Sebastiano Sanzarello, attuale sindaco di Mistretta (Messina), ex senatore, ex deputato europeo ed ex assessore regionale alla Sanità, come ha accolto la proposta lanciata dal nostro giornale di proporre Mistretta (ed il suo ampio territorio) come Patrimonio dell’Umanità?

“Con entusiasmo e speranza. Con lo spunto che voi avete dato con quell’articolo, ho abbondantemente riflettuto e ritengo che, se mettiamo insieme un team di proposta che sia autorevole, si possa iniziare un percorso che vada intrapreso”.

Con questa conversazione con il sindaco di Mistretta, L’Informazione comincia una serie di interviste sull’idea partita di recente dalle colonne di questo giornale e raccolta dalla locale Pro Loco con una raccolta di firme, tuttora in corso, sulla piattaforma change.org di inserire il comune messinese fra i siti dell’Unesco.    

Signor sindaco, ritiene che Mistretta possieda le potenzialità per raggiungere un traguardo del genere?

“Ho cercato di approfondire la materia, partendo da uno studio dei siti Unesco presenti in Italia e all’estero: non per forza bisogna avere il Colosseo o le piramidi per essere Patrimonio dell’Umanità. Ci sono realtà che per la loro identità possono partecipare per ottenere un riconoscimento di questo tipo. Certamente è importante che il team di proposta faccia emergere le peculiarità del territorio, i monumenti, il folklore, l’enogastronomia, la natura. Mistretta ha tutto questo. E possiede un patrimonio boschivo immenso (siamo il terzo comune, su 108 della provincia di Messina, a possedere il territorio più ampio), buona parte di proprietà comunale, che va valorizzato. Gradualmente stiamo migliorando i collegamenti stradali che finora ci hanno penalizzato. Quindi da una situazione di marginalità geografica, speriamo di diventare una centralità all’interno della Sicilia”.

Dopo la nostra proposta, ci è arrivata notizia che lei abbia mosso qualche passo, seppure in modo felpato e discreto. È vero?

“E’ vero. Ho avviato qualche interlocuzione presso determinate personalità che possano capire meglio come muovere i primi passi, la vostra idea non l’ho lasciata cadere nel vuoto e ho voluto prendere il testimone in corsa per iniziare un percorso che non si preannuncia breve. Bisogna iniziare insieme una strategia che coinvolga quante più persone possibili. Mistretta vanta di avere dato i natali a tante personalità in giro per l’Italia e per il mondo, che sono ben felici di far parte di un team di proposta. Se ci sappiamo proporre nel modo giusto, credo che non sia una aspirazione velleitaria”.

Come dovrebbe muoversi un’Amministrazione comunale per questa causa, cioè cosa dovrebbe fare, secondo lei, a breve, a media e a lunga scadenza?

“Nell’immediato bisogna cercare di individuare un gruppo di proposta diversificato e qualificato che abbia sfaccettature e interessi diversi”.

Poi?

“Presentare la città nel miglior modo possibile dal punto di vista dell’organizzazione dei servizi, della pulizia e dell’immagine”.

Quindi?

“Cercare di avere una progettualità sia su iniziative, sia su interventi e lavori da fare che ci possano mettere nelle condizioni di potere aspirare a fare questo tentativo”.

L’Amministrazione comunale ha mosso dei primi passi?

“Recentemente col bilancio municipale abbiamo programmato una campagna di scavo sul castello, dove esiste una stratificazione di tante civiltà, da quella saracena a quella fenicia. Mistretta da tremila anni si sviluppa su se stessa. Stiamo lavorando incessantemente sul ‘polmone verde’, sia all’interno della città, che all’esterno, con le pinete e i boschi; stiamo recuperando il vecchio carcere (un antico monastero francescano) che va restaurato e reso fruibile a scopi turistici, stiamo puntando sugli impianti sportivi, abbiamo partecipato al concorso per la Capitale italiana del libro, stiamo cercando di intensificare i rapporti con la Fiumara d’Arte di Antonio Presti (un immenso museo di arte contemporanea all’aperto che coinvolge tutto il territorio, ndr.)”.

E i servizi?

“Ci sono una serie di progetti come il miglioramento della circonvallazione e dell’approvvigionamento idrico (è stato dato un incarico di progettazione per un invaso artificiale), insomma stiamo cercando di creare le precondizioni di una ripartenza di questa città che negli ultimi decenni si è vista spogliare di tante istituzioni, dal Tribunale al carcere all’Ufficio della Agenzia delle entrate. Queste perdite hanno impoverito, non solo demograficamente, ma anche economicamente e socialmente la nostra città che oggi conta poco più di 4 mila 200 abitanti. Vogliamo ridare a Mistretta l’autorevolezza e il prestigio di un tempo”.

Anche l’ospedale ha subito un ridimensionamento.

“Sto cercando di occuparmi soprattutto di questa struttura che certamente non vive il periodo migliore, ma che però ha due punti di forza da cui ripartire: il rapporto con la Fondazione Maugeri di Pavia che ha fatto di Mistretta un punto di eccellenza della riabilitazione ed un centro regionale per la Sla, e il rapporto con l’ospedale Giglio di Cefalù che consente a Mistretta di realizzare degli interventi specialistici”.

Dal punto di vista turistico, Mistretta presenta due criticità, almeno agli occhi di chi viene da fuori: la cementificazione effettuata nei decenni passati nelle periferie (che a tratti interrompe la magia del meraviglioso centro storico) e il degrado del quartiere antico Casazza (un rione pieno di fascino, di storia e di suggestioni) che sta cadendo a pezzi: di recente, addirittura, alcune abitazioni sono state demolite. Cosa intende fare per risolvere questi problemi?

“La cementificazione delle periferie non è altro che la costruzione di case popolari o unità abitative realizzate dopo il terremoto del 1967: allora il centro storico fu pesantemente danneggiato, non era possibile ricostruire, le case erano piccole, inadeguate ad una esigenza di spazi che oggi è giusto che ci sia, quindi negli anni Settanta si fece la scelta di urbanizzare le campagne o le periferie. Quindi non è una cementificazione, ma una esigenza di creare spazi abitativi. Questo ha portato ad un abbandono degli immobili antichi: oggi ci ritroviamo un centro storico in parte fatiscente, in parte desertificato, che può essere ristrutturato e ripreso. E’ la nostra principale risorsa”.

E il quartiere Casazza?

“Stiamo lavorando sul recupero. Abbiamo individuato dieci unità abitative che pensiamo di destinare al turismo o alla residenza di artisti, in modo da ripopolare l’antico rione. Non solo. Stiamo pensando anche alle bellissime abitazioni ubicate ai piedi del castello”.

Recentemente, attraverso un articolo uscito sul Corriere della Sera, lei ha posto (o meglio, riproposto) all’attenzione nazionale la costruzione del carcere di “alta sicurezza” nei boschi di Mistretta su un terreno di dieci ettari, del valore di quindici  milioni di euro, che il Comune offrirebbe gratuitamente allo Stato. Se ne parla da quarant’anni. Un carcere da 500 o 600 detenuti, che fra guardie carcerarie, fornitori ed altro potrebbe migliorare l’incremento demografico e far crescere il Pil. Crede che questa idea possa essere compatibile con un nuovo progetto di sviluppo turistico?

“Ritengo che sia perfettamente compatibile. A Mistretta il carcere c’è stato per oltre un secolo e mezzo: la popolazione è abituata a convivere con questa istituzione, l’area destinata si trova in periferia, si pensa ad una struttura nella quale si possa fare attività lavorativa. Penso ad un grosso penitenziario (se necessita altra area, gliene possiamo dare ancora) con detenuti a fine pena. Io ho visitato, quando ero senatore, il carcere di Augusta e ho visto che all’interno c’è una grande attività lavorativa, una grande osmosi economico-produttiva con l’esterno, il Pil derivato dall’attività del carcere è una voce importante nell’economia di una città. Abbiamo perso diverse istituzioni, il rischio di un ulteriore crollo demografico è altissimo. E’ importante rimboccarsi le maniche”.

Luciano Mirone