La Ugl di Catania solidale con le piccole emittenti del catanese che hanno dovuto chiudere a causa del cambio delle frequenze: “La politica fermi questa discriminazione applicando buon senso”, dice la Segreteria territoriale del sindacato, che esprime la massima solidarietà alle decine di televisioni locali del territorio provinciale di Catania che, il 28 aprile, sono state costrette a chiudere i battenti dopo la nuova distribuzione delle frequenze.
“Si tratta di piccole emittenti a conduzione familiare, di piccoli imprenditori, di gruppi di amici o semplici di associazioni comunitarie che, in tantissimi anni, nei loro centri e nei paesi vicini hanno portato in moltissime case l’informazione libera e plurale, gli eventi, le tradizioni popolari, gli appuntamenti sportivi e culturali delle comunità e tanto altro ancora”, fa notare il segretario territoriale Giovanni Musumeci.
“Sono realtà – dice Musumeci – in cui nel tempo si sono formate generazioni di giornalisti, diventati oggi protagonisti nei media nazionali, oltre che di operatori. Ci sono intere famiglie che hanno avuto per decenni la tv locale come punto di riferimento per conoscere notizie ed avvenimenti o per godere di un momento di svago. Queste televisioni catanesi, così come quelle della provincia di Siracusa, purtroppo, adesso sono vittime di una vera e propria discriminazione, che si sta continuando a consumare nell’indifferenza quasi generale della politica regionale e nazionale”, aggiunge Musumeci.
“Non è accettabile – afferma – che per le rimanenti province della Sicilia siano state consentite normalmente le frequenze di secondo livello, dove allocare le emittenti locali, mentre sia per Catania che per Siracusa il livello consentito è solo il primo. E’ come dire in faccia a chi fino ad oggi ha portato avanti una tv racimolando risorse, con pochi contributi o con il sostegno del 5×1000, di spegnere tutto e cambiare lavoro, hobby o attività di volontariato”.
“Perché – dichiara il sindacalista – sappiamo bene che l’accesso alle frequenze dell’unico livello possibile per il nostro territorio è particolarmente oneroso. E’ vero che ora queste tv potrebbero cogliere l’occasione per potenziare la loro presenza nel web, ma tutto ciò non avrebbe alcun senso visto che soprattutto impattano su una platea di utenti avanti con l’età”.
“Proprio per questo – conclude il segretario territoriale della Ugl etnea – molti fondatori o responsabili hanno deciso, loro malgrado e con tanto dolore, di gettare dopo tanto tempo la spugna. A loro siamo vicini appellandoci al buon senso della politica tutta, perché le realtà televisive locali di Catania e provincia non siano più discriminate per tornare ad essere motore informativo e di intrattenimento vitale per le piccole comunità”.
Redazione
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