Una storia paradigmatica, che racchiude la strage di Bologna, le trame nere, la P2, il caso Moro, il Golpe Borghese, i legami fra mafia, politica e servizi segreti deviati. Una storia che ne racchiude tante, con un nome e un cognome, Aldo Semerari, docente di psichiatria e criminologia alla “Sapienza” di Roma, stessa cattedra di Cesare Lombroso (fondatore dell’antropologia criminale); perito di parte di mafiosi e camorristi “di Stato” come Luciano Liggio e Raffaele Cutolo, e dell’ala più eversiva della Banda della Magliana.
Non un perito come tanti, ma un perito compiacente. Che confeziona relazioni ad uso e consumo dei boss per farli uscire dal carcere o per evitar loro delle lunghe detenzioni. Non un perito come tanti, ma un perito eversivo. Che legittima gli amici e delegittima i nemici con perizie false, e intesse legami con la criminalità organizzata per portare avanti quella strategia della tensione che negli anni Settanta ha il fine di “stabilizzare” (e non di destabilizzare, come si è sempre creduto), gli equilibri imposti dalla politica atlantica. Ed ecco allora le bombe, i delitti eccellenti, le Trattative, i ricatti, che hanno contrassegnato mezzo secolo di storia italiana.
Aldo Semerari è un pezzo di questa Storia. Un segmento di quel filo nero che tiene insieme le varie entità di quella strategia. Un filo che scorre parallelo a quello di un altro psichiatra di grande fama, quel Franco Ferracuti, piduista, nominato dall’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga a far parte del “Gabinetto di crisi” nei giorni del sequestro Moro.
Una storia raccontata in un libro, “La mente nera” (Sperling & Kupfer, 291 pagine ottimamente documentate), scritto da Corrado De Rosa, salernitano, psichiatra e “scrittore occasionale” (come si definisce ironicamente)l, con altri due volumi all’attivo: “I medici della camorra” (Castelvecchi) e “Mafia da legare” (Sperling & Kupfer).
“Da anni mi occupo dei rapporti tra psichiatria e poteri criminali – dice –. Ho raccontato l’utilizzo della follia in modo strumentale nei processi di camorra e di mafia. Aldo Semerari era un grande criminologo, uno psichiatra molto famoso ed eclettico. Un uomo-cerniera che si muove in modo ambiguo tra poteri legali e poteri illegali. Abitava in una casa dove c’era un letto sovrastato da una svastica gigante, cimeli nazisti dappertutto, dei dobermann ai quali impartiva ordini in tedesco. Quando i boss della Banda della Magliana entrano in quell’appartamento restano esterrefatti: ’Questo è pazzo”.
Una mente che sta dietro a molte trame italiane?
“Il suo nome compare nelle carte dei processi più inquietanti della storia d’Italia: viene arrestato subito dopo la strage di Bologna (2 agosto 1980, 85 morti, 200 feriti), ricorre nelle carte del processo su Ustica e in quelle sull’omicidio del giudice Mario Amato. E poi ancora lo troviamo nel Piano Solo, nel Golpe Borghese, nel delitto Pecorelli e in molto altro”.
Praticamente compare dappertutto.
“Si, ma esce pulito da ogni storia. In alcune vicende è tirato dentro in maniera strumentale, e forse in altre (come nel processo sulla strage di Bologna) ci sono delle convergenze d’interessi che riescono a tenerlo a galla”.
Quali sono i rapporti fra Semerari e la politica?
“All’inizio è un militante stalinista. Gira col colbacco e quando chiede di partire per la Cecoslovacchia, il Pci chiede informazioni su di lui. Dicono che sia un facinoroso, alla fine non parte. Si allontana dall’estrema sinistra e si avvicina all’estrema destra, quella che organizza delle campagne inquietanti, di bombe”.
Qual è il rapporto fra Semerari e il potere ufficiale?
“Negli interrogatori il criminologo ha sempre detto di essere iscritto al Msi, fedele alla linea del segretario Giorgio Almirante. Non ha legami stretti con la Democrazia cristiana. I rapporti con la Dc nascono indirettamente, quando viene sequestrato l’assessore campano Ciro Cirillo, grande elettore dell’ex ministro Antonio Gava”.
Che succede in quel momento?
“L’Unità pubblica una serie di articoli che ufficializzano la Trattativa fra la Camorra di Raffaele Cutolo, la Democrazia cristiana, i servizi segreti e la P2 per la liberazione di Cirillo. Sulla scrivania di Claudio Petruccioli (allora direttore dell’Unità) arriva un plico in cui, attraverso delle dichiarazioni estorte, il criminologo svela la contropartita data a Cutolo per fare liberare l’assessore campano: perizie compiacenti, appalti del post terremoto, ingenti finanziamenti”.
Chi è in definitiva Aldo Semerari?
“Un burattino che crede di essere un burattinaio. Era legato alle logiche di Gelli, anche se negli elenchi della P2 non risulta. Gelli però dice che Semerari era iscritto alla sua loggia”.
Come viene ucciso?
“Dopo un sequestro durato tre giorni, fra il marzo e l’aprile dell’82, viene trovato con la testa mozzata sul sedile di una Fiat 128, il corpo incaprettato nel bagagliaio, in una strada centrale di Ottaviano, il paese di Raffaele Cutolo”.
Un simbolismo macabro, ma anche significativo.
“Un linguaggio che vuole dire che quella testa non deve parlare. Il movente ufficiale dell’omicidio dice che Semerari fa il doppio gioco con le perizie psichiatriche per Cutolo e per il suo nemico giurato Umberto Ammaturo (condannato per questo omicidio). In realtà il movente è debolissimo. I boss, in quel periodo, usano abitualmente gli stessi professionisti, anche se appartengono a clan diversi. Credo che Ammaturo abbia davvero tagliato la testa a Semerari, non perché lo psichiatra faceva le perizie per Cutolo, semplicemente per fare un piacere a qualcuno”.
Cioé?
“Semerari conosceva troppi segreti di Stato: dal sequestro Cirillo alla strage di Bologna, e per questo doveva morire”.
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