione dei deflussi superficiali delle acque meteroriche e ruscellanti, si rischia di impattare significativamente sul regime idrologico-idraulico di tutta l’area con innesto di processi erosivi ed accelerazione del dissesto idrogeologico già preannunciato”.
Non solo: “L’insediamento delle strutture per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani può accelerare il processo di ‘degrado ambientale’ in contrasto con le indicazioni strategiche di sviluppo dei territori che vengono supportate dalla strategie europee e dalla legislazione nazionale”.
Dal sopralluogo – si fa notare – che la parte sud ed est dell’area individuata “confina con colture di tipo oliveto” e “nonostante l’acclività del terreno, questo ben si presta alla coltivazione dell’olivo in coltura specializzata (biologico): ne è prova la presenza di numerosi esemplari in ottimo stato vegeto-produttivo”.
L’area – secondo le associazioni – mantiene ancora la “vocazione alla pastorizia, ben sviluppata l’attività di allevamento di bovini da carne e/o da latte”.
Per non parlare, si legge del “valore ecologico di questa area”, ritenuta “fragile e sensibile” dal punto di vista ambientale, come viene riconosciuto dalla stessa Relazione di fattibilità redatta per ottenere le autorizzazioni regionali.
Il Presidio, in sostanza, “auspicando una riconsiderazione e una rivalutazione di quanto illustrato”, evidenzia che “le prevedibili opere di movimento terra per la realizzazione dell’impianto creeranno problemi di instabilità, di disordine idraulico e geomorfologico oltre agli elevati costi di realizzazione e mantenimento degli impianti”.
Nella foto: un tratto dell’area nel territorio di Randazzo (Catania) dove è prevista la discarica
Luciano Mirone
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