La storia di Francesco Sceusa, socialista trapanese, costretto ad emigrare in Australia non per motivi economici, ma per ragioni politiche, è raccontata in questo volume di Flavia Fodale: “Il socialismo in due Continenti. Francesco Sceusa e l’emigrazione in Australia” (Edizioni La Ziza), di cui riportiamo la prefazione.
Da sempre interessata alle dinamiche dell’emigrazione italiana all’estero tra ‘800 e ‘900, e verso le condizioni degli emigrati fuori dai confini nazionali, ho ritenuto opportuno approfondire la figura e la vita di un personaggio storico trapanese che visse in questo periodo, Francesco Sceusa. La decisione di trattare un poco noto mio concittadino, emigrato in Australia sulla fine dell’800 e rappresentante uno dei primi attivisti sindacali e socialisti non solo in Sicilia ma anche in Australia, mi ha dato l’opportunità di soffermarmi sì in uno spazio locale, a me vicino, ma anche di approfondire ed “esplorare” un contesto storico-geografico-sociale estraneo alla mia formazione culturale.
La storia di Francesco Sceusa, così come dei tanti esuli politici costretti ad emigrare per motivi politici, permette di ricostruire non solo la vita personale e affettiva del personaggio, ma quella di un’intera generazione di espatriati ̶ perché ammoniti, dissidenti, scomodi, alla ricerca di fortuna ̶ lontani dalla madrepatria.
Gli anni postunitari portarono venti di delusione e di aspettative non realizzate un po’ in tutta Italia. Coloro che crebbero secondo gli ideali di riunificazione nazionale contro lo straniero oppressore, dovettero ̶ a unificazione avvenuta ̶ fare i conti con un altro oppressore: il governo italiano.
Il “fuoco amico”, sia della Destra che della Sinistra storica, colpì anche il giovane socialista trapanese Francesco Sceusa, la cui vita è possibile ricostruire attraverso gli otto volumi che compongono il Fondo Sceusa ̶ da lui personalmente “redatto” ̶ conservati e consultabili presso la Biblioteca Fardelliana di Trapani e preziose fonti documentarie per ricostruire non solo l’attività politica di Sceusa ma anche un’ampia fetta della storia socialista nazionale e internazionale, dell’esperienza giornalistica di Sceusa a Trapani e in Australia, dell’insurrezione del movimento anarchico agli inizi del ‘900 e dello stato di precarietà vissuto dagli italiani all’estero. L’emigrazione italiana in Australia sembra però restare un argomento poco trattato da parte della storiografia più attenta alle dinamiche dei flussi migratori che, al contrario, concentra la propria attenzione sui grandi esodi transoceanici di massa nel Sud America e negli Stati Uniti, soprattutto a partire dal 1900, fino alle grandi emigrazioni pre e post conflitti mondiali. Allo stesso modo, è raro trovare la figura di Sceusa nella saggistica dedicata all’Australia. Lo storico trapanese Salvatore Costanza, lo storico italo-australiano Gianfranco Cresciani, e il professore Amedeo Tosco ̶ ex giornalista de il Messaggero e docente di giornalismo alla Griffith University del Queensland ̶ sono tra i pochi, se non gli unici, che hanno approfondito l’identità del socialista siciliano e la sua storia biografica. Un’identità che traspare soprattutto dalle pagine dei quaderni del Fondo, in cui è possibile effettuare una ricostruzione precisa del periodo in questione, attraverso le carte private, i ritagli di giornale e le numerose note autografe.
Durante il mio percorso di ricerca, quattro sono stati i volumi del Fondo che mi sono tornati più utili: il I, il II, il III e l’VIII; gli altri, riguardanti soprattutto l’antagonismo politico con il Ministro trapanese Nunzio Nasi ̶ sfociato in una vera e propria lotta anti-nasiana negli anni ’10 del ‘900 ̶ affrontano la situazione socialista trapanese e italiana nel primo quindicennio del nuovo secolo; è possibile inoltre consultare una corrispondenza su l’Avanti! tra Sceusa e il giovane Mussolini, risalente al 1916. Una storia parallela, questa, che ci porta indietro di un secolo e che ci mostra quali siano stati gli ultimi anni del socialista Sceusa; temi che meriterebbero un’altra più ampia trattazione.
Ammonito, sindacalista, socialista, giornalista, internazionalista, esule; le varie tappe della vita di Sceusa saranno trattate nei prossimi sei capitoli, di cui uno è dedicato esclusivamente alla figura enigmatica della moglie del rivoluzionario, Louisa Swan, una donna che ̶ nonostante la fragilità psichica ̶ rappresentò una fedele compagna per il marito durante tutta la sua attività politica.
Partendo dai cenni biografici e passando dagli albori del socialismo trapanese a quelli più consapevoli del socialismo australiano di cui Sceusa diventò uno dei maggiori esponenti ̶ anche attraverso la fondazione del primo giornale italiano in Australia, di stampo socialista, e alla sua partecipazione al Congresso dell’Internazionale di Zurigo ̶ la mia ricerca ricostruisce non solo i 68 anni di vita dell’esule, ma prova a comporre una panoramica generale di quella che era la condizione e la dura vita di un emigrante italiano alla fine del secolo XIX. Prendendo spunto dalle politiche attuate dal movimento socialista e dalla politica italiana e internazionale in fatto di emigrazione, è stato possibile calarsi nelle atmosfere e negli ambienti delle little italies, spesso scenari di povertà e violenza. Da una piccola città dell’estrema punta occidentale della Sicilia, a Napoli ̶ fertile serbatoio per la formazione politica di Sceusa ̶ all’inesplorata Australia in cui visse a Sydney e a Orange, l’esule trapanese o l’ammonito del ’77 (così come veniva chiamato), rappresenta uno dei tanti italiani che, dal micro, affronterà “il mondo” in una visione cosmopolita.
Il tema della migrazione italiana all’estero, focalizza l’attenzione sull’impatto non solo dei migranti in terra straniera ma anche su quello dei paesi ospitanti; il mix sociale e culturale che si delinea al momento della collisione tra diverse collettività ha creato, crea e creerà una rete di scambio multietnico che mette alla prova generazioni di migranti e ospitanti nel tentativo di una fusione transnazionale.
Il motivo per cui Francesco Sceusa scelse di recarsi in Australia e non in Sud America o negli Stati Uniti ̶ la prima meta di italiani (specie veneti e piemontesi), i secondi destinazione di meridionali nel ‘900 ̶ non è possibile dirlo, nemmeno tra le tante note autografe del Fondo ritroviamo una spiegazione alla sua insolita scelta. Probabilmente il suo essere controtendenza lo indirizzò verso una meta poco avvezza agli italiani, una terra vergine in cui attuare il suo sogno socialista. E così è stato.
Flavia Fodale
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