Le recenti criticità causate dalla prepotenza di Putin,  hanno riesumato l’indecoroso progetto del rigassificatore in zona Kaos (luogo della casa di Luigi Pirandello) e dell’ingombrante gasdotto che (nell’interesse dei soliti noti) dovrebbe attraversare la Valle dei Templi di Agrigento. È bene ricordare che la Valle dei Templi è stata inserita nella World Heritage List dell’Unesco e che sono stati delimitati i confini del parco archeologico e della “buffer zone”: luogo dove i soliti noti con la loro usuale protervia pretendono, ancora adesso,di piazzare il “mostro”.

Una delle più significative aree archeologiche, paesaggistiche e ambientali del Paese (un immenso museo a cielo aperto), rischia di essere irrimediabilmente alterata nei suoi valori culturali, ecologici, paesaggistici e scientifici dalla pericolosa, orrenda azione speculativa finanziaria, posta in essere da  boiardi di stato con la complicità di noti facilitatori siciliani e non solo, di  Nuove Energie Enel (e del Comune di Porto Empedocle) per insediarvi un rigassificatore  e di Snam di collocare nella Valle dei Templi un invasivo, mastodontico, gasdotto di oltre due metri di diametro per 14 km , oggetto di ricorso.

Il Progetto del rigassificatore in Zona Kaòs e del gasdotto Snam Eni nella Valle dei Templi interessano “luoghi  sacri da millenni” di grandissimo pregio archeologico e naturalistico, tra cui nello specifico l’intera Area Archeologica della Valle dei Templi, il Parco Pirandello (sottoposto anch’esso a vincolo ambientale) e le dune di sabbia della costa agrigentina. Uno scempio di proporzioni gigantesche. Un vero e proprio delitto contro la bellezza!

Il Movimento per la Sostenibilità, per la difesa del territorio e per contrastare la collocazione del rigassificatore a ridosso della Valle dei Templi e alcune associazioni, come Italia Nostra, Legambiente, Wwf, Mareamico, Movimento Azzurro, Pro Loco San Leone, “Salviamo la Valle dei Templi”, Confimpresa Euromed, Medit, Confesercenti, con notevoli sforzi, anche di natura economica, si sono ulteriormente attivati per dire No all’indecoroso progetto, con ripetute azioni legali. E, recentemente, con il ricorso incardinato al Tar del Lazio, contro il DA n.45 del 13 settembre 2023, con il quale la Regione Sicilia, tramite l’assessore all’energia Di Mauro, ha concesso a Enel (e Snam) una proroga di 70 mesi per ultimare il progetto (le cui autorizzazioni sono tutte scadute e non rinnovabili) del rigassificatore, peraltro, mai iniziato.

Contro un tremendo progetto, che i soliti noti Enel e Snam (hanno tenuto in sonno per tanti anni giacché non hanno mai rinunciato al proposito di realizzare il mostro nonostante enormi costi di denaro pubblico) e che oggi, con il pretesto della crisi energetica, ne stanno approfittando  per tornare alla carica.

Il tutto ingiustificatamente (non è ammortizzabile, sarebbe infatti un ulteriore spreco) giacché è risaputo che esistano troppi fattori che avrebbero dovuto dissuadere i soliti noti dal perpetrare un danno incommensurabile all’umanità. A partire dal  tempo: un nemico difficile da sconfiggere giacché il gas entro il 2035 dovrebbe scomparire;  in ogni caso se si dovesse realizzare, entrerebbe in funzione tra 10 anni;  i rigassificatori presenti in Italia funzionano molto al di sotto della loro effettiva capacità;  non si giustificano gli impianti a terra in presenza di nuove tecniche di rigassificazione mediante avanzate navi gasiere che rigassificano a bordo; gli impianti di rigassificazione a terra sono  considerati dalla direttiva Seveso pericolosi in quanto “a rischio di incidenti rilevanti”.

Ma risulta davvero stravagante che la Valle dei Templi di Agrigento sia stata e sia oggetto di desiderio da parte di taluni Poteri  “amanti come certi nazisti dell’archeologia”. Infatti, perfino la Fiat negli anni Cinquanta, aveva definito un progetto esecutivo per costruire capannoni industriali nella Valle, nella piana di San Gregorio, sotto il tempio della Concordia.

Si deve ringraziare il coraggioso Soprintendente ai Beni culturali del tempo, Pietro Griffo, che ha mobilitato l’intellighenzia internazionale per scongiurare lo scempio. Al riguardo si rende necessario segnalare che a quel tempo i Soprintendenti erano statali e non dipendevano dalla Regione Siciliana, ma soprattutto non dipendevano dal presidente di turno. Ma va pure ricordato il valore della testimonianza di uomini di cultura espressa da significative sensibilità verso il bene comune e nessuna  paura di battersi contro i potentati.

Mentre ad opera di un destino crudele, ciò non è accaduto a Termini Imerese, dove quei capannoni (giustamente contestati da Griffo) furono  realizzati nell’area archeologica, la piana dove fu combattuta la famosa battaglia di Imera tra Romani e Cartaginesi: oggi deserto industriale.

Insomma, da qualunque parte la si consideri, questa vicenda e’ desolante.  Fa balenare l’idea che il conflitto tra profitto e salute sia una costante strutturale del vivere civile del Paese e che, alla evidenza che si tratta di un passo falso, deve aggiungersi il timore avvilente che la democrazia repubblicana stia perdendo la sua qualità essenziale: la trasparenza. 

A tale proposito, la piena chiarificazione di una “questione” aperta con le relative conseguenze rende urgente la richiesta di chi ha a cuore la qualità democratica della politica. Per evitare l’ignominia che ricadrebbe sugli italiani, qualora venisse realizzato l’indecoroso progetto a ridosso della Valle dei Templi.

A tale considerazione occorre aggiungere che questione politica è paradigmatica: infatti giustizia climatica e giustizia sociale non possono essere divise l’una dall’altra, è necessario dare alla crisi climatica una lettura che ne comprenda tutti gli effetti socioeconomici e le enormi ricadute sui beni culturali ed ambientali.

Sarebbe ora che, unitamente alla politica, l’Unesco  intervenga, perché sia definitivamente “cancellato”  l”ndecoroso e pericoloso progetto poiché, come recentemente ha affermato il Presidente Sergio Mattarella “la vita delle persone vale immensamente di più di ogni profitto, interesse o vantaggio produttivo”.

Alessio Lattuca