Una denuncia sullo stato delle strade e delle autostrade siciliane, ridotte al rango di “trazzere”, che la giornalista e scrittrice palermitana Barbara Giangravè, residente a Palazzolo Acreide (Siracusa), sporge attraverso una lettera al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e al presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, per segnalare lo stato “di abbandono e di degrado” in cui versano queste arterie.

Due missive nelle quali Barbara Giangravè racconta anche lo stato d’animo che la pervade quando percorre i piccoli e lunghi tragitti (in quest’ultimo caso, per esempio, l’autostrada Palermo-Mazara del Vallo, 130 chilometri, totalmente sprovvista di stazioni di servizio) che deve fare soprattutto per ragioni di lavoro.

Questa la sintesi del suo documento:

“Egregio Ministro Salvini, egregio Presidente Schifani, cinque anni fa mi sono trasferita nel paese delle mie origini, Palazzolo Acreide. Sono una giornalista professionista e una scrittrice ma, da quando vivo qui, ho fatto di tutto pur di mantenermi: commessa, banconista, operaia, postina, panificatrice, operatrice di call center. Adesso lavoro come copywriter per un’azienda di Scicli, in provincia di Ragusa, ed è per questo motivo che le scrivo”.

“Voglio raccontarle cosa significa percorrere 40 chilometri nell’arco di un’ora. Cosa significa partire da casa un’ora e mezza prima dell’inizio della giornata di lavoro e tornare quando è buio pesto. Il tutto a mio rischio e pericolo. E devo ringraziare i miei attuali datori di lavoro perché, pur di avermi nella loro azienda e venire incontro alle mie esigenze, mi consentono di lavorare in smartworking con un computer portatile aziendale”.

“Ciò nonostante, due giorni a settimana, devo recarmi in sede a mio rischio e pericolo. Non c’è alcun collegamento autostradale, o quasi, tra la provincia di Siracusa e la provincia di Ragusa. E le strade che percorro sono delle provinciali e delle statali che sembrano state bombardate durante la Seconda guerra mondiale e dimenticate lì. Da Dio e dai Santi, si dice. Dimenticate dall’amministrazione e dalla politica, dico io”.

“Avrei potuto cercare chi, almeno sulla carta, è responsabile di pseudo collegamenti viari come la Strada Provinciale 90 o la Strada Statale 115… tanto per citarne un paio. Avrei potuto scrivere all’Anas per denunciare la discutibile gestione della E45”.

“Avrei potuto inondare di PEC tutta la Regione Siciliana, come ho già fatto in passato. Ma la verità, Presidente, è che sono stanca. Sono stanca di parlare al vento, sono stanca di passare sempre per la rompiscatole di turno, sono stanca di mettere nero su bianco su ciò che sanno già tutti, ma che non hanno il coraggio di denunciare pubblicamente”.

“Allora lo faccio io, egregio Ministro ed egregio Presidente, per l’ennesima volta. Ma oltre alla stanchezza, ho anche paura. Sì, ho paura perché sabato 8 febbraio dovrò recarmi a Castelvetrano, in provincia di Trapani, per la presentazione del mio libro e so che, da Palazzolo Acreide, dovrò mettermi in viaggio almeno quattro ore prima per arrivare a destinazione in tempo. Pensi che persino gli organizzatori hanno paura, tanto da avermi offerto alloggio per la notte tra l’8 e il 9 febbraio. Non vogliono che percorra la strada di ritorno al buio, perché rischierei davvero la vita. E per che cosa, poi?”.

Ancora, nel 2025, sento parlare di Ponte sullo Stretto di Messina. A cosa mi servirebbe raggiungere la Calabria, dalla Sicilia, in un quarto d’ora se poi impiego un’ora per percorrere i 40 chilometri di distanza che ci sono tra il Comune in cui sono domiciliata e quello in cui lavoro? A cosa mi servirebbero questi famigerati 15 minuti se per andare alla presentazione del libro devo trascorrere una notte fuori casa prima di fare rientro? A cosa mi servirebbe un’infrastruttura tanto avveniristica quanto inutile – almeno dal mio punto di vista – se mi occorrono almeno tre ore per tornare a Palermo, ogni tanto, partendo da Palazzolo Acreide?”

“Non sono domande retoriche le mie. Vorrei tanto che voi, o chi per voi, mi rispondesse. Ma, soprattutto, vorrei tanto non dovermi più vergognare della mia terra. Nella quale ho deciso di rimanere a vivere e lavorare dopo l’Università. Nonostante tutto. Nonostante tutti. Ma sono stanca e ho paura. E non so per quanto tempo, ancora, potrò resistere in queste condizioni”.

Nella foto: una strada siciliana

Redazione