Due blocchi di pietra lavica. Due blocchi della stessa eruzione. Massiccio uno, poroso l’altro. Alti 2 metri e 40 centimetri. Uniti da un terzo blocco che fa da base per formare la metafora dell'”unità nella diversità”, una scultura che si presenta come “ambasciatrice di pace per tutta l’umanità”. Due figli della stessa madre, l’Etna, che li ha generati nello stesso momento. Due volti che si guardano e sembrano sorridere e parlare anche.
Nella mente dell’artista Nicola Dell’Erba, che questa opera l’ha plasmata donandole la sua anima impregnata di tanti concetti filosofici, forgiandola in un’unica scultura, i due blocchi possono rappresentare un ebreo e un palestinese, un russo e un ucraino, un bianco e un nero, l’uno di fronte all’altro, ma uniti, fra le betulle e il sentiero dei monti Sartorius, mentre fanno ritorno alla Madre che li ha partoriti, e ora, come “sentinelle di pace”, osservano il mare e la sommità della Montagna.
Questa filosofia ha spinto il Rotary Club Passport Mediterranee, insieme ad altri otto Rotary Club dell’Area Etnea, “a promuovere simbolicamente il processo di pace fra i popoli”, donando all’umanità la “Stele della Pace del Mediterraneo”, una installazione permanente che il 10 novembre 2024, alle ore 9, sarà inaugurata sull’Etna (sui monti Sartorius, come detto), Patrimonio Unesco dell’Umanità, a ricordare che “solo la pace, in tutte le sue declinazioni, è in grado di salvare l’umanità”.
“Una scultura – dice Nicola Dell’Erba – che si ispira all’uovo cosmico, simbolo del ‘mito cosmogonico’, concepito dalle civiltà antiche per raffigurare la creazione dell’Universo attraverso la luce che entra nei due blocchi e genera la vita”.
Concetti filosofici che stanno dietro al pensiero di questo artista brontese, che, per le sue sculture, si ispira ora a Platone, ora ad Aristotele, ora a Socrate, mentre adesso, per questa, è andato più a ritroso nel tempo, riportandosi al pensiero primordiale dei popoli della Mesopotamia, dell’India, dell’Egitto, della Grecia, quando dalla notte dei tempi (probabilmente già dal duemila avanti Cristo) si parlava di “uovo cosmico”, ovvero di nascita e di rinascita dell’anima.
“Un ‘ponte di pace’ – continua l’artista – raffigurato dall’unione di due materie, che unisce il Mediterraneo e tutti i popoli del pianeta in un’unica idea di felicità, di bene comune da costruire giorno per giorno attraverso il dialogo e la solidarietà”.
Ispirazioni che Dell’Erba ha trasmesso alla pietra e che dalla pietra, attraverso l’arte, saranno trasmesse al mondo da oltre tremila metri di altitudine, fra cielo e mare, con due “sentinelle” che lanceranno il loro messaggio di pace agli esseri umani di qualsiasi religione, di qualsiasi lingua, di qualsiasi pensiero.
Luciano Mirone
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