Si temono “brogli” elettorali e si cercano presidenti di seggio per un regolare svolgimento delle elezioni amministrative nella città di Catania, mentre arriva una “direttiva” che, secondo alcuni, potrebbe scompaginare gli equilibri politici. Tre notizie che rendono rovente la vigilia delle elezioni amministrative del 10 giugno nel capoluogo etneo.
I brogli. Li teme l’assessore comunale alla Cultura, Orazio Licandro, il quale attraverso un post scritto alle 14 di ieri si scaglia contro l’assessore regionale agli Enti locali, Bernardette Grasso, che nei giorni scorsi ha emanato una direttiva (ne parliamo meglio nelle righe successive) sulle operazioni di voto che sta creando non poche preoccupazioni nell’entourage del sindaco candidato Enzo Bianco: “L’assessore regionale si rende conto di precostituire inconsapevolmente condizioni favorevoli per i brogli?”, chiede Licandro. Una polemica durissima che si intreccia con il resto.
Le rinunce di diversi presidenti di seggio. Un numero non quantificabile che starebbe creando non poche difficoltà agli uffici comunali, impegnatissimi negli ultimi giorni in un’operazione di sostituzione che non si presenta facile. Ma siccome non vogliamo creare allarmismi, per adesso ci limitiamo a fornire l’“istantanea” di ieri mattina: uno stato di agitazione in certi settori del municipio colto e raccontato a questo giornale da chi si è presentato al Comune per sostituire i presidenti titolari.
La “direttiva”. È quella emanata nei giorni scorsi dall’assessora regionale agli Enti locali, Bernardette Grasso (in seguito ad una “disposizione nazionale”) che sta ponendo non pochi interrogativi in certi ambienti: “Consapevole delle difficoltà e dei disagi che comporta, sia agli operatori di seggio che agli elettori, la concentrazione delle votazioni in una sola giornata – si legge nel comunicato degli Enti locali – ho ritenuto opportuno diramare una direttiva rivolta ai comuni per velocizzare le operazioni”.
E poi: “In armonia con le disposizioni nazionali – scrive Bernardette Grasso –, grazie agli approfondimenti fatti sulle vigenti procedura, abbiamo messo in atto degli accorgimenti che certamente scongiureranno le code ai seggi elettorali e miglioreranno l’efficienza delle strutture preposte allo svolgimento delle elezioni amministrative di giugno 2018”.
La “direttiva” ha lo scopo di dare la possibilità ai presidenti di seggio che dovessero ritenersi “stanchi” di chiudere le operazioni di scrutinio alle 3 del mattino, per riprenderle alle 9, mentre chi si sentirà di andare avanti a oltranza potrà farlo liberamente.
L’assessore comunale alla Cultura, Orazio Licandro, non ha perso tempo, si è messo alla tastiera ed ha aggiunto: “Pericolosa direttiva dell’Assessorato regionale agli enti locali che obbliga i presidenti di seggio a interrompere lo scrutinio alle 3 di notte, per riprenderlo l’indomani. Una decisione senza precedenti e contraria ai principi generali e persino al minimo buon senso”. Quindi la “bomba” finale sulle “condizioni favorevoli per i brogli”.
A prescindere dall’ipotesi paventata da Licandro, c’è da dire che dalla “direttiva” dell’assessora Grasso si deduce chiaramente che si temono ritardi di parecchie ore, ritardi attribuibili anche a dei presidenti non particolarmente esperti chiamati in extremis a rimpiazzare quelli che stanno rinunciando.
In questa vigilia particolarmente “calda” delle amministrative 2018, sembra di vedere il film delle ultime regionali, quando a Catania, su 330 presidenti di seggio nominati dalla Corte d’Appello, circa cento si dimisero alcuni giorni prima e furono sostituiti nel giro di poco tempo da gente alle prime armi. Col risultato di uno spoglio che si protrasse per parecchie ore portando il capoluogo etneo alla ribalta nazionale per questo singolare record.
Non sappiamo come finirà questa volta: c’è l’impressione che se non si correrà ai ripari per tempo potrebbe profilarsi una situazione simile. Così come è possibile che l’esperienza vissuta nello scorso novembre abbia indotto le autorità competenti ad organizzarsi adeguatamente per evitare problemi. Stando a quanto ci è stato riferito, non pare che la seconda ipotesi sia la più aderente al vero.
Le interpretazioni emerse dopo le defaillances registrate in occasione delle regionali dello scorso autunno sono sostanzialmente due. Secondo alcuni – soprattutto gli esponenti del M5S, che addirittura chiesero l’intervento dell’Osce per vigilare sul voto – alla base di quelle rinunce massicce ci sarebbero state le minacce della criminalità organizzata, ma secondo altri i motivi sarebbero stati molto più banali: una paga di 150 Euro per i presidenti, e di 120 per segretari e scrutatori, considerata troppo bassa per le responsabilità che l’operazione di voto comportava.
A maggior ragione per le comunali nelle quali – fra voto disgiunto, voto di genere, voto circoscrizionale, ecc. – il compito viene considerato più complesso, specie per i presidenti ai quali sono demandate le responsabilità di eventuali anomalie.
Per le elezioni catanesi il rimborso previsto è di 187 euro per i presidenti e 145 per scrutatori e segretari. Ma in una città con una disoccupazione da record, si profila anche il paradossale record delle rinunce.
Luciano Mirone
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