Cara Sonia,
innanzitutto ti ringrazio per la risposta rapida che hai dato alla mia “lettera aperta”.
Spero che il mio intervento sia stato interpretato nel giusto modo, e cioè non come un attacco personale, ma come un parere del tutto democratico al dibattito che si è innescato sulle primarie del centrosinistra per il candidato a sindaco di Palermo.
Spero pure che la mia lettera non sia stata scambiata come uno sfogo “di parte”, causato dalla sconfitta alle primarie di Rita Borsellino, alla quale mi lega la stessa stima e lo stesso affetto che nutro per te.
Purtroppo nella tua risposta parli di “sillogismo da psichiatria politica”, solo perché si fanno degli accostamenti politici, oppure di “propaganda”, o ancor peggio, con chiaro riferimento al sottoscritto, scrivi che, “ancor più deludente, dal punto di vista umano, prima ancora che politico, è chi gli è andato stupidamente e squallidamente dietro”.
Mi dispiace che tu dica queste cose anche contro chi – in assoluta buonafede – formula un parere libero, a meno che non pensi che anche queste persone facciano parte di un fantomatico “clan”, solo perché sono in dissenso con certe scelte.
E spero che un giorno – quando il tempo avrà raffreddato il clima – si possa discutere serenamente delle nostre rispettive posizioni.
È in nome dei sentimenti di stima e di affetto che nutro per te, che avrei scritto a Rita le stesse cose, se avessi ritenuto dannose per il futuro della Sicilia le sue scelte politiche. Sai benissimo che il mio giudizio non dipende dall’appartenenza (non voto a Palermo, non ho tessere di partito, né dogmi da seguire, né icone da santificare), ma esclusivamente dai valori in cui credo e dai ragionamenti che faccio.
Andiamo a noi.
Il problema non è Fabrizio Ferrandelli, che sicuramente è una persona perbene, ma i registi di questa operazione, ovvero i sedicenti esponenti della “sinistra” Cracolici, Lumia e Cardinale, che sono anche i registi della sopravvivenza di Lombardo alla Regione. Per costoro il problema non è tanto la riproposizione al Comune di ciò che sta avvenendo a Palazzo dei Normanni, ma una eventuale vittoria della Borsellino, che avrebbe sconvolto i rapporti di forza presenti nel centrosinistra, non solo palermitano.
Tu dici: anche alcuni sostenitori di Rita stanno con Lombardo. E fai i nomi. È chiaro che i trasformisti di professione, soprattutto in Sicilia, riescono ad infilarsi perfino nella cruna di un ago, ma in casi del genere bisogna comprendere quali equilibri si creerebbero in caso di vittoria dell’uno o dell’altro schieramento, perché è dai rapporti di forza che dipende la linea politica di un partito o di una coalizione (non solo a Palermo, ma anche a Roma). Secondo me una linea politica imposta da Borsellino, da Orlando, da Di Pietro, da Vendola e da Bersani è una cosa, una linea politica imposta dai Lumia, dai Cracolici e dai Cardinale un’altra. Punti di vista personali, dunque opinabili.
Quel che è sicuro è che i personaggi appartenenti alla seconda schiera hanno preferito prendere le distanze dalla Borsellino e rimanere con Lombardo. Questo è un fatto, non un “sillogismo da psichiatria politica”. Possiamo chiederci il perché, o facciamo “propaganda”?
Ora, cara Sonia, stiamo parlando di Lombardo, non di un discutibile personaggio della “zona grigia”. Stiamo parlando di uno che risulta essere amico dei mafiosi, sul cui groppone, fino a poche settimane fa, pendeva l’accusa pesantissima – adesso tornata in discussione alla Procura di Catania – di concorso esterno in associazione mafiosa, di uno su cui la politica più intransigente non dovrebbe neanche discutere.
Non mi importa che Ferrandelli abbia dichiarato che non farà mai alleanze con il governatore, mi importa il segnale politico che viene lanciato da chi gli sta dietro.
Il senatore Lumia – certamente artefice di certe iniziative importanti contro Cosa nostra – non è consapevole del rischio di essere identificato con il governatore? Non è consapevole che un altro inciucio di cui è protagonista, quello col centrodestra di Termini Imerese (sua città natale), rischia di squalificarlo agli occhi di una Società civile che lo considerava un punto di riferimento? Non sa che un atteggiamento del genere produce sfiducia nell’elettorato e fornisce un alibi formidabile ai seguaci dei Dell’Utri, dei Berlusconi e dei Cosentino, che hanno gioco facile nel dire “sono tutti uguali”? Non sa che questa ambiguità distrugge la politica? Oppure, siccome hai fatto l’elenco degli errori di Claudio Fava, certi comportamenti sono giustificabili?
Chi fa politica sa perfettamente che determinati segnali vengono colti in modo estremamente semplificativo dall’elettorato.
Nella tua lettera parli Claudio Fava, anche lui, come te, colpito dolorosamente negli affetti, ed anche lui, come te, impegnato in prima persona nella lotta contro la mafia, ma ahimè, assente da diverso tempo dalla sua città, perfino in una vicenda scabrosa come il “Caso Catania”, quando tutti ci saremmo aspettati un intervento su certi magistrati risultati amici dei mafiosi. Non abbiamo sentito neanche una parola, e tu hai collegato giustamente questo “segnale” con i pochi consensi che ha ottenuto. Un nesso di causa e di effetto che hai colto perfettamente e che mi trova d’accordo.
Ora, Sonia, nella tua lettera hai fornito le tue spiegazioni e questo è sicuramente ammirevole, ma credo che non basti.
Una persona semplice come me, nei percorsi tortuosi della politica si perde, è portata a giudicare dai gesti, non da apprezzabilissime paginate di spiegazioni da cui peraltro, oltre alle tante note positive, si colgono lotte intestine, rancori, duelli all’ultimo sangue per una leadership.
Le persone semplici vanno al sodo: Palermo non è una città come le altre, ha bisogno di amministratori onesti e preparati, ma anche di simboli forti. È una città piagata dalla mafia e dalla cattiva amministrazione, dunque deve dare dei segnali chiari, a tutti, a Cosa nostra, ai cittadini e al Paese.
Sonia Alfano e Rita Borsellino sono due simboli e devono stare insieme a chi, assurto a simbolo anch’egli per il proprio impegno civile, in quella città ha lottato strenuamente in anni in cui i morti, eccellenti e non, si contavano a grappoli (si chiami Orlando o padre Garau, ti piaccia o no).
Onestamente non trovo nulla di male se Orlando ha espresso da tempo il desiderio di ricandidarsi. Palermo è la sua città, la ama in modo viscerale, la vuole cambiare, ha fatto delle lotte incredibili vivendo una vita blindata, da sindaco le ha ridato una dignità che aveva perso. Ce le siamo scordate queste cose o facciamo finta di averle dimenticate? Se molte cose sono cambiate nella nostra cultura antimafiosa, lo dobbiamo anche a lui. Ha il suo carattere, è accentratore, è solista, ma ha dei meriti grandissimi, e vorrei che venissero riconosciuti con onestà.
Perché Orlando non poteva candidarsi? Perché parli di “doppi giochi e di spregiudicatezza di Leoluca Orlando”? Perché nella tua lettera, in modo così disinvolto, lo accosti a un personaggio pesantemente discusso come Crisafulli?
Devo confessarti che resto letteralmente basito nel leggere su facebook commenti avvelenati, e anche volgari, da parte di gente che ti sta vicino, contro il sindaco della “Primavera palermitana”. Una coincidenza di cui sarai sicuramente all’oscuro, ma non mi è mai capitato di leggere o di sentire i collaboratori di Orlando – né tantomeno lui – usare un linguaggio del genere nei tuoi confronti.
Altrettanto onestamente devo dirti che ho trovato inopportuna la tua intervista a “Vanity fair”, in cui nel giugno scorso – sull’onda emotiva della vittoria di De Magistris a Napoli – dichiaravi di candidarti a sindaco di Palermo. Un atto d’amore per la tua città di adozione, certo, ma l’impressione che ne ho ricavato è stata quella di volere sbarrare la strada a Orlando, di cui conoscevi da tempo le intenzioni.
Ora, Sonia, io mi sarei aspettato una tua candidatura come sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto, la tua città, la città dove è stato ucciso tuo padre e dove è arrivato il momento di rompere un sistema vergognoso che governa dall’immediato dopoguerra. Quella sì, sarebbe stata una provocazione straordinaria. Invece no, dopo che hai contribuito in maniera determinante a far scricchiolare il sistema barcellonese, decidi di candidarti in una città non tua, anche a costo di scatenare una guerra interna. Risultato: non ti sei candidata tu, non si è candidato Orlando, Rita ha perso le primarie e tu – sicuramente in buonafede – ti sei schierata con i volponi del centrosinistra che volevano esattamente questo. Come strategia non c’è male.
Le persone semplici come me pensano che se per equivoci, per incomprensioni o per incompatibilità caratteriale, qualcuno fra te, Rita, Leoluca, padre Garau e tanti altri, rompe un’alleanza “sacra” come questa, è meglio che per una volta non si schieri, che salti un turno, che se ne stia al di sopra delle parti in attesa di tempi migliori. Insomma che voli alto. Ma non legittimi, seppure indirettamente, una politica becera come quella che si sta facendo alla Regione siciliana. Perché? Perché ha il dovere morale di tenere alto il nome che porta. Si chiami pure Gesù Cristo.
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