E’ scaduto ieri il termine per il completamento dei lavori di restauro “conservativo” e di “ristrutturazione” della Chiesa di Sant’Anna di Belpasso (Catania), situata nel quartiere nord di Borrello, decisi dal Comune, con il nulla osta della Sovrintendenza ai Beni culturali di Catania.

Il fatto potrebbe essere liquidato come di “ordinaria amministrazione”, perfino banale, ma non è così, perché quella Chiesa settecentesca, con la facciata in pietra lavica, prima dei lavori, rappresentava un “unicum” in provincia di Catania.

La Chiesa Sant’Anna di Belpasso (Catania) prima del “restauro”. Sopra: la stessa Chiesa oggi, a lavori  ancora bloccati (quest’ultima foto è tratta dalla pagina Fb, Belpasso in Comune)   

L’”unicum”, purtroppo, è stato cancellato con la decisione dell’Amministrazione comunale di effettuare il restauro. Un restauro “conservativo” e al tempo stesso di “ristrutturazione”. Praticamente un ossimoro. Perché nel primo caso avremmo visto una ripulitura della facciata antica con la valorizzazione della pietra dell’Etna, nel secondo vediamo una  copertura col cemento e con l’intonaco, con lo stravolgimento dell’identità dello stesso manufatto.

Il primo cartello dice che l’ultimazione dei lavori è prevista per il 30 settembre 2021

Il secondo cartello che smentisce il primo e che reca la data del 24 febbraio 2022 (entrambe le foto sono tratte dalla pagina Fb, Belpasso in Comune) 

Dopo la levata di scudi di buona parte dell’opinione pubblica (avvenuta soprattutto sui Social) e di questo giornale, contro questo tipo di operazione, i lavori si sono stranamente bloccati. Evidentemente qualcosa è successa. Da un giorno all’altro è stato sostituito il cartello di fine lavori: il primo recava la data del 20 settembre 2021, il secondo del 24 febbraio 2022, cioè ieri. 

Ma la Chiesa, dopo un anno e mezzo, è ancora circondata dai tubi innocenti, e la suggestiva piazzetta antistante (con l’antica cisterna e il pavimento in terracotta) transennata con le barriere di metallo e i nastri bianchi, rossi e arancione che ne vietano l’accesso. Insomma un “paesaggio” degradato sul quale nessuno ritiene di dare delle spiegazioni.

Cosa si intende fare dell’antica Chiesa Sant’Anna? Perché sono stati bloccati i lavori? Perché non si è ritenuto di consultare la città quando si è deciso di effettuare il “restauro”? Perché la Sovrintendenza ha dato parere favorevole? Quanto dovremo aspettare per rivivere la piazza e la Chiesa? Attendiamo risposte.

Luciano Mirone