“No all’aeroporto di Malpensa intitolato a Silvio Berlusconi”, come è stato proposto nei giorni scorsi, perché “l’aeroporto di Malpensa è la porta della Lombardia al mondo, è il crocevia per milioni di viaggiatori e di centinaia di nazionalità, è un orgoglio italiano: non può essere intitolato ad una figura così divisiva e controversa”.

E’ la petizione (da ieri raccolte circa 25mila firme sulla piattaforma Change.org, ma a quanto pare non è l’unica organizzata negli ultini due giorni) indetta da Gd Lombardia (“associazione di donne della sinistra che lottano per una Lombardia più giusta, verde e accogliente”) per evitare che l’aeroporto milanese venga intitolato all’ex presidente del Consiglio. La raccolta di firme è indirizzata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini.

“Riteniamo che un luogo così significativo e rappresentativo per il nostro paese – scrive Gd Lombardia – debba essere intitolato a una figura che incarni valori di onestà, integrità e servizio alla comunità. Silvio Berlusconi non rispecchia questi valori, come dimostrato dalle numerose condanne penali ricevute nel corso degli anni”.

“Di seguito – scrivono le donne di Gd Lombardia -, ricordiamo i principali crimini per cui Silvio Berlusconi è stato condannato:

Frode Fiscale: Nel 2013, Silvio Berlusconi è stato condannato definitivamente a quattro anni di reclusione (ridotti a uno grazie all’indulto) per frode fiscale nel caso Mediaset. Questo crimine ha comportato una significativa evasione di tasse, privando lo Stato di risorse fondamentali”.

“Caso Ruby: Sebbene la condanna iniziale per concussione e prostituzione minorile nel caso Ruby sia stata successivamente annullata, le vicende emerse durante il processo hanno sollevato serie preoccupazioni etiche e morali riguardo al comportamento di Berlusconi”.

(Nell’articolo a parte, pubblicato in calce – tratto dall’Ansa di oggi  – il curriculum processuale di Silvio Berlusconi).

“Intitolare l’Aeroporto di Malpensa – dicono le sottoscrittrici – a una persona che ha trasformato la politica italiana in un programma televisivo, non rappresenta noi, la nostra generazione e quelle che hanno vissuto gli effetti dei suoi governi sulla loro pelle. Non si può intitolare un aeroporto all’uomo che diceva: ‘Meglio essere appassionati delle belle ragazze che gay’. Non si può intitolare un aeroporto  – seguitano -all’uomo che, sulla guerra in Ucraina, tifava per ‘deporre il governo di Zelensky’ e giustificava l’invasione della Russia di Putin. Non si può intitolare un aeroporto all’uomo che diceva: ‘Una donna che va con un ne**o mi fa schifo”.

“Invitiamo le cittadine e i cittadini – conclude la lettera inviata a Meloni e Salvini – a firmare questa petizione per opporci a questa decisione e per chiedere che l’Aeroporto di Malpensa venga intitolato ad una figura che rappresenti al meglio i valori giusti della nostra società, come quello di Palermo a Falcone e Borsellino, quello di Roma a Leonardo Da Vinci e tanti altri”.

Silvio Berlusconi. Sopra: l’aeroporto milanese di Malpensa 

BERLUSCONI, LA LUNGA STORIA GIUDIZIARIA. Quello che segue, l’articolo dell’Ansa di oggi che spiega la lunga storia giudiziaria di Silvio Berlusconi: 

“Supera di gran lunga quota 30 il numero dei processi in cui Silvio Berlusconi è stato o è imputato. Processi, sparsi in tutta Italia, nei quali gli sono stati contestati reati che vanno dalla corruzione al concorso in strage, dal falso in bilancio alla concussione, fino al vilipendio all’ordine giudiziario e alla prostituzione minorile e che, eccetto uno in cui è stato condannato, si sono chiusi o con il non doversi procedere per prescrizione o con l’assoluzione. Oppure con un’archiviazione o il proscioglimento in fase di indagine o udienza preliminare.

Facendo un quadro della storia giudiziaria del leader di Forza Italia, cominciata prima della sua decisione di scendere in politica e poi proseguita anche quando ha rivestito ruoli pubblici, l’unica condanna diventata definitiva nel 2013 sono i 4 anni di carcere, 3 dei quali coperti da indulto, per la frode fiscale da 7,3 milioni di euro commessa con la compravendita dei diritti tv Mediaset quando era presidente del Consiglio. Condanna che lo ha costretto a chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali di 10 mesi e mezzo, al netto dello sconto per la liberazione anticipata, e lo ha portato alla decadenza da senatore per via della Legge Severino: la sua incandidabiltà è durata sei anni.

Gli altri processi invece hanno seguito altre strade: alcuni sono terminati con l’archiviazione o il proscioglimento già in fase di indagine preliminare, come è accaduto in quelli in cui il suo nome è stato accomunato alla mafia (escluso quello ancora in fase di indagine a Firenze) o nel caso Mediatrade. Oppure con l’assoluzione con formula dubitativa, come per uno degli episodi di corruzione contestati nel caso Sme/Ariosto, o con la prescrizione, complice sia la tecnica dilatoria usata dalla sua difesa o dalla difesa dei suoi coimputati, sia la concessione delle attenuanti generiche sia qualche norma come la ex Cirielli. Basti citare il procedimento ( prescritto) con al centro la vicenda dell’avvocato inglese David Mills da lui pagato per essere teste reticente davanti ai giudici che lo stavano giudicando nei processi per le ‘Tangenti alla Guardia di Finanza’ e ‘All Iberian’, caso quest’ultimo chiuso nel 1999 con un “non doversi procedere perché il reato è estinto per prescrizione” dichiarato in secondo grado. In primo grado il Cavaliere era stato condannato a 2 anni e 4 mesi per il finanziamento illecito al leader del Psi Bettino Craxi.

Ma sul curriculum giudiziario di Berlusconi sono intervenute anche amnistie che, per esempio, hanno cancellato un presunta appropriazione indebita per la vicenda della villa di Macherio.

I processi più odiosi per Silvio Berlusconi forse sono stati non tanto quelli sulla ipotizzata corruzione delle toghe o della compravendita dei senatori, ma quelli che hanno riguardato gli scandali sessuali, ossia quello ancora in corso per induzione a mentire nell’ambito del caso ‘Escort’ di Bari e il caso Ruby, con i suoi due filoni. E’ uscito con una assoluzione piena e definitiva dalle accuse di prostituzione minorile e concussione ed è stato scagionato anche nei processi di Siena e Roma in cui era accusato di aver pagato le sue giovani testimoni e alcuni dei suoi ospiti per raccontare ai giudici che quelle che erano andate in scena ad Arcore erano solo cene eleganti e non feste ‘osè’. Oggi, per quelle stesse accuse i giudici milanesi lo hanno ancora assolto, assieme a Ruby-Karima e a una schiera di ragazze, per una questione giuridica che ha cancellato qualsiasi giudizio nel merito e ha reso un reato impossibile da configurare”.

Redazione