È stata oggetto di critiche e di proteste. Oggi è un’interrogazione del Movimento Cinque Stelle al presidente della Regione Sicilia e all’assessore regionale al Territorio e all’Ambiente. Si tratta della famigerata autorizzazione rilasciata dall’Ente Parco dell’Etna per l’attivazione di un servizio di fruibilità turistica del versante ovest del vulcano mediante l’accesso di veicoli motorizzati sui tracciati esistenti. In poche parole, un via libera ai mezzi motorizzati (secondo il movimento non è chiaro di che tipo di veicoli si tratti) sulle cime del vulcano in un territorio incontaminato – ufficialmente quello fra Bronte e Maletto, ma per i firmatari non è escluso che almeno un altro comune sia coinvolto nel progetto – e riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità.
Promotori: i deputati del gruppo 5S all’Assemblea regionale siciliana, con Gianina Ciancio prima firmataria.
Contro il provvedimento firmato nello scorso settembre dal presidente del Parco dell’Etna Carlo Caputo, su proposta dei sindaci di Bronte Pino Firrarello e di Maletto Giuseppe De Luca, si sono opposte molte associazioni ambientaliste tra cui la Lipu, il WWF, Legambiente, Federescursionismo, Italia Nostra, Assoguide, Club Alpino Italiano, Lagap Presidio Etna e AIGAE Sicilia, che hanno chiesto al direttore del Parco di esprimere parere negativo, non escludendo un ricorso all’Autorità giudiziaria per l’”asserita illegittimità del provvedimento”, in contrasto, a loro parere, “con le disposizioni in materia”. Nell’interrogazione vengono citati leggi, decreti e regolamenti che disciplinano la materia.
L’interrogazione parte dalla “scarsità di informazioni divulgate da chi di competenza (in questo caso il Parco dell’Etna, ndr.)”, dato che “non risulta ben specificato attraverso quali piste forestali – si legge – si sviluppi il percorso, così come non appare chiarito quanti e quali caratteristiche dimensionali abbiano i mezzi autorizzati, quali i tempi di percorrenza, né sono noti gli effetti sull’ambiente attesi dall’attività di fruizione”.
Secondo il M5S “non sarebbe azzardato presumere un percorso totale di oltre 25 chilometri immersi in una varietà sconfinata sia di fauna che di flora”, in un “tracciato che si inerpica fra le zone A, B e C del Parco”, che attraversa pinete, colate laviche, sentieri naturali e tanto altro.
Il regolamento del Parco – si legge nel documento – “vieta espressamente il passaggio con mezzi motorizzati” nelle zone interessate dall’autorizzazione, “se non per servizio o sorveglianza”
Il territorio interessato – seguita l’atto dei Cinquye Stelle – è l’area più importante e meglio conservata dell’intero Parco, nella quale si trovano le pinete più significative, le leccete più belle e meglio conservate dell’Etna, dove nidifica l’aquila reale, e dove sono ancora presenti il gatto selvatico, la martora, l’istrice, la coturnice siciliana ed altre importanti emergenze faunistiche”.
Poi un affondo verso il presidente del Parco dell’Etna Carlo Caputo: “Il vero impatto ambientale – è spiegato nell’interrogazione – neppure al vertice politico del Parco dell’Etna deve essere particolarmente noto in quanto, dalla lettura della deliberazione n. 18 del Consiglio del Parco del 6 ottobre 2021, pubblicato sul relativo sito istituzionale il 12-10-2021, si apprende in un primo momento, che ‘non c’è impatto ambientale in quanto 120 persone non possono determinare un impatto negativo’, salvo poi riconoscere che ‘al momento non si è a conoscenza dei numeri reali delle presenze sui versanti dell’Etna”, e quindi “è necessario prevedere dei sistemi di rilevamento delle presenze al fine di conoscere l’effettivo impatto ambientale’, con ciò sostanzialmente contraddicendo – affermano i 5S – le conclusioni del provvedimento”.
Nella foto: l’Etna vista dal versante Bronte-Maletto
Luciano Mirone
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