Dopo tre anni e mezzo di scaramucce, di polemiche, di “denunce”, tra i due avversari che alle amministrative del 2013 erano arrivati al ballottaggio per la poltrona di sindaco, scoppiò improvvisa la pace. Messa da parte la “leale contrapposizione dialettica”, venne il giorno in cui si stipulò la santa alleanza “per il bene del paese”. La nomina del nuovo assessore fu il momento più alto di un’unione che nessuno si aspettava, ma diciamoci la verità, la nomina dell’assessore era solo la punta dell’iceberg, perché nella sostanza c’era (o ci sarebbe stata) la formazione di un sistema di potere “giovane” contrapposto al sistema di potere “vecchio”, laddove non sappiamo quale dei due era quello vecchio e quale quello giovane, perché i metodi utilizzati erano talmente uguali da confondere anche i meno sprovveduti.
Sappiamo però che entrambi i sistemi – fino a qualche tempo prima – erano in perfetta osmosi, ma a un certo punto i “giovani” decisero di mettersi in proprio sfidando apertamente l’Onorevole, sotto la cui ala protettiva erano stati tutti. Ma la gratitudine, si sa, non è di questo mondo… e poi bisognava pure distaccarsi da un personaggio ingombrante, chi per spirito di rivalsa, chi per continuare ad alimentare il bluff dei giovani duri e puri. Ma, conoscendo il passato, non erano escluse future sorprese di accordi.
L’Onorevole, dal canto suo, per la campagna elettorale a Palazzo dei Normanni dovette elaborare il lutto per organizzarsi senza quei giovani che aveva cresciuto alla grande. Li sostituì brillantemente con i libri, e che libri, consapevole finalmente che la “cultura” paga, argomento con il quale, in verità, non pare che fosse mai andato d’accordo. Ma nella vita c’è sempre tempo…
Ecco dunque che il sindaco strinse un patto di ferro con colui che era stato il suo competitore. Il tempo di lavare le antiche ruggini, di avviare le trattative, di parlare ai cittadini di “nuovo che avanza” et voilà… tutto cambiato, tutto diverso dall’oggi al domani, con buona pace della coerenza.
Ma fu l’intera operazione a far storcere tante bocche, non sappiamo se per le risate o per l’indignazione.
Regista ufficiale: il consigliere P., non sappiamo se come braccio o come mente, nel senso che non sappiamo se costui agì da solo o in tandem col suo ex candidato sindaco. Fatto sta che a un certo punto i cittadini seppero che era nata l’Associazione. L’Associazione? Sì, perché dovete sapere che dalle nostre parti, quando si porta avanti un disegno del genere, c’è sempre un’associazione “culturale” pronta per l’uso; ne faceva parte lo stesso consigliere P, e poi signore e signori di mezza età, e anche diversi giovani. Qualche giorno dopo il consigliere P., con un comunicato letto solennemente in Consiglio, informò la cittadinanza che “per il bene della città” una parte di opposizione, pardon, di Associazione, era passata in maggioranza. Della serie… finora abbiamo scherzato: quelle foto della scuola che cadeva a pezzi che vi abbiamo mostrato quando eravamo all’opposizione erano una burla. Il tempo di fare una mistica gita in quel di San Giovanni Rotondo per una bella benedizione e poi di nuovo al lavoro: per “il bene di tutti” ovviamente.
Dopo mesi di annunci, di false notizie, di attesa spasmodica, finalmente la lieta novella arrivò. Fu il sindaco in persona a darla con quell’inconfondibile linguaggio da “giovane che avanza”: “L’avvicendamento degli assessori – disse in pompa magna – rientra nel normale percorso politico che abbiamo programmato”. Stavolta l’assessore non lo aveva pescato dalle sue liste, ma dall’Associazione. Una allocuzione di cui sentivamo la mancanza. Una struggente nostalgia ci assalì, finalmente sentivamo quel sapore da primissima repubblica che si era perso da tempo. Parole inconfondibili risuonavano nelle nostre menti, come doroteo, disciplina, alternanza, avvicendamento, e altri termini che credevamo morti e sepolti.
Fu in quel momento che ci tornò alla mente la fatidica frase di un grande politico nostrano, dalla cui scuola era uscito il fior fiore degli amministratori, compreso l’Onorevole, che a sua volta aveva impartito grandi lezioni di vita e di politica all’attuale sindaco: “Tu n’amministrari, ma ha ministrari ccu cuppinu”.
Se volete sapere cosa è stata la Prima Repubblica basta questa frase, solo questa, più di cento libri di politica. Letterariamente vuol dire: “Tu non devi amministrare, ma dividere col mestolo”. Sostanzialmente significa che gli assessori vanno cambiati in media ogni anno e mezzo, per non scontentare nessuno e per tenere tutti buoni, come da “normale percorso politico”. Perché qui la competenza è un optional, è l’appartenenza quella che conta. Straordinario. A pronunciarla non era un politico ottantenne con la nostalgia dei bei tempi andati, ma un sindaco trentenne. E poi dicono che tutti i giovani hanno la fissazione dell’Europa e si montano la testa. Non è vero. Qui ancora c’è gente che orgogliosamente “ministra ‘ccu cuppinu”.
Luciano Mirone
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