Sabato 22 ottobre 2022, alle 18, nell’Aula consiliare del municipio di Belpasso (Catania), verrà presentato il libro “La Memoria dei Nonni” (Algra editore), curato dalla scrittrice Marinella Fiume e scritto da diversi autori che hanno dato una testimonianza “reale” di vita vissuta. Il volume racconta personaggi ed aneddoti in cui i protagonisti assoluti non sono né i divi né le persone importanti, ma quei “personaggi d’altri tempi” che hanno contribuito a fare “grandi” le nostre piccole comunità. Un affresco delizioso e fantastico che tutti dovrebbero leggere per comprendere appieno il significato della parola “memoria”.
Luciano Mirone dialogherà con la curatrice dell’opera e con uno degli autori del libro, Giancarlo Consoli, di cui proponiamo il capitolo dedicato al nonno Sebastiano, ambientato fra Belpasso, Trecastagni, Parigi e l’Africa.
“Quando da ragazzo mi recavo a trovare mio padre nella casa di campagna di Belpasso nel periodo della vendemmia, mi incuriosiva il fatto che i contadini della Contrada Gattaino chiamavano la casa “’a villa du locu”. Ciò era dovuto alla circostanza che negli ultimi anni della sua vita, mio nonno paterno Sebastiano, si era ritirato proprio in questa casa.” Locu “ cioè matto era definito bonariamente data la sua vita avventurosa e un po’ folle, fuori dalle logiche del conformismo borghese del tempo. Viveva da solo in quanto si era separato da mia nonna Agata (’a Barunissa”) anni prima, stanca delle disavventure del marito. Le figlie del massaro del vigneto, affettuosamente e per rispetto nei confronti di mio nonno, anche se non vivevano più nella stessa casa, erano use a preparare il pranzo che poi portavano a domicilio. A volte , indaffarate nelle faccende domestiche, si dimenticavano l’impegno. Allora si sentiva provenire dalla villa il suono del violino di mio nonno, che era il modo artistico di rammentare alle donne (in assenza del telefono), che era rimasto senza pranzo.
Gli episodi della vita di mio nonno mi sono stati raccontati da mia madre ( che parteggiava di più per la suocera Agata) quindi sono un po’ “cattivi” nei suoi confronti ma ritengo abbastanza rispettosi della realtà. Sebastiano era nato a Trecastagni . Nel suo paese natio si era distinto per la sua personalità di intellettuale e di politico , tanto che per un breve periodo fu nominato Sindaco. Ma la vita di paese e di provincia gli stava alquanto stretta e noiosa. Viene ricordato con un monumento nella piazza principale di Trecastagni , dedicato a lui anche per riconoscenza dei suoi concittadini perché fu proprio durante la sua sindacatura che venne realizzata questa opera pubblica apprezzata al tempo e tutt’ora. Non senza vicissitudini giudiziarie dato che una parte del terreno di sua proprietà destinato a realizzare la piazza fu donato da lui stesso ad uso pubblico, ma la parte restante era di un altro proprietario che non voleva sentire ragioni per fare lo stesso e si oppose alla opera pubblica. Una mattina questo signore si trovò il suo terreno spianato e con i lavori iniziati su incarico del sindaco senza nessuno avviso . Ovviamente si rivolse ad un avvocato che si oppose ai fatti ma sembra che il giudice alla fine dette ragione al Comune e al Sindaco Consoli. La piazza alla fine fu realizzata e ne trasse vantaggio la comunità.
Ma come dicevo prima i confini del territorio di Trecastagni erano troppo ristretti per la personalità vivace di mio nonno. Quindi la sua attività frenetica si espanse in altri campi: archeologo, esploratore, scrittore, poeta e “viveur” e viaggiatore in Italia, in Francia e in Africa settentrionale. Fu proprio a causa di una lunga permanenza in Africa per la sua passione per l’archeologia che la moglie decise di separarsi in quanto il marito le scrisse che preferiva vivere in una tribù locale che lo aveva accolto come fosse un re con annessi privilegi ed onori. Quindi questo fu il colmo per la “Barunissa” che era benestante e aveva finanziato in parte con i suoi soldi le avventure ed in parte aveva dovuto assistere alle vendite di beni di proprietà del marito che gli consentivano di finanziarsi viaggi , esplorazioni e piaceri vari. Tra questi beni venduti il più conosciuto a Trecastagni è l’Eremo di Santa Emilia, caratterizzato da una stravagante Torre costruita da suo padre Antonino , dove il mio bisnonno anche lui personaggio un po’ folle e anticonformista si chiudeva per lunghi periodi di isolamento e di riflessione per scrivere le sue opere letterarie andate purtroppo disperse salvo una delle sue principali: “L’ENCHIRIDIO ovvero Il Monologo d’Un Pazzo” del 1908 firmata con il nome d’arte “ILCOSON L’EREMITA” che è in mio possesso. La passione intellettuale di Sebastiano e la sua voglia di avventure lo portava a finanziare e condurre campagne di scavi archeologici in Sicilia e in Africa .Una parte dei reperti archeologici ritrovati sono visitabili nella sua casa di Trecastagni, oggi di proprietà del nipote che porta il suo stesso nome. Egli continuò a viaggiare a Roma e a Parigi per vivere la “belle Epoque”, la grande EXPO’ e la Torre Eiffel, per presentare i suoi scritti, le sue poesie e le sue ricerche scientifiche. Ma anche riuscì ad attirarsi le critiche e le invidie di molti che non accettavano il suo stile di vita ai quali lui rispondeva con ironia intellettuale. Come quando lui rientrato a Catania, si recò nella famosa Pasticceria Svizzera Caviezel vestito come sempre trasandato e bohemienne , e sentii un suo vecchio “amico”di avventure parigine criticarlo con gli altri avventori dicendo “guardate come si è ridotto Sebastiano Consoli, vestito con quel pastrano logoro, poveretto!” . Mio nonno non si arrabbiò ma piuttosto gli dette una lezione di vita. Si avvicinò al gruppetto di gaudenti e rivolto proprio all’autore della critica “cattiva” gli ricordò che lo aveva ospitato a Parigi e gli aveva prestato “mille lire” per le sue spese “parigine” e quindi gli chiese: “Ora è venuto il tempo di ritornarmi le mille lire, grazie!” E’ un episodio che se realmente avvenuto avrebbe aumentato la mia simpatia per questo uomo.
Quando decise infine di ritirarsi nella “villa du locu” ( che però in realtà era di proprietà della ex-moglie “’a Barunissa”) in Contrada Gattaino a Belpasso, decise di inventare il “Globale” una lingua mondiale che potesse essere compresa da molti , mischiando parole e vocaboli di diverse lingue tra le quali l’italiano, il latino, il francese, lo spagnolo e infine l’inglese . Oltre a continuare a suonare il suo strumento preferito, il violino ( ed utile in caso di necessità). Ma a parte qualche manoscritto sull’argomento e un principio di dizionario di “Globale” , non riusci a completare il suo ambizioso, complicato e un po’ folle progetto perché la morte glielo impedì. Una mia bella amica con doti di sensitiva, ospite tempo fa nella “villa du locu” ne avvertì la presenza e lo vide per qualche attimo passeggiare nel corridoio rivolgendole un sorriso. Ma io non ha mai avuto la stessa sensazione e il fenomeno della sua “presenza” non si è mai più ripetuto.
Tengo a ribadire che tutti gli episodi della vita di Sebastiano Consoli che ho raccontato non sono stati ricordati direttamente dalla voce di mio nonno perché quando lui era ancora in vita io ero troppo piccolo. Di più, alcuni fatti ed episodi potrebbero non essere aderenti in pieno alla realtà ma da me sono ritenuti veritieri e attendibili. E soprattutto che Sebastiano Consoli fu, a mio parere, un Uomo e un intellettuale sotto molti aspetti ammirevole. Grazie Nonno per la tua diversità, il tuo anticonformismo e la tua Follia” (Giancarlo Consoli).
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