Una lettera accorata all’assessore alla Salute della Regione Sicilia, Ruggero Razza, un grido d’allarme sullo stato di precarietà in cui versa “il sistema delle Guardie mediche” in Sicilia. E’ il grido d’allarme che da anni lancia (inascoltata) la dottoressa Serafina Strano, “cinque anni fa – come scrive lei stessa – vittima di uno stupro con conseguente sequestro di persona subito mentre prestavo servizio presso la sede di Guardia medica di Trecastagni (Catania)”.
“Da allora – scrive la professionista – ho condotto diverse battaglie affinché migliorassero le condizioni di profonda insicurezza e disorganizzazione in cui versa il sistema delle Guardie Mediche”.
“Personalmente – aggiunge Strano nella missiva spedita all’assessore -, come ben sa, in questi ultimi anni ho vissuto la precarietà di una frustrante condizione lavorativa da ‘ricollocata’ nell’ASP3CT, una specie di ‘limbo’, perché a tutt’oggi non esistono normative di tutela per medici vittime come me di questa tipologia di ‘infortuni”.
“Finalmente – spiega la dottoressa -, dopo anni di frustrazioni e di incertezze, dal 2021, dopo aver partecipato a regolare concorso aziendale, la mia posizione lavorativa si è definita: sono Dirigente Medico Specialista in Ostetricia e Ginecologia con contratto a tempo indeterminato presso l’ASP3CT”.
“Ero felice – seguita l’operatrice sanitaria -, euforica, ingenuamente convinta, non solo di aver superato la precarietà lavorativa, mi ero illusa di potermi lasciare definitivamente alle spalle tutto il brutto che avevo vissuto. Essere ginecologa presso un Consultorio Familiare pubblico del Servizio sanitario nazionale, pensavo, per me sarebbe stato un riscatto come donna e soprattutto come professionista, avere la grande opportunità di poter lavorare, come la legge n.405/75 sancisce, in equipe con altre figure professionali (lo psicologo, l’ostetrica, l’assistente sanitario, l’assistente sociale. ecc.), di ritrovarmi in ambienti accoglienti, puliti e ben attrezzati, sostanzialmente di essere nella possibilità di poter svolgere degnamente, serenamente e in sicurezza il lavoro per cui ero stata assunta”.
“NON E’ STATO COSI’ – afferma Serafina Strano -. Mi sono ritrovata in ambienti fatiscenti e sporchi, squallidamente privi anche delle più basilari attrezzature per svolgere attività ambulatoriale specialistica di base, né computer, monitor e telecamere per poter organizzare lezioni e attività divulgative da remoto considerate le restrizioni dovute alla pandemia. Sono passata dal ‘tugurio’ della Guardia medica a quello del Consultorio”.
“Forse lei – incalza la sanitaria, con riferimento all’assessore regionale alla Salute – è a conoscenza di tale situazione nell’ambito dell’ASP3, la invito a chiedere spiegazioni ai Dirigenti, a disporre delle ispezioni, a verificare la critica e cronica mancanza di personale (ostetriche e psicologi, in particolare), la prego di verificare personalmente quanti sono i Consultori attivi in una grande area metropolitana come la città di Catania!”.
“I Consultori – esclama Strano – , strutture della medicina territoriale che dovrebbero essere il primo avamposto per la prevenzione e la diagnosi precoce delle malattie oncologiche femminili, dell’endometriosi, della prevenzione di malattie sessualmente trasmesse, della tutela della maternità responsabile, luogo di accoglienza per i giovani e di educazione alla sessualità e all’affettività, il primo luogo di prevenzione per i fenomeni di violenza su donne e minori, di ascolto in casi di disagio sociale e psicologico, ambulatori di 1^ livello per i controlli in gravidanza e puerperio, ma così drammaticamente non è!”.
“Ahimè – spiega con una punta di rammarico la dottoressa – , di tutte le meravigliose iniziative di cui si è parlato in quel convegno, come è facilmente verificabile, nell’ambito territoriale dell’ASP3, nulla o quasi è stato realizzato e nulla verrà realizzato in futuro se non si cambia registro!”
“Altro paradosso – puntualizza l’ex Guardia medica di Trecastagni – : proprio in questi giorni è iniziata, presso la nostra ASP, la campagna per lo screening oncologico con ambulatori mobili (camper). Se gli ambulatori ‘in muratura’ fossero stati a norma e organizzati, non sarebbe stato necessario tutto questo sforzo economico ed organizzativo!”
“Mi auguro – conclude Serafina Strano – che possa attenzionare la problematica su esposta, ora e successivamente, in un rinnovato incarico dopo le prossime consultazioni elettorali”.
Luciano Mirone
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