Vi è mai capitato di essere tacciati di “estremismo” anche se vi sentite assolutamente normali? Vi è mai capitato di notare che in altre città, persone miti, tranquille e autorevoli – che hanno il “torto” di lottare per una società migliore – vengono bollate allo stesso modo?
Devo confessare che la cosa, invece di farmi arrabbiare, mi fa sorridere; non perché la sottovaluti, ma perché considero l’estremismo una categoria talmente lontana dal mio modo di essere che non posso fare a meno di ridere. E però intanto – mentre rido – il venticello continua a soffiare, e si insinua.
“Estremista de che?”, direbbe Verdone. Malgrado gli sforzi compiuti, non sono riuscito a capirlo, anche perché il vero estremista, secondo me, è colui che porta alle estreme conseguenze i propri convincimenti, pur di farli prevalere.
Estremista è il terrorista. Estremista è il mafioso. Estremista è il politico che protegge il mafioso. Estremista è chi impone la sua religione. Estremista era Mussolini. Estremista era Hitler. Estremista era Stalin. Estremista è l’attentatore alle torri gemelle. Estremista è anche chi difende costoro “senza se e senza ma”.
L’estremista, in poche parole, è colui che, in nome di qualcuno o di qualcosa, ti impone la sua ideologia, rifiutando il dialogo.
Ideologia, non ideale, che è cosa ben diversa. L’ideologia è una forma dogmatica della religione, della politica, della filosofia, dell’economia. L’ideale è l’esaltazione dei valori universali come l’amore, il rispetto dell’individuo e della natura, la pace, la solidarietà, la tolleranza, la legalità…
L’estremista spesso coltiva l’ideologia, l’idealista coltiva l’intransigenza. Sovente queste parole vengono confuse ad arte: l’intransigenza viene vista come estremismo, l’ideale viene scambiato per ideologia. Sono concetti completamente diversi, eppure si cade in questo errore. Per caso? Vediamo.
Intanto chiariamo che si può essere intransigenti senza essere estremisti, ma si può (anzi, si “deve”) lottare contro ogni forma di estremismo con l’intransigenza. Perché? Perché l’estremismo porta al disfacimento di una società, mentre l’intransigenza porta alla costruzione della libertà e del progresso.
Ora, accade che il venticello dell’”estremismo”, si levi, guarda caso, dopo un mio articolo o un mio libro sulla mafia o sulla corruzione. Ma si alza anche quando decido di impegnarmi in politica (cosa avvenuta nel lontano 1993, quando mi candidai al Consiglio comunale di Belpasso con la “Rete”; ed oggi che mi candido a sindaco senza tessera di partito). Senza questo disastro in cui certa politica “estremista” ci ha portati – giuro! – non avrei mai deciso di fare un passo del genere.
E intanto, mentre fai progetti, mentre parli con la gente, mentre organizzi incontri pubblici, alle tue spalle quel venticello continua a soffiare… E’-una-brava-persona-Però…
C’è sempre un “però” nella vita di chi decide di lottare contro un sistema corrotto. Giuseppe Fava era un grande giornalista? Sì-certo-però-era-un-femminaro. Aldo Moro era un uomo di Stato? Sì-certo-però-era-alleato-coi-comunisti. Giacomo Matteotti lottava per la libertà? Sì-certo-però-era-antifascista.
Il venticello è proprio quel “però” che si insinua nei nostri cervelli e cammina, fino a trasformare quel “però” in altre parole che piano piano entrano nell’uso comune, “estremista”, “sovversivo”, “comunista”, senza che tu sei mai stato estremista, sovversivo e comunista. Sei soltanto una persona normale che con intransigenza lotta per certi ideali. Stop. E allora c’è da chiedersi: è da escludere che in una società nella quale la parola legalità è praticamente bandita, chi parla di questo valore viene etichettato?
Da cosa nasce tutto questo? Perché si addita l’oppositore?
Un fenomeno del genere nasce generalmente nelle società con un tasso molto alto di corruzione, di intolleranza, e di inconsapevolezza. In una società siffatta, perfino le parole vengono manipolate dal potere a proprio uso e consumo. Lo scopo è chiaro: demonizzare i portatori di legalità e di verità, e considerarli dei “nemici”. Un classico esempio di estremismo.
Berlusconi – con i suoi attacchi alla magistratura, con il suo “modus vivendi”, con il suo linguaggio spesso violento – è un “moderato” (come si definisce) o un “estremista”? Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, coinvolti in pesanti storie di mafia, sono “moderati” (come si definiscono) o “estremisti”? I leghisti sono “moderati” o “estremisti”? Certi partiti che candidano inquisiti, mafiosi o piduisti, sono “moderati” (perché magari si definiscono “di centro”) o “estremisti”? E chi si allea con loro come deve essere considerato?
Per me sono estremisti. Ma siccome costoro hanno il potere di manipolare, oltre alle parole, anche le coscienze, riescono perfino a rovesciare la realtà, al punto tra trasformare il bene in male e viceversa. Un messaggio del genere, in una società come la nostra, penetra nelle coscienze di milioni di persone e diventa cultura, con l’assoluto silenzio del Vaticano che non ritiene di pronunciare una parola forte su questa devastante deriva culturale.
Ecco allora che i Professionisti della mistificazione trovano gioco facile a far passare l’equazione “intransigenza uguale estremismo” e “ideale uguale ideologia”. Trovano gioco facile perché ci sarà sempre una fetta di società – che per ingenuità o per malafede – è pronta a crederci.
La verità – soprattutto quando c’è di mezzo la politica – spesso non è come appare, ma come vogliono farla apparire.
E allora, per capire meglio cosa voglio dire, bisogna osservare il “contesto” in cui si vive, cercando di comprendere se esso è intossicato da un sistema illegale, da un sistema clientelare, e da un sistema basato sui ricatti morali.
Domanda: era estremista Gesù Cristo o i mercanti che lui stesso con “intransigenza” scacciò dal tempio? Era estremista Gesù Cristo (che predicava l’amore) o la folla che gridava di salvare l’assassino Barabba? Era estremista Gesù Cristo o l’impero romano che basava la sua forza sulla guerra?
Duemila anni fa l’estremista era Lui e “moderati” i suoi carnefici, perché Lui – con la forza dell’amore – stava rivoluzionando l’ordine costituito e l’impero romano non poteva consentire un sovvertimento di una cultura basata sulla violenza.
Oggi vediamo tutto sotto l’ottica della “rivoluzione cristiana”, ma a quel tempo tutto era visto sotto un’ottica pagana. Un’ottica che, tutto sommato, quando serve, viene applicata anche oggi.
Ma bisogna dirlo senza stancarsi: il vero amore è la verità, perché la verità è rivoluzionaria. Ecco perché – prima di noi – tanti altri portatori di verità sono stati considerati estremisti: Gesù Cristo e Gandhi, Nelson Mandela e Martin Luther King, Peppino Impastato e Piersanti Mattarella, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
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