Il sindaco di Belpasso (Catania) annuncia che si ricandiderà per le prossime comunali (2023). Lo fa in questa intervista – di cui nei giorni scorsi abbiamo pubblicato la prima puntata – nella quale tocchiamo svariati punti: dal Piano regolatore al centro storico, dai nuovi equilibri della politica locale alle opere pubbliche da realizzare, fino al Parco delle Torrette. Un argomento, quest’ultimo, balzato da qualche tempo agli onori della cronaca per la continua richiesta di “verde” da parte di associazioni e di singoli cittadini, desiderosi di vivere in una città meno cementificata e più a misura d’uomo.
E’ un Motta deciso ad affrontare una ricandidatura, malgrado le smentite che lui stesso ha fatto in passato su questo argomento. Ma oggi è un altro giorno. Il segnale più evidente di tutto ciò, è il cartello posto in bella evidenza nella sua stanza, con il programma delle cose che il sindaco – ne abbiamo parlato in altri articoli – intende realizzare. Un cartello articolato in tre parti: “Obiettivi 2022”, “Rigenerazione urbana” e “Progetti aggiuntivi”.
“Sono sempre stato dell’idea di non ricandidarmi”, dice Motta. “Ma le cose sono cambiate da quando è partito il Covid, che purtroppo ha fermato totalmente, o quasi, l’attività amministrativa. Abbiamo perso più di due anni, vorrei completare il lavoro iniziato. Ecco perché penso di ricandidarmi”.
Il centrodestra di Belpasso (coalizione di cui lei fa parte) però è spaccato. Alcuni mesi fa l’ex presidente del Consiglio comunale Salvo Licandri, assieme ai consiglieri Santi Borzì (area del deputato regionale Luca Sammartino) e Massimo Condorelli (Democrazia cristiana di Totò Cuffaro), già suoi alleati, hanno rotto con lei e hanno annunciato che alle prossime comunali formeranno un loro schieramento, con Licandri candidato a sindaco. Un raggruppamento che, a quanto pare, sarà appoggiato dall’attuale deputato regionale Alfio Papale (Forza Italia), ex sindaco di Belpasso, e non solo. Cosa pensa di questo fatto?
“La coalizione alla quale appartengo è di centrodestra, ma di fatto si tratta di diverse liste civiche. Licandri ha fatto questa scelta, perché non ha condiviso alcune scelte dell’Amministrazione o di parte di essa. Auguro buon lavoro e buona fortuna a lui, a Borzì e a Condorelli, che amici erano e amici continueranno ad essere, anche se penso che ancora manca un anno e i giochi si dovranno fare”.
In che senso?
“Credo che tutto si deciderà dal giorno dopo delle elezioni regionali (novembre 2022), quando, a bocce ferme, si potrà ragionare solo sulle comunali. Non sono assolutamente legato alla poltrona: se si dovesse trovare un nome condiviso, farei un passo indietro senza tentennamenti”.
Entriamo nello specifico della sua attività di primo cittadino. Il Parco delle Torrette. Cosa occorre perché diventi realtà?
“Intanto bisogna vincolare l’area, dato che si tratta di una zona di espansione. Se oggi qualcuno presenta un piano di lottizzazione, il Consiglio comunale dovrà approvarlo”.
A chi spetta apporre i vincoli?
“Al Comune”.
Perché finora non lo ha fatto?
“Perché bisogna inglobarlo nel nuovo Piano urbanistico generale (lo strumento che di recente ha sostituito il Piano regolatore generale, ndr.) e bisogna chiarire le reali dimensioni del Parco, poiché finora ci sono state due stesure”.
Cioè?
“Una contenuta, e un’altra più ambiziosa, che qualche anno fa ha portato il vice presidente dell’associazione Sciaraviva Antonino Girgenti a parlare di 150 mila metri quadrati di estensione. Non credo che quest’ultimo progetto sia fattibile. Però è certo che una perimetrazione dell’area vada fatta, anche perché nel frattempo sono state eseguite delle lottizzazioni, secondo le quali è stato previsto un centro commerciale per il quale il Comune ha dato il diniego”.
Di che tipo di perimetrazione parliamo?
“Dalla zona delle scuole medie fino alla Dodicesima traversa”.
E però – dato che si tratta di una zona di espansione – da un lato ci sono i proprietari dei terreni che legittimamente si oppongono (a meno di ottenere un congruo esproprio) e dall’altro i cittadini che vogliono il parco.
“A decidere sarà la politica. Se si stabilisce di far nascere il parco, si fa il parco. Qualcuno subirà un danno economico, però bisogna capire che visione di città abbiamo”.
Lei è per il parco?
“Assolutamente sì”.
Cosa dice a quei cittadini che protestano perché si sentono danneggiati?
“Che esiste un bene superiore: il futuro della città”.
Come si coniugano questi legittimi interessi?
“Devono dirlo i tecnici. In ogni caso, cercheremo di fare gli espropri con i prezzi che valgono”.
Quali opere pubbliche desidera inaugurare prima della scadenza del suo mandato (2023)?
“Il restyling della via Roma. Sono innamorato della via principale della città, la cosiddetta ‘strata ‘ritta”.
E però, sindaco, mentre l’Amministrazione pensa a rifare il “salotto buono”, il centro storico (di cui la stessa via Roma fa parte) cade a pezzi, si svuota di abitanti, di attività commerciali e si riempie sempre di più di cartelli con “Vendesi” e “Si loca”. Non è un controsenso? Non è un’altra piaga causata da un Piano regolatore (o Pug) scaduto da quasi vent’anni?
“Non è il Piano regolatore il problema”.
Qual è allora?
“Soprattutto i centri commerciali”.
Non parliamo solo della “desertificazione urbana”, ma anche dell’abbandono delle abitazioni del centro storico.
“E’ vero, però vediamo anche tanti cartelli di demolizioni e di ricostruzione. Quindi il concetto della ‘rigenerazione urbana’ sta prendendo piede soprattutto nel centro storico. Attualmente ci sono parecchi cantieri (soprattutto nella zona Sud) dove stanno demolendo delle vecchie case”.
Questo è un fatto positivo secondo lei? Non crede che demolendo dei manufatti antichi che andrebbero recuperati, si depaupera il patrimonio barocco della città?
“Si tratta di demolizioni e di ricostruzioni con la stessa cubatura dell’immobile originario”.
Se il Comune non impone i materiali e i colori da usare, non crede che il tessuto urbano perda gradualmente la sua identità, come già in buona parte è successo?
“Su questo sono d’accordo, ma non si può preservare tutto. Questo concetto va bene se ci troviamo di fronte a un edificio di particolare pregio storico, ma se lasciamo le case vecchie, queste non verranno mai abitate”.
Non crede che bisogna superare questo equivoco fra “monumenti” e “case vecchie”, cioè non crede che sia necessario uno studio accurato da parte di un’equipe di urbanisti che dovrebbe pronunciarsi su certe demolizioni? In poche parole: non crede che salvare solo il manufatto “storico” e abbattere indiscriminatamente tutto il resto, possa causare la perdita dell’identità del centro storico, specie se non ci sono regole?
“Non tutti stanno demolendo. Ho visto diversi interventi pregevoli in centro storico. Ma certe scelte riguardano i singoli proprietari. Di fatto, non tutti sono disposti a riqualificare il vecchio immobile: spesso anche i tecnici dicono che si spende meno attraverso la demolizione e la ricostruzione che non attraverso la ristrutturazione”.
Luciano Mirone
2^ Puntata. Fine
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