Una procedura ritenuta “tutt’altro che trasparente” quella sulla progettazione del Ponte sullo Stretto di Messina che dovrà collegare la Sicilia con il resto d’Italia. Sono queste, in parole povere, le conclusioni alle quali si giunge leggendo l’esposto (di cui L’Informazione è entrato in possesso) presentato al capo della Procura della Repubblica di Roma Francesco Lo Voi, che reca la firma della segretaria del Pd Elly Schlein, del portavoce dei Verdi Angelo Bonelli e del segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni.
In 9 pagine viene riassunto l’iter che sta portando il governo Meloni – in primo piano, il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Matteo Salvini, leader della Lega – a procedere a grandi falcate verso la realizzazione del “ponte più lungo del mondo”, oltre 3 mila 300 metri di un’opera a campata unica, oggetto di forti contestazioni anche da parte di personalità del mondo accademico, che bollano il progetto come “rischioso” e “antieconomico”.
Rischioso per una serie di forti criticità presenti fra le due sponde dello Stretto (fra le altre, i venti fortissimi che spirano per buona parte dell’anno, e la sismicità della zona che nel 1908 causò un fortissimo terremoto e un contemporaneo maremoto con centinaia di migliaia di morti fra Messina e Reggio Calabria).
Antieconomico per la procedura adottata per la concessione degli appalti e per i prezzi che nel giro di oltre un decennio sarebbero lievitati in modo esponenziale.
UN PROGETTO SUPERATO? Ma uno dei punti più contestati è il progetto, realizzato nel 2012, che oggi, secondo i firmatari, appare fortemente superato, al punto che Schlein, Bonelli e Fratoianni fanno un durissimo j’accuse nei confronti della Società Stretto di Messina, del Governo Meloni, del ministro Salvini e dell’intero apparato che sta portando avanti la procedura.
Perché? Tutto, secondo la ricostruzione dell’esposto, comincia con il decreto legge del 31 marzo 2023 n. 35, convertito in legge il 26 maggio 2023, n.58, recante “Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria”. Un iter cominciato quasi un anno fa, dopo che si era interrotto nel 2012 “a seguito della caducazione ex lege della convenzione di concessione affidata alla Società Stretto di Messina Spa (SdM)”.
Un complesso iter su cui i denuncianti chiedono alla Procura di Roma di fare luce, considerato l’atteggiamento del Governo che, secondo il leader dei Verdi Angelo Bonelli (colui che fino a questo momento ha portato avanti maggiormente le istanze del movimento No Ponte), sarebbe stato fortemente omissivo.
Nel documento prodotto dall’opposizione (tranne il Movimento 5 Stelle, criticato dai tre esponenti della sinistra durante la conferenza stampa dello scorso 13 febbraio) si fa il nome del “Consorzio Eurolink, con la sua capofila Webuild, in qualità di progettista, che il 30 settembre 2023, ha dichiarato di aver consegnato alla Società Stretto di Messina la relazione relativa all’aggiornamento del progetto definitivo del ponte”.
IL PUNTO DOLENS DELLA RELAZIONE. Di cosa parla la relazione? È un punto dolens (non l’unico) sul quale le autorità competenti, secondo i firmatari, non hanno mai fornito delle risposte chiare. Perché? C’è un collegamento fra questa circostanza e la presunta presenza “dietro le quinte” di Pietro Lunardi, ex ministro del Governo Berlusconi, denunciata da Report?
Il 27 ottobre Bonelli – in qualità di deputato – invia una lettera al Presidente e all’Amministratore Delegato della Stretto di Messina, nella quale avanza richiesta “di visionare copia della relazione in oggetto consegnata dal Consorzio Eurolink”.
Il 9 novembre arriva la risposta negativa da parte della SdM. Motivazione? “La relazione è ancora oggetto di istruttoria ed esame da parte dei competenti Uffici della Società al fine di verificarne la completezza generale e la rispondenza rispetto ai contenuti indicati dal Decreto”.
13 novembre. Il portavoce dei Verdi inoltra alla Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi della Presidenza del consiglio dei Ministri formale richiesta d’intervento “affinché fossero rispettati i diritti di accesso agli atti amministrativi già richiesti alla SdM SpA”. Un mese dopo la risposta in cui viene “dichiarata l’inammissibilità del ricorso”.
20 novembre. Bonelli trasmette alla SdM, tramite legale di fiducia, “atto di significazione e diffida ad adempiere”, con cui ribadisce la richiesta di visionare la relazione. Nove giorni dopo l’ulteriore diniego.
22 novembre. Nuova richiesta alla SdM SpA. Niente da fare.
Bonelli non demorde e con ”atto di sindacato ispettivo” chiede al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti “se intendesse rendere noti i contenuti della relazione di aggiornamento al progetto definitivo consegnata dal consorzio Eurolink alla Stretto di Messina lo scorso 30 settembre 2023”.
Il 16 gennaio il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, attraverso un question time, comunica che “la società Stretto di Messina ed Eurolink hanno sottoscritto in data 29 settembre 2023 un atto negoziale prodromico, in base al quale il Contraente Generale ha predisposto, tra l’altro, la relazione di integrazione al progetto definitivo originario comprensiva del particolare riferimento alla compatibilità ambientale e alle ulteriori prescrizioni da sviluppare nel progetto”.
UNA RELAZIONE IN POCHE ORE? Secondo l’opposizione si tratta di una risposta insufficiente. “La Società SdM SpA firma l’atto negoziale il 29 settembre, mentre l’annuncio della consegna della relazione sul progetto da parte del Consorzio Eurolink avveniva il 30 settembre 2023”.
“In pratica – puntualizzano Schlein, Bonelli e Fratoianni – tra la sottoscrizione dell’atto negoziale e la consegna della relazione di aggiornamento del progetto intercorrevano solo poche ore”. Come è possibile – si chiedono i parlamentari – “che l’aggiornamento di un progetto di un’opera cosi imponente, mai costruita al mondo, sia stato realizzato in poche ore?”.
L’ALLARME DELL’ANTI CORRUZIONE. Nell’esposto è citato il giudizio di Giuseppe Busia, Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), che “denuncia il grande regalo che lo Stato sta facendo ai privati”. Nel corso di un intervento pubblico, “Busia mette in guardia governo e parlamento dal concedere eccessivi vantaggi giuridici ed economici al Contraente generale privato, senza aver definito prima il contenzioso passato, e chiede che siano introdotti specifici obblighi in capo al Contraente generale, trasferendo i rischi connessi all’opera, evitando che rimangano in capo al pubblico”.
E poi: “Col decreto – dice il presidente dell’Anac – è stato assegnato al privato un notevole potere contrattuale, che va bilanciato modificando il decreto in sede di conversione in legge. In caso contrario, basterà una semplice relazione del privato per determinare le modifiche e gli adeguamenti necessari al Ponte. È cioè il privato che decide gli adeguamenti necessari (e quindi i costi dell’opera), e non lo Stato”.
Perché l’opera è definita antieconomica? “Nel Documento economico finanziario (Def) – scrivono gli esponenti dell’opposizione – presentato dal governo ad aprile 2023, il costo del Ponte è stato quantificato in 13,5 miliardi di euro, più 1,1 miliardi di opere ferroviarie, in capo a RFI, mentre per quelle stradali, in capo ad ANAS, non è stata fatta una quantificazione”.
COSTI AMPIAMENTE TRIPLICATI. “Il contratto che fu firmato il 27 marzo 2006 tra la società SdM Spa ed il consorzio Eurolink – si legge nell’esposto – era di 3,9 miliardi di euro. L’aumento del valore dei costi dell’opera è ampiamente al di sopra del 50% e tutto ciò è avvenuto senza gara”.
E ancora: “Nella trasmissione Report del 26 novembre 2023 dall’intervista di esperti e professori universitari emergono seri dubbi che in poche settimane sia stato possibile aggiornare un progetto che dovrà realizzare ciò che non è mai stato realizzato nel mondo, ovvero un ponte a campata unica con ferrovia annessa lungo 3.333 metri”.
E LA COMPATIBILITA’ AMBIENTALE? “Visionare l’atto negoziale – dicono in ultimo Schlein, Bonelli e Fratoianni – avrebbe consentito di verificare quando la società SdM SpA ha dato mandato al consorzio Eurolink, con capofila la società Webuild, di avviare l’aggiornamento del progetto che nel 2013, non aveva ricevuto la compatibilità ambientale”.
Luciano Mirone
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