Il segretario del Pd di Belpasso, Nunzio Distefano, si candida in Consiglio comunale col centrodestra di Alfio Papale, deputato regionale di Forza Italia ed ex sindaco della cittadina etnea, la cui base circa un mese fa ha designato come candidato alla carica di sindaco il medico Gregorio Guzzetta. La notizia è trapelata ieri sera ed è stata confermata da fonti autorevoli del Partito democratico di Belpasso.
Dopo la candidatura dell’altro “pezzo da novanta” del Pd locale Tino Leotta – ex Pci ed ex assessore della giunta di sinistra guidata negli anni Novanta da Saro Spina – nell’altra ala del centrodestra rappresentata dal sindaco uscente Carlo Caputo e dal deputato regionale di Diventerà bellissima, Giuseppe Zitelli (con candidato alla poltrona di primo cittadino l’ex assessore Daniele Motta), ieri sera quest’altro colpo di scena. Che fa il paio con la notizia diffusa nel pomeriggio sulla mancata presentazione della lista del Partito democratico in Consiglio comunale per mancanza di sedici persone: “Nonostante l’impegno profuso dai più – scrive il segretario del Pd in una nota su fb – il Direttivo del Circolo ha dovuto prendere atto che sono venute meno le condizioni per presentare la lista del Pd e ringraziare chi si è speso fino all’ultimo per evitare quanto accaduto”. Peccato che questo comunicato – secondo quanto apprendiamo – sarebbe stato preceduto da giorni di trattative tra lo stesso Distefano e l’on. Papale.
Tre mosse che in un sol colpo cancellano un partito che a Belpasso soffre da tempo di una gravissima crisi di identità, la stessa che ha colpito il Pd nazionale targato Renzi. E’ interessante seguire le dinamiche che attraversano i Dem belpassesi per comprendere quel che accade allo stesso partito a livello nazionale. Storie di provincia? Può darsi. ma gli indizi portano a pensare il contrario.
Dopo quattro anni e mezzo di attacchi durissimi sferrati alla giunta Caputo (mai una parola contro Papale), il segretario del Pd, dichiaratosi “sempre di sinistra”, decide improvvisamente di passare dall’altra parte, sposando il progetto del centrodestra e ripetendo la mossa di cinque anni fa, quando, candidatosi in Consiglio comunale con una lista civica che sosteneva Gregorio Guzzetta (oggi nuovamente aspirante alla poltrona di sindaco), al ballottaggio si schierò col candidato di Forza Italia, Santo Pulvirenti – espressione di Alfio Papale e del senatore di Bronte, Pino Firrarello – che lo designò vice sindaco in caso di vittoria.
La vittoria non arriva e Distefano torna alla “casa madre” dl Pd, trovando un partito a pezzi per le lotte intestine che nel corso degli anni ne hanno devastato le fondamenta. Si candida come segretario e riesce a spuntarla per un solo voto. La vittoria viene contestata dall’altra parte del partito capeggiata dal farmacista Giuseppe Aiello – anche lui, oggi, schierato col centrodestra caputiano – personaggio noto per una serie di operazioni discutibili che in passato hanno attirano perfino l’attenzione della stampa nazionale.
La corrente “aielliana” del Pd contesta la regolarità dell’elezione: la vicenda finisce davanti agli organi provinciali che danno ragione a Distefano. Il quale, dopo una dura battaglia interna, riesce ad avere la meglio prendendosi in mano il partito ed estromettendo l’altra componente che frattanto si avvicina a Caputo, dal quale, in verità, non si era mai allontanata.
Per rispondere alle accuse di trasformismo che gli piovono da più parti, Distefano si affretta a pubblicare sul profilo facebook del Pd di Belpasso una foto di alcuni anni prima, quando assieme ad altri rappresentanti del partito, viene ritratto su un palco assieme a Massimo D’Alema, allora segretario nazionale dei Dem. Da allora fa un’opposizione durissima a Caputo, contro il quale presenta circa 220 esposti.
Ieri il fulmine a ciel sereno preceduto da un post durissimo. Distefano parla a chiare lettere di “pugnalate alle spalle” e di “fuoco amico”, spiegando che a Belpasso “la Politica è ostaggio di potentati economici e gruppi di potere più o meno mascherati, che vanno all’arrembaggio del Comune senza badare a intrighi, colpi bassi, promesse, pressioni, ingenti risorse economiche e spese che non sono giustificate dal livello della contesa”.
“Il Pd di Belpasso – seguita Distefano – nonostante un duro e serio lavoro di contrasto alla risaputa malammistrazione, rischia di restare stritolato nel meccanismo infernale in atto”. A chi si riferisce il segretario non si sa. “Il rischio – prosegue – è quello di consegnare questa città per altri cinque anni a un grumo di potere arrogante e vendicativo, che porterà il Comune al definitivo collasso economico, continuando ad avvelenare, negandolo, il normale confronto politico”.
Chiarissimo il riferimento all’Amministrazione Caputo, con la quale l’ex comunista Tino Leotta, nel frattempo, decide di schierarsi candidandosi con una lista a sostegno dell’aspirante sindaco Motta. Secondo fonti interne l’operazione riceve il benestare perfino dell’ex sindaco Saro Spina che intanto ritira la sua candidatura in Consiglio comunale col Pd, seguito dall’altro ex comunista Franco Drago.
È la disfatta. Non solo del Pd, ma dell’intera sinistra belpassese, dato che nei giorni precedenti la consigliera uscente Aurora Lipera del movimento “La direzione giusta” – stigmatizzata pubblicamente dallo stesso Distefano – si piazza nelle liste del trio Caputo-Zitelli-Motta.
La federazione del Pd catanese, pur essendo informata dei fatti, non prende iniziative, mentre qualche mese fa il deputato regionale dello stesso partito, Luca Sammartino – “mister 32mila voti” e “nuovo Vasa Vasa” della Sicilia (secondo il Sole 24 Ore) – nel giro di poche ore si incontra con i “caputiani” (coalizione formata da ex lombardiani, ex sinistrorsi, ex papaliani, ex firrarelliani, e perfino da qualche soggetto che qualche anno fa, in occasione del 25 aprile scrisse:”Partigiani tornate nelle fogne dalle quali venite. Il fascismo è stato il periodo più aureo della storia d’Italia”) e poi si reca nella sede del Pd di Belpasso.
Intanto un altro componente storico della sinistra locale, Armando Amico, dichiara su fb che quest’anno non parteciperà alle elezioni. Le polemiche sono al calor bianco. Altri due componenti del partito – il giovane Giuseppe Russo, anche lui candidato in Consiglio comunale, e l’ex sindaco Turi Leonardi – cercano di salvare il salvabile (ovvero la lista), ma il compito si rivela vano.
Anche a Russo – secondo altre voci – viene proposta una coalizione “alternativa”, ma lui decide di saltare un turno e di non candidarsi. Chi non resiste alle sirene papaliane è proprio il segretario Distefano, che adesso, come Leotta, spera nel voto dei suoi (ex) compagni per uno scranno in Consiglio comunale.
Luciano Mirone
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