Giuseppe Di Mulo è il nuovo presidente del Circolo Operaio di Bronte (Catania). Succede ad Arcangelo Gorgone, che per 8 anni è stato alla guida del sodalizio. E’ la seconda volta che Di Mulo ricopre questa carica. La prima fu dieci anni fa. Oggi il presidente – eletto ieri sera davanti a un centinaio di soci – dice di voler puntare sulla cultura per continuare a valorizzare questo circolo, che da 135 anni rappresenta una delle realtà più significative della provincia di Catania. Questa la storia.
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Si è distinto per le battaglie “in difesa del benessere della collettività”. Dagli anni Cinquanta del secolo scorso il Circolo Operaio di Bronte è stato artefice di una lunga serie di lotte per “migliorare le condizioni di vita dei propri concittadini”. E se oggi, a distanza di tanti anni, la storia viene vista sotto una certa ottica, a quel tempo, in pieno “boom edilizio”, quando si scese in piazza per sollecitare più cemento dalle “Cementerie Augusta”, o quando si sensibilizzarono le istituzioni per estrarre il gas e il metano da questo territorio, “quella storia” veniva vista sotto un’ottica diversa.
Per i motivi che sappiamo, non ultima la situazione economica. Del resto, anche un uomo lungimirante e colto come Enrico Mattei, negli anni Sessanta, coltivò il sogno di affrancare l’Italia dalle devastazioni della guerra attraverso l’estrazione degli idrocarburi. A Bronte lo stesso sogno lo coltivarono, anni dopo, molti cittadini, soprattutto il Circolo operaio.
“Fu il sodalizio degli operai”, dice Giuseppe Di Mulo, “a lottare perché l’Agip aprisse quattro pozzi in contrada Cantàra e in contrada Pomaro. Due di questi operano ancor oggi”. Ma quella fu una delle tante battaglie, dice ancora Di Mulo.
A svettare per l’impegno sociale profuso nel dopoguerra fu Nunzio Pinzone, presidente del sodalizio dal 1946 al 1960. Basta leggere il “Manifesto storico del Circolo Operaio di Bronte” affisso in sede e vergato a mano negli anni della presidenza di Arcangelo Gorgone, per comprendere come nascano le piccole e grandi conquiste sociali: “Fra i soci fondatori… risalta intenzionalmente in prima posizione il nome di Nunzio Pinzone che, per parecchi mandati, ha ricoperto la carica di presidente, funzione nella quale si è distinto per impegno, operosità ed efficaci interventi per la crescita del sodalizio i cui soci, riconoscenti, gli hanno rinnovato all’unanimità la loro fiducia elettiva”. Altri presidenti sono stati Giuseppe Russo, Nunzio Pappalardo, Giuseppe Mazzaglia, Giuseppe Zappalà, Giuseppe Leanza, Saverio Lazzaro, Nunziato Saitta.
Ma l’origine di questa “libera associazione apolitica di cittadini brontesi” risale al 1887, quando fu fondata la “Società degli Onesti Operai”, successivamente denominata “Dopolavoro Operaio”. Da allora le finalità del Circolo sono state quelle di “affratellare, unire, promuovere, difendere, curare e tutelare gli interessi di tutti i lavoratori e dell’intera collettività brontese”.
Di quel periodo, poco o nulla resta negli archivi del sodalizio. “È dopo la Seconda guerra mondiale”, seguita il presidente, “che l’associazione acquisisce la denominazione di ‘Circolo Operaio’ e si intesta diverse battaglie per il bene comune”. L’1 luglio 1946 “per opera di una cinquantina di artigiani locali” il circolo riprende la sua attività. Particolarmente significative le foto di quegli anni che ritraggono la folla in piazza. Diverse le sedi dove il sodalizio è stato ospitato: da quella di via Umberto occupata negli anni della ricostruzione post bellica a quella di via Cardinale De Luca (dal 1 maggio 1958 al 24 marzo 2001) che resta “l’indimenticabile sede storica per la classe operaia brontese dove si svolsero serrati dibattiti, lotte e manifestazioni che contribuirono alla crescita della comunità”.
Il 25 marzo del 2001 un’altra svolta. “Sotto la presidenza di Vincenzo Spedalieri, la sede del Circolo si è trasferita nei locali di corso Umberto 226 e di via Saitta 6, la cui proprietà, per Statuto, appartiene a tutti i soci”. Attualmente i soci sono oltre 200. “Da tempo”, prosegue il presidente, “il sodalizio viene frequentato da una gamma eterogenea di classi sociali che si confrontano soprattutto sulla vita e sul futuro della comunità locale”.
Luciano Mirone
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