Italia nostra esprime “sconcerto e sorpresa” per come è stato ricostruito e posizionato il telamone del parco archeologico della valle dei Templi, ad Agrigento, inaugurato lo scorso 29 febbraio alla presenza del presidente della Regione Renato Schifani.
“Una sorta di stereometrico totem contemporaneo che si staglia perentoriamente sui verdi declivi del Parco agrigentino. All’interno dello scatolone metallico che lo contiene, l’antico telamone appare sospeso. Decontestualizzato. E quest’immagine, inevitabilmente, suscita in noi il ricordo dei frammenti sparsi del tempio di Zeus nella sublime Valle, quando il paesaggio era memoria, armonia tra natura e storia”, dice il professore Leandro Janni, presidente di Italia Nostra Sicilia.
L’esperto scientifico del progetto, l’architetto Alessandro Carlino, ricorda Janni, “ha spiegato che si tratta di ‘un’esposizione temporanea come fosse una vetrina; e poi è un progetto reversibile’. Non è la prima volta che singolari sperimentazioni espositive vengono realizzate nel Parco: nel 2011 la collocazione della grande scultura bronzea ‘Icaro caduto’ di Igor Mitoraj, un’irruzione impropria e priva di collegamento storico con il contesto. Persino il compianto Sebastiano Tusa, nel 2018, da assessore regionale dei Beni culturali, autorizzò un’invasiva e cacofonica mostra d’arte contemporanea nella Valle dei Templi di Agrigento: ‘Jan Fabre, Ecstasy & Oracles'”.
“Insomma: taluni – conclude Janni – a cominciare dai suoi direttori, ritengono che le mirabilissime vestigia del Parco e il superbo, rigoglioso paesaggio che si affaccia sul mar Mediterraneo non siano sufficienti per attrarre turisti e visitatori. E dunque si ricorre a tali ‘protesi espositive’ che, a nostro parere, nulla aggiungono alla sublime, straordinaria bellezza del Parco. Semmai, la infrangono e la offendono. Ma i tempi che stiamo attraversando e i protagonisti sulla scena questi sono”.
Nella foto: il Telamone rialzato
Ansa
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