“Questa amministrazione, consapevole di aver operato nel pieno rispetto della legge e nell’interesse dei concittadini, prima di qualunque ulteriore dichiarazione, resta in attesa di conoscere le motivazioni alla base del provvedimento adottato dal governo”. E’ la nota diffusa dal sindaco di Calatabiano (Catania), Giuseppe  Intelisano, dopo la notizia diramata dal Governo nazionale di sciogliere il Comune etneo per “infiltrazioni mafiose”. Il Consiglio dei ministri ha deciso di affidare la gestione amministrativa ad una commissione straordinaria.

L’annuncio di due giorni fa ha trovato concretezza nel provvedimento stabilito dal Cdm su proposta del ministro dell’interno Luciana Lamorgese, a norma dell’articolo 143 del Testo unico degli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267), in seguito agli “approfonditi accertamenti da cui sono emerse forme di condizionamento della criminalità organizzata”.

La commissione straordinaria gestirà il Comune di Calatabiano per 18 mesi, già sciolto a causa delle dimissioni contestuali della metà dei consiglieri comunali nell’Amministrazione locale.

Uno scioglimento nell’aria, quindi, fin da quel mercoledì 30 dicembre del 2020, quando questo giornale si occupò della vicenda attraverso le dichiarazioni di Intelisano che ringraziava l’allora prefetto Catania, Claudio Sammartino, dando contestualmente il benvenuto ai componenti della Commissione insediatisi nel comune etneo, “ai quali – diceva il sindaco – assicuro la massima collaborazione, con la certezza che l’approfondita istruttoria proverà la correttezza del lavoro compiuto dalla Giunta e dalla struttura amministrativa”. La Commissione, in questi mesi, ha avuto  il compito di “accertare e verificare forme di infiltrazione o di condizionamento di tipo mafioso”.

“Tutti gli uffici – diceva intelisano – sono al lavoro per fornire la documentazione richiesta dai commissari affinché  si possa addivenire, in tempi celeri, ad un esito che possa confermare la regolarità di tutti gli atti prodotti in questi anni”.

 “Il mio silenzio – proseguiva il sindaco – , più volte sottolineato dagli organi di stampa, nasce dalla mera volontà di non intralciare il lavoro dei commissari che devono operare in totale serenità, senza condizionamenti e/o strumentalizzazioni mediatiche”.

“Purtroppo – puntualizzava Intelisano – questo rispetto istituzionale non è stato compreso, né condiviso da una parte politica, notoriamente ostile, che ha subito colto l’occasione per emettere sentenze di condanna verso l’amministrazione ed, in particolar modo, verso la mia persona, alludendo (neanche troppo velatamente) a rapporti o presunti tali con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata o addirittura a presunte ombre nella gestione degli appalti (parcheggio di San Marco in primis)”.

Il sindaco si riferiva ad alcune inchieste della magistratura, che aveva stabilito – secondo quanto dichiarato dal pentito Carmelo Porto – un presunto collegamento fra la cosca locale e l’attuale primo cittadino.

Quando nel 2019 il quotidiano La Sicilia pubblicava le rivelazioni di Porto, il pensiero di tanti correva al 2000, anno in cui il Consiglio comunale di questo centro a metà strada fra Catania e Taormina era stato sciolto per le stesse motivazioni, ma allora la magistratura assolse Intelisano (allora sindaco) con formula piena.     

Due giorni fa lo scioglimento per mafia degli organi amministrativi. 

Nella foto: il sindaco di Calatabiano (Catania), Giuseppe Intelisano

Luciano Mirone