“Il Motoraduno internazionale dell’Etna deve vivere e sta vivendo in questi giorni, il 6, il 7 e l’8 agosto”, e anche se il suo fondatore, il professore Luciano Bellia, nello scorso gennaio, all’età di 80 anni, è passato improvvisamente a miglior vita, i figli Maria Grazia (50 anni) e Antonino (48) hanno deciso di prendere il testimone che per 43 anni il loro padre aveva tenuto saldamente in pugno: l’organizzazione di uno dei più grandi e originali eventi turistico-sportivi che si svolgono in Sicilia. Che ogni estate, in agosto, calamita a Belpasso, in provincia di Catania, tantissimi centauri di tutta Europa, riempendo le strade e le piazze dell’Isola e lasciando una scia di colori e di allegria nei luoghi più disparati della regione.
Un testimone difficile da gestire, visto che l’indiscusso “patron”, quando si concludeva una manifestazione, si metteva a tavolino per l’edizione successiva. Sempre migliore di quella precedente, con sorprese, premi, ospiti, itinerari e sponsor eccezionali – da Coca Cola ad Agip, da Martini a Condorelli, con l’Alto patrocinio del presidente della Repubblica, del governo nazionale, regionale, provinciale e di diversi comuni – da fare impallidire i più grandi manager di eventi sportivi e culturali anche del Nord, che hanno sempre visto questa kermesse con ammirazione e anche con un pizzico di invidia, non riuscendo mai a comprendere come un docente di lettere potesse mai approntare una manifestazione come questa, in un paese dell’Etna sprovvisto delle infrastrutture più elementari (memorabili le polemiche per il campeggio al campo sportivo e “alcune passate amministrazioni che hanno remato contro”) per ospitare migliaia di motoradunisti. Acqua passata, se si pensa alle numerose attività ricettive presenti oggi sul territorio.
Maria Grazia e Antonino hanno preso quel testimone con l’entusiasmo e la consapevolezza che “papà è ancora tra noi”, mentre il gruppo di affezionati belpassesi, nei giorni della vigilia, si raccoglie nella sede storica del Moto Club – tra la Terza Retta Ponente e la XVI Traversa – per testimoniare l’attaccamento e l’amore verso una manifestazione che fa parte delle cose più belle e significative del paese, e mentre Ugo, 10 anni, il figlio di Maria Grazia, con la stessa flemma ed ironia, descrive la “severità del nonno quando a tavola facevo cadere la Coca Cola”, ed anche la sua simpatia quando, fra il serio e il faceto, raccontava le cose antiche di Belpasso.
In questo momento nella sede del Moto Club c’è chi – come Giusy Tomasello e Maria Marletta – prepara le magliette, chi mette ordine alle carte, chi sistema la bacheca con le belle locandine delle scorse edizioni firmate dall’artista Carlo Santagati e gli straordinari “Annuari” con gli scritti anche di Giuseppe Giarrizzo, Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Giuseppe Sambataro, Lucio Sciacca e le foto d’arte di Giuseppe Leone, con le coppe e le medaglie dei coniatori toscani, preziosi doni offerti agli ospiti; chi sta qui solo per il gusto di parlare e di sorridere, come se davvero la figura del “mitico professore” fosse ancora presente.
A fare gli onori di casa sono i figli dell’inventore del Motoraduno, che in modo spontaneo preferiscono coinvolgere nella chiacchierata le persone che “disinteressatamente sono qui a dare una mano”. Dall’ottantasettenne Turi Cavallaro “Pisciaùgghi” (sempre presente ad ogni kermesse con la sua moto d’epoca) all’assessore Moreno Pecorino (elogiato da Maria Grazia e Antonino per l’impegno profuso assieme al resto dell’amministrazione comunale e al presidente della Pro Loco, Tony Carciotto), dal videomaker Pippo Vitaliti che sta realizzando la storia del motoraduno attraverso i pezzi più significativi di tutte le edizioni filmate anche dal padre, ad uno dei componenti storici del corpo dei Vigili urbani di Belpasso, Salvatore Zappalà.
“Nello scorso gennaio, quando papà è venuto a mancare”, dicono all’unisono Maria Grazia e Antonino, “abbiamo preso l’impegno di continuare la sua opera, ognuno dalle rispettive sedi di residenza”. Lei da Roma, lui da Grosseto. Per alcuni mesi sono state “studiate” le impostazioni che Luciano Bellia dava alle sue carte, da giugno ad ora è stata una full immersion pazzesca.
“Una tempesta emotiva molto forte. Riaprire gli armadi, riprendere le carte, riaccendere il pc e riaprire i file non è stato semplice. Abbiamo sempre partecipato al Motoraduno, ma come figli, cioè vivendo la parte romantica, senza conoscere molto quella organizzativa. Abbiamo dovuto ricostruire tutto. Papà aveva ogni cosa in testa: attraverso ogni documento abbiamo cercato di metterci ‘in sintonia’ con lui: Richiesta al Comune, Richiesta alla Provincia, Richiesta della pattuglia della polizia, Invito al Prefetto, Invito al Presidente della Regione e così via. Tutto ordinato in modo maniacale. Grazie a questo abbiamo ricostruito il suo modus operandi”.
“Per esempio: la sua idea era quella di utilizzare il logo della 44^ edizione, ma con colori diversi. Sì, perché questa edizione, lui, l’aveva organizzata due anni fa: quella dell’agosto 2020 non si è potuta realizzare a causa del Covid, aveva rinviato tutto a quest’estate”.
“Dai suoi appunti siamo riusciti a risalire a certi ragionamenti sui posti dell’Isola toccati finora e su quelli che papà si riprometteva di proporre per la prima volta”.
“Siamo stati contattati da tantissimi motoradunisti delle scorse edizioni. Tutti col desiderio di non fare finire questa cosa. Abbiamo ricevuto manifestazioni d’affetto incredibili. Questo per noi è stato importante. Non abbiamo richiesto alcun contributo, la manifestazione si regge sulle proprie gambe. Almeno per quest’anno, poi si vedrà. Mettere in piedi un’organizzazione economica è quanto mai gravoso. Coi soldi dell’iscrizione pagheremo i ristoranti e tutto il resto. Il Comune ha pagato i manifesti e offrirà l’amplificazione; l’azienda dolciaria Condorelli regalerà i torroncini a tutti i partecipanti; i fratelli Chiarenza, premiata ditta di giochi pirotecnici, spareranno gratis i fuochi d’artificio; i Comuni vicini, a cominciare da Catania, Trecastagni e Pedara (con i loro sindaci) ci hanno telefonato perché gradiscono il transito delle moto dai loro centri, il polo radiofonico Rmb di Giuseppe Russo ha offerto gratuitamente la pubblicità. Vogliamo ringraziare tutti. E poi è davvero bello vedere che hanno aderito tantissimi amanti della moto di tutta Europa, soprattutto dal Belgio”.
“C’è un misto di tante cose dentro di noi, paura, dolore, emozione, entusiasmo. I momenti e i personaggi legati al motoraduno… Giuseppe Ricci che veniva da Mestre con la sua vecchia moto e ci portava a prendere il gelato, Simeon Muriel dal Belgio con la sua figlioletta di dodici anni. E le cene nella trattoria Ciancio, e i finlandesi con le loro motociclette fiammanti e le loro chiome bionde, tutte cose nuove per un paese non abituato a vedere tante facce nuove. Quest’anno sarà con noi il toscano Giampaolo Sforza, che si è fatto tutti i motoraduni dell’Etna organizzati finora”.
“Il futuro? Per adesso faremo tutto quello che si faceva in passato, ma senza quella qualità che solo papà riusciva ad imprimere all’evento. Ci piacerebbe organizzare un motoraduno più lungo, magari facendolo rimanere un po’ di più a Belpasso e sull’Etna, con la collaborazione dell’Amministrazione comunale e della guida dell’Etna Carmelo Nicoloso, che curerà il percorso per i motoradunisti che amano l’enduro. Dopo questi tre giorni ci siederemo per organizzare la prossima edizione. Lo chiede lui, il patron”.
Luciano Mirone
Lascia un commento...