“Forse nel Cile di Pinochet o nell’Urss di Stalin vigeva più democrazia e diritto alla partecipazione alla vita politica di una comunità”. La comunità è Belpasso (Catania). Gli autori di questa denuncia: i consiglieri di minoranza che si oppongono al sindaco Carlo Caputo. Destinatario dell’attacco: il presidente del Consiglio comunale Andrea Magrì (stessa coalizione del sindaco) per il nuovo schema di regolamento portato oggi nell’apposita Commissione.

Uno schema giudicato dall’opposizione “antidemocratico”, perché “mira a ridurre il numero di interventi dei consiglieri e il tempo a loro disposizione”. Un progetto che, a parere dell’opposizione, “mira a privare, di fatto, la possibilità per il singolo consigliere di fungere da stimolo e controllo sull’esecutivo”, alias la Giunta comunale.

Secondo i consiglieri di minoranza Salvatore Licandri, Andrea Paparo, Stefano Toscano, Mario Pulvirenti, Max Parasiliti, Carmelo Carciotto, in rappresentanza dei gruppi consiliari Salvo Licandri Sindaco, Il Quadrifoglio, Forza Italia e Prima L’Italia, si tratta di un regolamento che “mira a porre in posizione subalterna il Consiglio rispetto all’organo esecutivo”.

Nella riga successiva ecco la stoccata nei confronti del presidente Magrì: “Che a proporre questa modifica sia proprio colui il quale dovrebbe tutelare la precipua funzione dell’istituzione risulta semplicemente aberrante”.

“Ci dichiariamo sin da adesso – afferma la minoranza – contrari a questa destrutturazione del regolamento e sin da adesso promettiamo una battaglia politica dura e senza esclusioni di colpi”, in quanto “da parte nostra c’è tutto l’intendimento di salvaguardare il Civico consesso da attacchi tesi a ridurne il peso e la funzione”.

“Interesseremo esperti di diritto amministrativo – insistono i consiglieri di opposizione – ove verificare se esistono profili di incostituzionalità o di forte compressione delle prerogative assegnate ai consiglieri, nel rispetto dei principi di democrazia e rappresentatività”.

“Coinvolgeremo – dicono – le associazioni cittadine, la cittadinanza attiva e quanti hanno a cuore l’istituzione che rappresenta un’intera comunità. Ci opporremo fermamente a qualsiasi tentativo di fermare il libero processo democratico della comunità belpassese e lo faremo con tutti i mezzi a nostra disposizione”.

Poi la citazione “dell’insuperabile Ezra Pound”: “Se un uomo non è disponibile a correre qualche rischio per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla o è lui che non vale nulla’ e noi siamo pronti a far valere le nostre idee e le ragioni dei tanti belpassesi che rifuggono dall’idea di vedere un Consiglio Comunale ridotto a mero passa carte dell’organo esecutivo”.

Fin qui la denuncia. Ma vediamo come si sono svolti i fatti, sempre secondo la visione del documento stilato dalla minoranza, che articola la ricostruzione in due parti.

La prima: “Il regolamento è arrivato in commissione senza la chiara espressione su chi fosse il proponente”. La seconda: “Il regolamento esiste a Belpasso sin dal 2010: mai nessuno aveva sentito il bisogno di stravolgerne i contenuti ma al massimo di emendarli”.

“Abbiamo dovuto impiegare diversi minuti – si spiega nella nota – per capire la proposta da quale organo provenisse. Forte è stato l’imbarazzo quando abbiamo appreso che addirittura il Presidente del Consiglio Comunale, organo a cui è demandata in via primaria la tutela del Consiglio e delle sue modalità di funzione, è stato colui che ha avvertito l’esigenza di mettere mano al regolamento stesso”.

“Noi da parte nostra – proseguono i consiglieri Licandri, Paparo, Toscano, Pulvirenti, Parasiliti e Carciotto – abbiamo già dato una prima lettura a quello che ad oggi, e speriamo vivamente per sempre, è un mero schema di regolamento e non il regolamento stesso e iniziamo preliminarmente a definirlo un utile espediente per annullare utilità, funzione e peso dell’istituzione del Consiglio Comunale”.

Nella foto: il municipio di Belpasso (Catania)

Redazione